Arizona,  West Coast

L’Arizona dei Navajo, il popolo della Terra Rossa

Siamo nell’Arizona settentrionale, per intenderci la zona della Foresta Pietrificata e del Grand Canyon, il Parco Nazionale considerato una delle meraviglie naturali del mondo. Viaggiamo sulla strada direzione Cameron, che si trova al termine della Arizona State Route 64. Questo agglomerato di fabbricati non è un vero e proprio villaggio, gli americani lo chiamano census-designated place, un luogo senza un’amministrazione comunale, un pò come le nostre frazioni. Qui abitano più di 800 persone, legate da generazioni a questo territorio difficile e allo stesso tempo, magnifico. Abbiamo una camera con cena prenotata per la sera, quindi dobbiamo arrivare prima che faccia buio, scendendo verso la valle dove, terminata la foresta, il paesaggio si dipinge dei colori accesi del deserto.

Questa è una delle zone più incredibili dello Stato dell’Arizona, dove la roccia è rossa e conta mille sfumature che si intensificano all’orizzonte, mano a mano che la terra si fonde con il cielo. Si avvicina il tramonto, quando luci ed ombre sono più definite formando grandi disegni sula terra scura. Ho parlato a lungo con la nostra guida che ha vissuto diverso tempo con i nativi di questi luoghi. Mi ha raccontato che c’è stato un tempo in cui ha avuto bisogno di ritrovare se stesso e qui, tra questa gente, su questa terra, ci è riuscito grazie ad uno sciamano. Lungo la strada mi descrive usi e costumi che ha conosciuto, i suoi sono racconti di vita vera, narrati nel luogo dove sono avvenuti.

Mi ritengo molto fortunata che me ne faccia partecipe, lui non sa che io mi nutro di storie e in me ha trovato una delle migliori ascoltatrici che potesse mai desiderare.

Indice

Luoghi ancestrali nel deserto dipinto

Ci fermiamo sulla strada, in un piazzale di sosta come tanti incontrati fino ad ora, ma dove è possibile ammirare uno dei più stupefacenti panorami che io abbia mai visto. Sullo sfondo, in lontananza, si intravedono le gole del Grand Canyon colme di nebbia che lascia però libero il resto della valle. La roccia splende più che mai colpita dal sole basso del tramonto. In alcuni punti si colora di oro e abbaglia, come se sapesse che siamo lì per lei, ad ammirarla nella nostra piccola meraviglia e stupore. Le gole sono profonde, la guida mi impedisce di andare oltre lo steccato, perchè è pericoloso dice, dove non ci sono sentieri potrebbero esserci delle falde aperte nel terreno profonde anche diversi metri.

Posso solo ammirare da lontano tutta questa incredibile e selvaggia natura, che sta qui, all’apparenza immobile, da milioni di anni. Si percepisce che siamo in un luogo antico e posso solo immaginare quando qui non c’era nessuna strada, quando Madre Natura era la sola padrona di questa terra. Sulla piazzola c’è una baracca, ben tenuta e con una incredibile distesa di monili d’argento, vasi dipinti e tanto turchese. Una coppia di nativi ne è proprietaria, lui è disponibile e sorridente, un signore di una certa età che con tanta pazienza risponde alle mille domande di noi curiosi. Lo so, c’è scritto che non si possono fare foto, ma come faccio a non rubare qualche scatto qua e là, questo posto è fantastico. Poi ovviamente non ho resistito allo shopping di questo stupendo artigianato, dando il mio contributo ho ristabilito l’equità tra me e loro. Qualche acquisto in cambio di poche fotografie, credo di aver pareggiato i conti.

Arizona Navajo

Il popolo della Terra: i Navajo

I Navajo, conosciuti anche come Navaho, sono una forte e indipendente tribù di Nativi Americani, stanziato in una vasta area dell’Arizona settentrionale e in una parte dei territori dello Utah e del New Mexico. Le chiamerò tribù, perchè è il termine che più li descrive. Per “popolo” si intende, infatti, una società distinta e identificabile. Spesso questo termine viene utilizzato per indicare una nazione, ad esempio “il popolo francese”. All’interno di uno stesso paese però, possono convivere più popoli diversi, come nel caso della Gran Bretagna, dove Inglesi, Scozzesi e Gallesi esistono come popoli distinti. La popolazione mondiale è suddivisa in innumerevoli popoli e ognuno di essi ha caratteristiche proprie, dei segni distintivi quindi, indicatori dell’appartenenza. Tra le caratteristiche più evidenti ci sono lingua e identità comuni.

Ecco perchè voglio usare la parola “tribù” che indica un vero popolo distinto, che dipende dalla terra per il proprio sostentamento, o almeno una volta era così, quando i Navajo erano auto sufficienti in tutto e non integrati nella società nazionale. Un popolo tribale quindi, ancora oggi, in alcuni casi poco integrato, ma è forse così terribile non essere entrato a piedi pari nella globalizzazione? Un pò mi ci ritrovo, anche io sto alla larga da molti usi e consuetudini moderne e non mi ritengo ottusa nel pensarne con diffidenza.

Arizona Navajo

I Navajo sono oggi il gruppo etnico più numeroso tra tutti i Nativi Americani e appartengono al gruppo delle Nazioni Apache che intorno al 1500, provenienti dal nord, si stanziarono in un vasto territorio che si estende dall’Arizona al Texas occidentale, e dal Colorado al nord del Messico. Al tempo entrarono in conflitto con le popolazioni Pueblo che già vivevano in questi territori e ciò provocò scontri anche di importante entità. Come le tribù Apache, anche la tribù dei Navajo si staccarono dagli abitanti nativi dell’odierno Canada, per emigrare verso Sud-Ovest. La data presunta dell’arrivo dei Navajo nel territorio compreso tra i tre fiumi Rio Grande, San Juan e Colorado, è quella del 1050 d.C.

A differenza delle altre popolazioni amerindie, i Navajo non avevano una sola identità, ma erano organizzati in clan e in gruppi familiari estesi. Fondati su base matrilineare, dove gli uomini andavano a vivere presso la famiglia della sposa, ciascun gruppo si considerava una nazione a sé stante. La struttura sociale delle nazioni dei Navajo, organizzata in gruppi familiari estesi senza livelli di grado più alto, con la predisposizione alla guerra aperta e il ricorso alla razzia come attività economica, resero questo popolo un avversario difficile per i Coloni.

Per questo motivo, furono tra le ultime nazioni indigene ad arrendersi definitivamente agli Stati Uniti durante la Guerra di Secessione. Come gli Apache, i Navajo erano in origine un popolo nomade, che una volta arrivato a sud, integrava il suo sostentamento ottenuto con la caccia, anche con l’allevamento e l’agricoltura. Senza dimenticare il proprio passato guerriero, i Navajo erano soliti fare incursioni contro i Pueblo prima, e poi anche contro gli spagnoli. Considerato un popolo difficilmente soggiogabile e bellicoso vennero presi così di mira. Dopo essere stati deportati a sud durante la Guerra di Secessione e confinati per 5 anni nelle riserve del Nuovo Messico, furono liberati e attraverso un patto con gli Stati Uniti, nel 1868 ebbero i loro territori formando la Navajo Nation che tutt’ora esiste ed è attivissima. La Navajo Nation è una riserva con una superficie di 71.000 km² grande circa quanto l’Irlanda.

Il popolo dei Navajo conta oggi oltre 300.000 persone e costituisce il secondo gruppo etnico più numeroso fra i nativi americani dopo quello dei Cherokee. “.. la nazione rappresenta uno dei pochi esempi di conservazione di una forte identità amerindia all’interno della società statunitense. Pur mantenendo vivi i propri valori (lingua, cultura, tradizione), i Navajo si sono adattati al progresso nell’ultimo secolo organizzandosi in una struttura sociale autonoma moderna e integrata come nazione all’interno di una nazione.” così li descrive Giuseppe Caprotti, ricercatore.

Gli “originari” e la stregoneria

L’Arizona ospita grandi riserve di nativi, non solo Navajo, ma anche Apache e Hopi e tra loro vivono ancora oggi un considerevole numero di sciamani. Per diventare uomini di medicina, perchè è così che gli sciamani sono considerati, bisogna fare un lungo apprendistato e, in diversi casi, queste persone collaborano con il Servizio Statunitense di Salute Pubblica, poichè la loro efficacia nel risolvere casi di malattia ha dato risultati sorprendenti. Inoltre fanno parte del popolo nativo, le persone si fidano di loro, sono quindi più propense a farsi curare da qualcuno che appartiene alla propria gente. Non lontano da dove siamo c’è la cittadina di Sedona, abitata già dalla preistoria da diverse tribù, uno dei luoghi dove al giorno d’oggi, puoi vedere in azione un vero sciamano.

Pare che a Sedona e dintorni ci sia una forza intensa e viva della Terra dove, più che in altri posti, generi quelle che i nativi chiamano vortici di energia. A causa di queste intense spirali energetiche, ogni anno si ritrovano qui sciamani e guaritori, provenienti da tutto il mondo, per confrontarsi e praticare riti. Se si vuole intraprendere un viaggio nella stregoneria degli “originari”, la prima cosa da sapere è che sciamani non si diventa, ma si nasce. I guaritori sono uomini e donne che hanno ricevuto un dono, quello di “sentire” i cambiamenti, sia di altri esseri umani che della natura che li circonda. La veggenza, così la chiamano, può essergli stata tramandata dai loro antenati, oppure scoperta durante un sogno. Sta di fatto che chi ce l’ha se ne accorge, a causa delle visioni o dei messaggi mistici avuti attraverso i sogni.

Arizona Navajo

Gli uomini di medicina sono figure ricorrenti anche al giorno d’oggi nelle tribù di diversi continenti, considerati sempre leader spirituali oltre che guaritori tradizionali. La loro funzione principale è di assicurare l’aiuto del mondo degli spiriti a beneficio dell’intera comunità. Una sorta di mediatori tra gli umani e Wakan Tanka, il Grande Spirito come lo chiamano i Lakota. L’aiuto che vanno cercando può riguardare la guarigione, quindi risolvere malattie fisiche, mentali, o ristabilire l’armonia tra gruppi di umani o tra umani e natura. Questi “anziani” non sono solo uomini di medicina quindi, ma incarnano la sapienza e la stabilità vista come forza spirituale.

Come può non affascinare la figura di uno sciamano? Come non chiedere a lui, o a lei, un aiuto nel momento del bisogno, per ritrovare la strada, per uscire da una situazione che ha reso la tua mente confusa e persa. La mia guida lo sa bene, la saggezza di una di queste persone, tra mille sacrifici l’hanno condotto alla consapevolezza, salvandolo. Ed è stato per lui un privilegio, perchè i nativi non discutono mai di pratiche sciamaniche con i non-nativi. Non fanno pubblicità dei loro “doni”, ma li conservano gelosamente, tramandandoli spesso nella stessa famiglia, silenziosamente, da padre in figlio.

Arizona Navajo

I Navajo praticano ancora oggi una delle più misteriose forme di divinazione esistenti. Lo chiamano tremore delle mani, un metodo divinatorio che spesso viene utilizzato per la ricerca di oggetti o persone scomparse, nonché come pratica di guarigione. Pare che lo sciamano cada in uno stato simile alla trance perdendo il controllo delle mani, che si mettono a tremare. L’antropologo americano Clyde Kluckhohn ha studiato il fenomeno su una persona chiamata Gregorio che considerava questo dono, al di fuori del controllo della propria volontà. Alcuni visitatori della riserva hanno riferito il ritrovamento di oggetti di valore, di cavalli da sella e di una collana rubata.

Ma l’arte si estende anche alla cura delle malattie e i componenti della tribù consultano questi indovini quando fanno sogni premonitori angosciosi. Sono convinti che il solo fatto di riferire un brutto sogno all’indovino stesso consigli qualche cerimonia di scongiuro. Il legame tra il “tremore delle mani” e la rabdomanzia è evidente e in passato lo era ancora di più. Si ricorreva spesso infatti a questi indovini navajo per scoprire le fonti nascoste nel sottosuolo.” così si legge in un interessante articolo della rivista web Viaggionelmistero.it .

Arizona Navajo

Trovo molto interessante questa figura tra il mistico e l’esoterico, avrei tantissima voglia di approfondirlo visitando la città, ma sarà per un’altra volta. Nel frattempo mi chiedo il perchè la gente dice: “chi va a Sedona cambia la propria vita“. Torna guarito nello spirito. Sicuramente il potere ipnotico degli sciamani è forte, ma non credo sia merito di particolari magie occulte. Più mi guardo intorno e più sono convinta che chi fa veramente un incantesimo qui è questo immenso paesaggio che, con il suo respiro, cura l’anima solo a guardarlo. Ecco la vera magia degli sciamani: è la loro terra con i suoi colori e la sua perfezione che ti tocca le corde del profondo, liberandoti dai pensieri negativi e rigenerandoti donando così la pace ad ogni cuore.

Sono sempre più sicura che questo viaggio tra terre rosse e cieli blu, possa donare allo spettatore una pace che raramente potrà di nuovo provare. Sì perchè noi viaggiatori siamo in realtà spettatori di bellezza, diventiamo co-protagonisti della storia raccontata dalla Terra, da cui veniamo e a cui apparteniamo. Il valore che ha un vero viaggiatore è l’atteggiamento di scoperta e la capacità di leggere quanto lo circonda, in modo nuovo e reale. Il centro di tutto il viaggio sono le esperienze vissute sulla pelle, quelle che lasciando un ricordo, emozionano. Non è una foto panoramica che conta, un souvenir o un selfie, ma viaggiare deve essere prima di tutto un’esperienza intima, vera e ricca di valore, fatta di interazione con le persone e condivisione di momenti unici ed irripetibili. Momenti autentici, da portare con se, da vestire come un abito fatto di ricordi e cucito con le emozioni.

Articolo di Lara Uguccioni

Fonti e citazioni:
farwest.it
indianiamerica.it
wikipedia.org

viaggionelmistero.it

Navajo

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