Nevada,  Parchi Nazionali,  West Coast

La terra ricamata della Valley of Fire in Nevada

Siamo in viaggio da ormai 20 giorni attraverso il west degli Stati Uniti, ma la stanchezza non si fa ancora sentire. Ci siamo innamorati di questo deserto, del panorama monocromo, delle distese infinite di roccia e sabbia che fanno sembrare il tempo come sospeso. Torniamo nel Mojave Desert, manca solo un’ora a Las Vegas, è pomeriggio e fa veramente caldo, ma il clima è secco e stranamente mi piace. Paolo ed io ci fermiamo al Visitor Center della Valley of Fire State Park per riposarci e bere un caffè, ma come al solito faccio tutt’altro: incomincio l’esplorazione dei dintorni. Pare che qui il clima da maggio a settembre sia desertico, 40/48 gradi di giorno, mentre la notte è fredda e la temperatura scende bruscamente fin verso lo 0. Ho letto diverse cose prima di partire e questo posto mi ha veramente incuriosito.

Sarà il suo nome, Valley of Fire, Valle di Fuoco o la storia lunga milioni di anni, ma trovo che questo luogo così brullo e apparentemente vuoto, sia incredibilmente poetico. E dire che il suo nome è stato dato nel 1920 da un tizio della motorizzazione americana che, passando da queste parti, si accorse come “prendevano fuoco” i monoliti di arenaria rossa toccati dai raggi del sole. Ma c’è qualcosa di più, infatti è proprio la storia, anzi la sua preistoria, a interessarmi.

Valley of Fire Nevada

La Valley of Fire è conosciuta in tutto il mondo per i 40.000 acri di affioramenti di arenaria azteca di colore rosso vivo incastonati nel calcare grigio e marrone chiaro. Questo State Park contiene antichi alberi pietrificati e incisioni rupestri risalenti a milioni di anni fa.  L’arenaria è del periodo giurassico, il residuo della sabbia lasciata dal vento dopo che i mari si sono prosciugati e la terra si è innalzata. L’uomo primitivo si trasferì nel Nevada meridionale già 11.000 anni fa, ne abbiamo prova dai ritrovamenti sulle rocce e nelle grotte.

Gli Anasazi, popolo nativo del nord America, sono arrivati fino qui lasciando innumerevoli segni: meravigliosi petroglifi disegnati sulle rocce circa 2500 anni fa. Queste incisioni si trovano in diversi punti del parco, la tribù viveva infatti nella vicina valle del Moapa. Le loro visite in questo luogo riguardavano probabilmente la caccia, la raccolta di cibo e le cerimonie religiose. Essendoci poca acqua in questa zona, ogni volta che venivano sicuramente non sostavano a lungo, ma abbastanza per fare centinaia di bellissime incisioni arrivate ai giorni nostri.

La loro civiltà fu seguita da quella Early Pueblo. I nativi Paiute vivevano invece in questa zona nel 1865, quando i mormoni si stabilirono nella vicina St. Thomas all’estremità meridionale della Moapa Valley. L’agricoltura, l’allevamento e l’estrazione mineraria si sono sviluppate nella regione lungo uno stretto corso d’acqua che ora non c’è più. Se la si ammira da lontano, la roccia sembra pelle di elefante, ruvida e intarsiata. Pare un pianeta rosso in miniatura, valli e montagne, fiumi e laghi si susseguono regalando vita a questo enorme deserto. Vista invece da vicino, l’intricata rete di crepe simile ad una miriade di profonde rughe, si trasforma in un ricamo, come creato da mani sapienti di chissà quale Dio.

Nella Valley of Fire hanno girato diversi film. Uno su tutti, Viva Las Vegas del 1963 con Elvis Presley. La scena della corsa tra queste strade desertiche è indimenticabile. Sempre qui sono state girate le inquadrature esterne del pianeta Marte in Total Recall, con Arnold Schwarzenegger , girate quasi totalmente nella Valley of Fire. Per gli amanti di Star Trek rivedrete, tra queste valli il pianeta Veridian III di Star Trek Generations nel film del 1994. La Silica Dome, cioè cupola di silice, sentiero utilizzato principalmente per escursioni, passeggiate, corsa e gite nella natura, è particolarmente importante per i fans della serie, essendo il luogo della morte e sepoltura del capitano Kirk.

La magia del deserto rosso

Cammino tra i sentieri limitrofi al centro visitatori, il pavimento ruvido e le pareti frastagliate contengono formazioni brillanti di arenaria erosa e dune di sabbia vecchie di oltre 150 milioni di anni. Ci sono 11 sentieri nello State Park, bellissimi e accessibili a tutti. I trail sono facili e ti portano a vedere paesaggi stupefacenti, e dire che questo parco non è uno dei più visitati, anzi, solitamente non è incluso nei viaggi guidati. Per chi decide di visitarlo, troverà poche persone, così da poter ascoltare il silenzio prima di arrivare nel caos della mitica Las Vegas.

Posti come questo fanno bene alla salute. Ho scelto questo viaggio proprio per toccare meno centri abitati e più natura e la realtà ha superato di gran lunga l’aspettativa. Le fotografie non rispecchiano mai realmente quello che l’occhio umano vede, neanche quando sono ritoccate a computer per dare effetti che non servono. La natura è molto più bella di una fotografia modificata con Photoshop e quando si vedono posti come questo, ci si accorge che la prima cosa che si ha voglia di fare, è ringraziare. Chi? Chi vuoi e come sempre, dopo aver fatto convulsamente 100 foto cercando l’angolazione migliore e la luce più giusta, mi sono fermata e seduta. Esausta ho ascoltato quel silenzio irreale.

Ho ringraziato di esserci, perchè questi posti tirano fuori il lato selvaggio anche dell’essere umano più inquadrato e diligentemente integrato nella società. Ritrovare la propria “natura selvaggia” è qualcosa che dovremmo fare tutti sistematicamente. Fa bene all’anima e di conseguenza, fa bene al corpo. Sono convinta che questi siano posti dove puoi guarire il tuo spirito, dove puoi ritrovare te stesso. Qui puoi essere solo, ma non sentirti solo mai. Intorno a te c’è una natura talmente viva che la percepisci come tua amica, come una sorella che ti fa compagnia e ti parla, ti consola e ti nutre. C’è qualcosa di magico in queste terre, non finirò mai di dirlo. Bisogna godere fino in fondo della meraviglia che scaturisce dalla natura, la gratitudine è infatti uno dei primi “comandamenti” che un viaggiatore deve sapere.

La fauna della Valle del Fuoco

Il momento migliore per fare escursioni nella Valley of Fire è la mattina presto, quando è possibile imbattersi negli animali selvatici. A me è capitato di vederne in pieno pomeriggio. Un incontro inaspettato con gli scoiattoli antilope che non avevano minimamente paura di noi e scorrazzano velocissimi rosicchiando di tutto. Sono esserini minuscoli, veloci e socievoli, meglio non dargli da mangiare, ci pensa la natura e se proprio hanno bisogno di qualcosa, ci sono i Rangers a sorvegliarli. Questo piccolo mammifero pesa circa 100 grammi e misura circa 15 pollici di lunghezza dalla testa alla coda. E’ originario del Nord America e si trova nelle regioni desertiche e nelle praterie.

Sono erbivori e si nutrono di semi, noci, bacche e frutta. L’Antelope Ground Squirrel ha uno spesso strato di pelliccia che lo protegge da condizioni meteorologiche estreme come il caldo e il freddo. La loro pelliccia li aiuta anche a mimetizzarsi quando si nascondono da predatori come rapaci, coyote, volpi e serpenti. Le quaglie sono particolarmente belle, coloratissime, con una piuma sulla testa sembrano piccoli pellerossa. Sono così particolari che ho voluto informarmi su di loro. Il nome completo è Quaglia di Gambel, diffuse negli Stati Uniti e nel Messico. Devono il loro nome allo scopritore, studioso di storia naturale che le catalogò come razza nel 1843. Hanno un berretto nero sulla testa e lunghe code che usano per tenersi in equilibrio mentre saltano sulle zampe corte e sulle dita dei piedi.

Antelope Squirrel – scoiattoli antilope

Valley of Fire Nevada

Quelli che ho fotografato qui sotto sono maschi, lo si vede dal colore rosso acceso della testa. Inoltre i maschi adulti hanno la fronte e la gola di colore nera, separate da una linea bianca a forma di U dal resto del corpo e da una linea orizzontale nella parte superiore del capo, che è di colore marrone vivo. Se ci si allontana dal centro visitatori di un chilometro è possibile vedere le Bighorn Sheep, cioè le capre chiamate Bighorn. Bisogna guardare verso l’alto per scorgerle, sulle alture, stanno arrampicate sui dirupi solitamente in piccoli branchi familiari.  Il bighorn del deserto vive in alcune parti del Nevada, California, Arizona e Utah. E’ un animale molto grande che pesa fino a 300 libbre e può raggiungere un’altezza di quattro piedi alla spalla. Le loro corna sono lunghe, a spirale e raggiungono fino a un metro e mezzo di lunghezza.

I coyote sono uno spettacolo comune nella Valley of Fire State Park, spesso visti di notte e al mattino presto, a caccia di cibo. Sono anche noti per essere attivi durante il giorno, specialmente durante i periodi di alte temperature quando non c’è molta ombra dove ripararsi. pare che frequentino soprattutto le aree pic-nic e i campeggi, dove c’è un pò di cibo da elemosinare.

Valley of Fire Nevada

Da sapere se si visita il parco:

  • il telefono e internet nel parco non funzionano. Trovate campo solo all’ingresso e al Visitor Center.
  • Prima di fare qualsiasi escursione passate al centro visitatori a prendere le mappe e a guardare la bacheca con le info della giornata.
  • In qualsiasi stagione, ma soprattutto in estate, portate con voi acqua e cibo. Nel parco non ci sono punti di ristoro a parte nel centro visitatori.
  • Il momento migliore per visitare questo posto è la primavera e l’autunno. Se ci vai in estate non ti avventurare da solo suoi sentieri con i bambini, fa troppo troppo caldo.
Elephant Rock – se la si guarda bene, la roccia al centro sembra un elefante.
Camminando dall’area del parcheggio lungo un sentiero parallelo alla strada per un breve tratto, l’Elephant si trova sulla tua destra, in alto sulle rocce sopra di te. E’ fantastico, vero?

Articolo di Lara Uguccioni

Valley of Fire Nevada

Fonti:
parks.nv.gov

thewhistlingoak.com



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Eliana
1 anno fa

Che luogo straordinario! Non lo conoscevo e se si combina geologia e archeologia allora sono in paradiso! Questo viaggio nell’Ovest degli USA ti ha portato a fare incredibili incontri e a scattare splendide fotografie! Davvero complimenti!

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