
Viaggiando nel deserto. I colori dell’Arizona
Sei della mattina, esco dalla camera di motel nel bel mezzo del deserto rosso dell’Arizona. Ho passato la notte in un luogo iconico, il Cameron Trading Post aperto nel 1916 e affacciato sulle gole della Little Colorado River Gorge. Come spesso accade nei lodge americani, la sala da pranzo è separata dalle camere e quello che vedo mentre mi incammino verso le mie uova fritte e pane tostato, ha dell’incredibile. Il cielo è limpido, la notte è stata tranquilla e i colori dell’alba mi riempiono gli occhi, credo di non aver mai visto nulla di simile. Non so quanto tempo sono stata ferma lì ad osservare il deserto, ma ho scattato almeno una quarantina di fotografie senza esserne mai soddisfatta. La pellicola non ferma quell’attimo magico, l’immagine nell’obbiettivo non è mai tanto bella quanto la realtà.
Il pasto è stato abbondante e unto, la scelta non è contemplata e come si dice dalle mie parti, o mangi questa minestra o salti dalla finestra. Per non rimanere a stomaco vuoto, non sapendo quanto tempo sarebbe passato dal pasto successivo, ho mangiato anche il pane fritto nel burro. In pieno deserto bisogna accontentarsi ed avere stomaco e mente aperti. Non sono posti da schizzinosi, forse sarà per questo che mi piacciono così tanto. Dopo colazione faccio un giro nella tenuta del Cameron toccando la terra, annusandola, mettendo in tasca alcuni sassi per poi lasciare qualche moneta in cambio. Devo portare con me un pezzo di tutta questa straordinaria bellezza.
Sul fiume ad est

Siamo sul Little Colorado River, il motel è ovviamente gestito dai Navajo, proprietari della grande riserva dove ci troviamo. Il posto è veramente tranquillo, il silenzio della notte sul fiume è stato talmente forte che lo sentivo rimbombare nelle orecchie. Mi sono abituata velocemente però, complice il cielo sereno che mi ha tranquillizzato, dandomi la sensazione di dormire sotto una coperta magica, fatta di milioni e milioni di stelle.
La nostra camera è al piano superiore del blocco, affacciata sul fiume ad est. La sera appena arrivati è talmente buio che non ho notato il panorama, ma la mattina, nonostante l’aria fredda, ho aperto la porta-finestra e mi sono affacciata al balcone arredato con vecchie poltrone di vimini. Il Little Colorado River è lì ad aspettarmi, una nebbia sottile lo avvolge bassa, fino a ricoprire anche la valle. I colori del cielo sono quelli dell’alba, rosa, azzurro intenso, bianco luminoso a fare da contrasto al rosso mattone delle alture di pietra e dell’acqua torbida. Quello che passa per la testa in certi momenti sono i pensieri confusi ed affollati di chi si è appena svegliato, ma più spesso subentra la sana lucidità, che catapulta nel presente.

Arizona Little Colorado
Da quanto tempo è qui tutta questa meraviglia? La gente lo sa che ci sono parti del nostro pianeta di una bellezza talmente travolgente da togliere il fiato? Io non credo che l’umanità ne sia consapevole, sarebbe bene fermarsi a pensare o meglio, guardarsi intorno più spesso con gli occhi di quel fanciullino di cui parlava tanto il Pascoli. E’ la psiche primordiale dell’uomo che permette di scoprire l’intima essenza del mondo, forse c’è qualcuno che l’ha dimenticato, ma non io. Quel fanciullino c’è l’ho nella mente dalle scuole medie, da quando la suora ce ne ha parlato e ogni tanto lo penso e mi ritrovo in lui, in momenti come questo soprattutto. Su questo fiume denso vedo l’altra faccia dell’America, quella lontana dal tacchino ripieno, dai grattacieli impersonali e dai sudici fast food.
Qui la vita è scandita dai ritmi lenti della natura che non ha orologi, dall’orgoglio e dai riti ancestrali e meravigliosi dei suoi abitanti. Un pensiero mi passa per la testa mentre faccio una passeggiata, guardando il fiume tinto di un rosso caldo a causa della colorazione della terra. Un colore così intenso, quasi a ricordare il sangue versato dai nativi, così in simbiosi alla Madre Terra che però non ha saputo proteggerli. Fino a poco tempo fa venivano chiamati indiani, perchè è così che Cristoforo Colombo li denominò credendo di essere sbarcato nelle Indie Orientali. Peggio ancora oggi, che si usa la parola pellerossa, che però indica un rito ancestrale e magnifico, che non trovo affatto di connotazione negativa.

Arizona Little Colorado
Molte tribù si tingevano il viso con l’ocra rossa prima delle battaglie, io se fossi in loro mi farei chiamare pellerossa per dare contro alla finta inclusività degli ultimi anni, perchè andrei fiera di appartenere ad un popolo così antico e istintivo. Ma questi sono solo pensieri, dati dal turbinio di emozioni che mi provoca un luogo che mi ha pervaso appena l’ho visto, sensazione difficile da descrivere a parole. Ancora più emozionante perchè è una terra che cela, tra le viscere, antichi segreti che solo i suoi abitanti possono conoscere. Questa è la terra dei Navajo, quindi chiamiamo i popoli con il loro vero nome, senza usare aggettivi, ma cercando solo le velate sfumature che connettono il sangue a questo luogo sacro.
E’ comunque confortante pensare che gli spiriti non se ne sono mai andati, nuotano ancora nel fiume Colorado, raccolgono bacche dalle siepi, saltano sulle rocce, fatti dell’energia di tutte le cose che hanno vita e si rigenerano. Come se le anime si fossero tramutate in acqua e terra, vive, sempre in movimento a protezione della stirpe discendente, a difesa della Madre Terra che oggi è lei ad aver bisogno di aiuto. Posso sembrare pazza, ma su questo fiume c’è un’energia incredibile, e se questa terra viene ancora difesa strenuamente dai Navajo posso capirlo, è la loro eredità umana, un indiscutibile e assoluto diritto.
Il deserto rosso dei Navajo

Le terre rosse dell’Arizona sono una delle parti dell’America più belle che ho visto e vissuto. Hanno una storia millenaria, una magia impregnata nelle montagne ocra, che inzuppa ogni metro di terra e gocciola da ogni sperone di roccia viva. Mentre viaggi ti accorgi che le strade non hanno fine, guardi l’orizzonte e finalmente capisci cosa significa la parola sconfinato. I colori dell’alba lasciano il posto a quelli del mezzogiorno e tu, come forse non ti era mai successo, ti senti parte di questo luogo ancestrale, della terra e del cielo, dell’aria e dell’acqua. Gli elementi sono vivi intorno a te e tu sei un tutt’uno con loro e il popolo che qui vi abita. Questo è un viaggio mistico, che non consiglio a chiunque. Come diceva Edgar Allan Poe “viaggiare è come sognare, la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa“.
Ebbene vale la pena fare tutti questi chilometri per arrivare fino al deserto dei Navajo, se poi non si torna a casa conservando nella memoria il luogo da cui si è tornati? Chiamatemi estremista del viaggio, ma in posti primitivi come questi, è necessario fermarsi a pensare, guardarsi dentro ed essere sinceri con se stessi. Bisogna essere pronti a cambiare se è necessario, soprattutto se ciò che si vede dentro di noi non ci piace e questo è il posto giusto per poterlo fare. Io la vedo una fortuna, un privilegio non concesso a tutti, quindi parlo ora a chi qui ci è stato e a chi ci verrà: fate tesoro delle emozioni che provate, delle energie che vi avvolgeranno, delle esperienze che vi travolgeranno.

Arizona Little Colorado
Una forza primordiale, un legame con la natura. Qui non sei più un italiano degli anni 2000, non sei donna, non sei uomo, non c’è tempo e non c’è epoca. Una forza caotica si manifesta in luoghi come questo, dove le leggi della realtà sono state indebolite, dove qui tu sei energia pura e allo stesso tempo sei parte di essa. E sei felice di esserlo. L’Arizona è come il suo Colorado, un fiume rosso in piena che vi farà affogare, per poi riportarvi in superficie pronti a vivere una nuova vita. O almeno ve lo auguro, perchè vale la pena provarci.
Nella riserva

E’ mattina presto e sulla strada incontriamo alcuni insediamenti, di roulotte e case prefabbricate. Pare che dalle città molti pensionati vengano a vivere in queste zone, si spende poco, ma si ha anche poco. Come l’energia elettrica data dai generatori e l’acqua che si va a prendere in auto con le taniche. L’Arizona infatti è una delle parti più aride del Stati Uniti, non soltanto per la scarsità delle piogge, ma anche a causa dell’evaporazione che impedisce la formazione di falde acquifere. Molti si adattano a questa vita piuttosto estrema, sono luoghi al limite, le abitazioni sono case mobili anche piuttosto malandate e difficilmente arriva il segnale internet o della tv.
Nelle riserve, precisamente 23, vivono diverse tribù come gli Hopi e i Navajo, un quarto dello Stato dell’Arizona appartiene a loro. Le riserve, così come tutte quelle che si trovano sul territorio statunitense, sono un piccolo mondo ed è così che il viaggiatore le deve affrontare. E’ bene conoscere le abitudini e le regole che vi regnano, una tra tutte il fuso orario che nella riserva Navajo è diverso dal resto dell’Arizona. Da queste parti è meglio non fermarsi ovunque, la maggior parte della popolazione vive di turismo quindi gode di un moderato benessere, ma ci sono ancora alcuni luoghi dove l’alcolismo e la violenza sono di casa. Meglio sapere che da queste parti, tutti sono armati.

Arizona Little Colorado
Nonostante gli alcolici siano ufficialmente proibiti nei territori di molte riserve indiane, appena si varca il confine sono numerosi i negozi di liquori gestiti da bianchi, che guadagnano su questa piaga che pare insanabile. Fin dall’inizio del commercio di pellicce tra nativi ed europei, l’alcol ha portato morte e distruzione tra le comunità. 300 anni dopo, alcuni professionisti sanitari identificarono l’abuso di alcol come il primo fattore nei problemi sociali che generano violenza, rottura delle strutture familiari e morte prematura. E se questo non basta, nelle riserve sono legali i casinò, così il gioco d’azzardo legato all’alcolismo è diventato ormai uno “sport” abituale. Ovviamente non è così ovunque e fortunatamente nella riserva Navajo molto si salva, grazie al tanto lavoro che l’a terra’Arizona offre.
Per chi passa da queste parti, è bene ricordare, non smetterò mai di dirlo, che questa è la terra del popolo Navajo, di conseguenza, sono loro i padroni di casa. Hanno regole ed abitudini che noi ospiti dobbiamo rispettare, è bene informarsi prima anche nei Visitor Center dei Parchi. Sono luoghi di confine, ma per me che vengo dal Bel Paese, sono estremamente suggestivi e mi attraggono, mi spaventano e allo stesso tempo mi affascinano. Sembra di essere dentro uno dei tanti vecchi film western visti alla tv.

Arizona Little Colorado
L’Arizona è lo stato dei Parchi Nazionali tra i più belli d’America, come il Grant Canyon, la Monument Valley o l’Arches Park che danno lavoro a migliaia di persone. Il turismo è parte fondamentale sul territorio, hotel, casinò, bar e ristoranti, motel, tutto è gestito e di proprietà dei nativi americani, che almeno da queste parti, sono abituati allo “straniero”. E’ una grande fortuna questa per noi viaggiatori, perchè è parlando con loro che si vengono a conoscere le storie e le leggende di un popolo antichissimo e speciale. Basta guardarli, sui volti di uomini, donne e bambini sono dipinti i colori caldi di un’incredibile e magnifica terra: l’Arizona.
Articolo di Lara Uguccioni
DA SAPERE: Alcuni luoghi in queste terre sono pericolosi. Ogni volta che ci siamo fermati in una stazione di servizio o in un pit stop di ristoro, ho visto almeno un cartello MISSING. Sì, da queste parti la gente scompare e anche spesso! Non allontanatevi dai sentieri, non scordatevi di fare benzina, non fate selfie estremi, perchè è’ facile cadere in qualche calanco e sparire. Usate la testa…. curiosity killed the cat!
Arizona Little Colorado


2 Comments
uccio1954
Leggo sempre con molto gradimento le tue riflessioni su questa America che ti ha conquistato ed ha conquistato anche me. Ho apprezzato molto questo scritto su “i colori dell’Arizona” e mi sono trovato proiettato in esso.
Parole che affascinano e che aiutano a colmare la bellezza di questa terra assurda e rapitrice di emozioni. Anche chi non ha provato in prima persona questa esperienza penso possa vederne ed apprezzarne le magnificienze attraverso le tue parole. Continua a deliziarci con i tuoi diari di viaggio.
P.S. Peccato che l’articolo ” ed ora via verso Antelope Canyon” non sia disponibile (errore 404 page not found).
lara_uguccioni
Grazie Mario, gentilissimo! Scrivere per me, è un grande aiuto a tenermi in equilibrio in questo momento particolare. Posso viaggiare dalla costa est a quella ovest in pochi minuti, basta cambiare riga. E sì, se posso voglio far vivere tutte le mie esperienze anche a chi, in questi luoghi, non c’è mai stato, perchè leggendo si aprono sempre mondi fantastici e si vivono le avventure più spettacolari. Mentre per chi c’è stato è come un ripassare le proprie emozioni.
Hai ragione, il link dell’Antelope non funzionava, ma adesso ho risolto, te lo scrivo qui: https://lavaligiagialla.it/antelope-canyon-glen-canyon-dam/