Parchi Nazionali,  Utah,  West Coast

Arches Park la magia di un luogo ancestrale in Utah

E’ mattina presto quando partiamo da Moab direzione Arches National Park. Pochi chilometri per arrivare al Visitor Center, da dove entriamo. Noi abbiamo deciso di vedere il parco a piedi, ci piace camminare nella natura e fermarci a guardare fauna e flora del posto, ma per chi vuole visitarlo in auto, c’è una strada all’interno: la Arches Scenic Drive che percorre il Parco Nazionale per 30 km. Ci troviamo esattamente nel Colorado Plateau, un altopiano che si estende in 4 Stati tra Utah, Arizona, Nuovo Messico e Colorado ed ospita 9 Parchi Nazionali americani. L’altopiano è attraversato dal corso del fiume Colorado e dai suoi affluenti, tra i quali il Little Colorado. Questi fiumi dal corso particolarmente sinuoso, hanno scavato profondi e suggestivi canyons nelle rocce, alcuni visitabili, altri irraggiungibili.

Dalla cittadina di Moab è facile raggiungere l’Arches, dato che l’ingresso al parco si trova appena usciti dalla città e il Dead Hourse Point National Park, ingresso alle Canyonlands. Questi sono i luoghi di interesse più conosciuti, ma se avete tempo visitate anche il Capitol Reef NP, il Canyons of the Ancients National Monument e la Uncompahgre National Forest. Quest’ultima si trova in mezzo alle montagne quindi da visitare durante il foliage, deve essere spettacolare.

Ritrovare se stessi tra gli archi di pietra

E’ ottobre, siamo in bassa stagione, quindi la riserva non è affollata e abbiamo tutto il tempo di apprezzarla da ogni sua angolazione. Trovo che questo sia uno dei periodi più belli per venire qui, il sole è caldo e a metà mattina incomincia a salire alto, mentre il vento è pungente e serve un giubbotto ben chiuso per ripararsi. Siamo tra i 1200 e i 1700 metri sul livello del mare, il clima è perfetto, aria frizzante e sole vivo, così la camminata non risulterà faticosa. I colori del panorama dello Utah non stancano mai, le sfumature dell’ocra e del rosso incominciano ad essermi positivamente familiari e questo luogo dal paesaggio ancestrale, mi fa sentire bene.

Ci sono diversi sentieri, sia per chi ha voglia di fare giusto qualche chilometro, sia per chi ha più tempo e decide di affrontare 12 km e più. E’ facile scegliere quello che più si adatta alle nostre esigenze, entrambi valgono la pena di essere percorsi. Il Windows Trail sulla Windows Road è il percorso che abbiamo fatto Paolo ed io. Lungo poco più di 1 km e mezzo è una passeggiata che ti permette di fare belle foto e di godere tutto lo spettacolo, ma senza scarpinare troppo. E’ prezioso il tempo speso in questo luogo. Il silenzio della natura porta il pensiero umano in uno stato di estasi unico e perfetto. Non serve concentrarsi troppo, basta staccare la mente dai soliti problemi terreni, fare un bel respiro, guardare l’orizzonte fermandosi per un attimo tra i monoliti che si sono formati in questo punto della nostra meravigliosa Madre Terra.

L’arco chiamato North Window

Arches National Park Utah

L’emozione che si prova in luoghi antichi come questo, è così potente che può aiutare a guarire anche il cuore più malato e stanco. Consiglio a chiunque senta il bisogno di un cambiamento o di un aiuto, di andare in mezzo alla natura. Il contatto con la Terra è estremamente curativo, apre delle porte della nostra mente che neanche sapevamo di avere. E anche se non torneremo a casa con le risposte che cercavamo, sicuramente le nostre idee saranno più chiare e la strada da percorrere diventerà più luminosa. Mentre percorro queste stradine tra le rocce rosse, penso a quanto sarebbe stato bello poter vedere tutto questo di notte.

Se un giorno tornerò qui voglio farlo dopo il calare del sole, con la luna piena. I monoliti dell’Arches NP mi fanno venire in mente posti magici e misteriosi come Stonehenge o Brogdar. Sono consapevole che queste stupefacenti rocce sono dovute a qualcosa di terreno, a secoli di erosione, ma le loro forme perfette mi danno un senso di soprannaturale. Da queste parti si dice che in inverno, quando tutto è silenzio, si sentano dei suoni lontani. I Navajo dicono che sono le voci delle rocce che oggi, come allora, mutano aspetto creando forme sempre nuove. Infatti lo spettacolo della natura varia con il passare dei decenni. Alcuni archi cadono, altri si formano nuovi cambiando così continuamente questo splendido e incredibile paesaggio.

Arches National Park Utah

Arches National Park Utah

Lo Utah, così come l’Arizona è un paese ricco di sorprese, ogni luogo d’interesse naturale è a suo modo mistico e suggestivo. Gli archi sembrano parlare, forse è il vento che soffia tra le fenditure o forse sono io che sono suggestionabile, ma quando percorri queste terre sabbiose per migliaia di chilometri, capisci perchè gli indiani parlano di un Grande Spirito. Non serve concentrarsi tanto, basta fermarsi e voltare lo sguardo così che è facile sentirne la presenza, tutto intorno a te. Chiamato Wakan Tanka dai Sioux, Manitou dagli Algonchini, oppure Oki dagli Irokchesi, il Grande Spirito è l’incarnazione del divino in tutte le cose. Noi in Europa lo chiamiamo panenteismo, una componente della dottrina del filosofo greco Eraclito, secondo cui il divino è in tutte le cose ed è identico al mondo nella sua interezza.

Questa concezione porta a identificare quindi il divino con l’universo che ha in se tutte le cose, facendolo divenire inoltre il fuoco generatore e la realtà eterna. E’ incredibile e bellissimo come si trovino parallelismi tra popoli e culture così lontane tra loro. Ma c’è di più, il capo Dan Evehema, guida spirituale degli Hopi, così descrisse il Grande Spirito: « Per gli Hopi, il Grande Spirito è onnipotente. Egli ci ha insegnato come vivere, lavorare, dove andare e cosa mangiare; ci ha dato semi da piantare e coltivare. Ci ha dato una serie di tavole di pietra, nelle quali soffiò tutti i suoi insegnamenti, al fine di salvaguardare la sua terra e la vita. In quelle tavolette vi erano incisi istruzioni, profezie ed ammonimenti ».

Le tavolette di cui parla il capo Hopi non vi ricordano forse qualcosa?

Courthouse Towers panorama all’ingresso del parco

Mitakuye Oyasin, una preghiera Lakota

Prima di iniziare la splendida giornata che mi porterà all’Arches NP, la guida con cui ho preso ormai confidenza e con cui parlo spesso di argomenti piuttosto personali, mi da un biglietto da leggere. E’ una preghiera Lakota Sioux, intima, profonda e subito capisco perchè la consegna a me. Quell’uomo piccolo e meraviglioso esperto di credenze indiane, sa chi può apprezzarla e con quel suo foglietto stropicciato, mi apre il mondo spirituale degli indiani d’America. Le popolazioni native americane mi hanno sempre affascinato, ma mai mi sono fermata a pensare alle loro invocazioni, devote e antiche proprio come la stirpe a cui appartengono.

Ogni cosa è connessa alla sua vicina, Mitakuye Oyasin è il nome di questa semplice prechiera che vuole dire tutte le mie relazioni. Sono le prime parole in lingua originale Lakota che aprono l’emozionante messaggio scritto. Due semplici parole cariche di una forte energia. In inglese si traducono con we are all one, noi siamo un tutt’uno. Mai come ora questo è un concetto difficile da affrontare e da “digerire”. Pensare di essere collegati gli uni agli altri fa storcere il naso, focalizzati come siamo oggi sulla nostra individualità. Ma se ci fermiamo un attimo, abbandonando la frenesia della vita quotidiana, ci rilassiamo, svuotiamo la mente da pensieri inutili, possiamo incominciare a vedere ciò che esiste veramente.

preghiera indiana

Arches National Park Utah

In questo modo è facile accorgersi come il genere umano è un enorme cuore che batte all’unisono e come gli avvenimenti che accadono lontani chilometri, si riversano comunque anche su di noi. Siamo tutti interconnessi l’uno con l’altro biologicamente, con la Terra chimicamente e, di conseguenza, al resto dell’Universo. Questo concetto è affrontato da molte religioni, da diverse branchie della scienza e della medicina, da culti antichi e attualissimi. I Lakota credono che esista un’energia che rafforza non solo chi prega, ma recitando questa supplica, potrà essere salvato il pianeta intero.

Mitakuye Oyasin rappresenta tutto ciò che deve essere detto. È una preghiera d’onore, rispetto e amore per tutta l’umanità e per la Terra. È una preghiera che dice: “Desidero il bene e la pace per tutti. Non lascio fuori nessuno. Prego per tutti.” È un’invocazione che rimuove le barriere della religione e può essere recitata da chiunque e di qualsiasi fede. L’energia buona di questi precetti è la stessa che troverete all’Arches Nationa Park. E se siete un pò spirituali e aperti di vedute, senza preconcetto alcuno, ma pronti ad abbracciare tutto ciò che di buono c’è nella vita, vi consiglio di recitare questa preghiera sotto uno di questi archi ancestrali.

Le parole voleranno via con il vento e risuoneranno di armonia come dentro una cassa incantata, vibrando nell’universo. Così potrete realmente sentirvi connessi al tutto: la Natura, il Grande Spirito e voi.

Articolo di Lara Uguccioni

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Fabiana
1 anno fa

Insieme all’Antilope è il mio preferito tra i parchi Usa 🤩🤩🤩 ricordo ancora che meraviglia il trekking per vedere il tramonto all’arco, e poi il rientro sotto la luna… Un sogno ad occhi aperti!

Fabiana
1 anno fa
Rispondi a  lara_uguccioni

sì è stato magico!

Libera
Libera
1 anno fa

Ma che meraviglia! Questo paesaggio sembra appartenere ad un altro pianeta. Di sicuro è un luogo che vorrei visitare in un prossimo viaggio negli USA.

Arianna
1 anno fa

Sono stata ad Arches due volte ma effettivamente non mi ero soffermata su tale spiritualità, o meglio l’ho percepita di più alla Monument ad esempio ma non qui ma semplicemente perchè nona vevo una guida che mi invitasse a pensare. Intensa questa preghiera

Elisa Ruggieri
1 anno fa

Solo leggendo il tuo racconto e vedendo le foto viene voglia di saltare sul primo aereo, direzione Utah. Immagino che trovarsi davanti a tanta meraviglia sia davvero emozionante!

Eliana
1 anno fa

Il sogno di ogni geologo e di ogni naturalista come me è visitare i cayon degli State e ovviamente l’Arches non puo mancare nella lista!
Sono anni che vorrei addentrarmi nel profondo ovest e scoprire ogni giorno un canyon diverso per scattare fotografie incredibili e immortalare ricordi indelebili!

Erika Vitamintrip
1 anno fa

Posto meraviglioso, ma la poesia è la cosa che mi ha colpito maggiormente! Queste sono le piccole cose che mi fanno amare il mondo molto più di quelle grandi e plateali: siamo così diversi ma così simili, e c’è da imparare sempre qualcosa in viaggio! Veramente un articolo significativo!

Sara Bontempi
Sara Bontempi
1 anno fa

La magia delle tue foto e del tuo racconto mi fa venire voglia di prenndere un biglietto aereo solo andata e partire subito!

Veronica
1 anno fa

Hai proprio ragione che lo Utah riserva sempre sorprese e questo parco nazionale ne é un esempio! Che viaggio fanatstico avete fatto, ancora piú bello la gentilezza delle persone come la guida che ti ha lasciato la preghiera.

Annalisa Spinosa
1 anno fa

Noi organizzaimo sempre i viaggi medio lunghi ad ottobre, e tu con questo articolo mi hai dato un ottimo spunto. Sono sempre stata attratta da questi territori, spero solo che siano abbastanza interessanti anche per la mia bimba di nove anni.

ANTONELLA MARIA MAIOCCHI

Un luogo davvero molto spirituale al quale non avevo prestato la dovuta attenzione nella mia visita di alcuni anni fa concentrata soprattutto sulla bellezza della natura. E’ proprio vero che gli anni ci aiutano a conoscerci meglio e sono certa che se tornassi con la maturità di ora apprezzerei la possibilità di riflettere ascoltando la mia voce interiore

Bru
Bru
1 anno fa

Come sai sono una vera ignorante verso questo lato del mondo che ho visitato molto poco, ma nella mia mente a ragione o torto non saprei, la cosa che più vorrei vedere negli USA è proprio l’arches national park.
USA aspettami che prima o poi arrivo !

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