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Dead Horse Point tra set cinematografico e leggende Navajo

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Descrivere a parole questo luogo è complicato, però posso raccontarvi com’è andata. Arriviamo verso l’ora di pranzo sulla radura arida dell’area di sosta di uno dei punti panoramici delle Canyonlands, dal nome evocativo di Dead Horse Point, Punto del Cavallo Morto. Solito sole a picco, stesso deserto, ormai siamo abituati a tutto questo spazio che abbaglia anche gli occhi più ciechi. Sul selciato la terra è ocra, tanto fine che sembra mista a sabbia. Siamo a 1800 metri di altitudine e anche se il clima è desertico e incredibilmente caldo in estate, ora che è ottobre il vento è sferzante nell’aria secca autunnale del Colorado Plateau.

La persona che ci ha accompagnato fino qui ci saluta e ci lascia soli dicendo di proseguire, secondo lui ci sarà una sorpresa qualche centinaia di metri più avanti. Dobbiamo essere soli per apprezzarla dice, ma anche se ancora non capisco le sue parole, vedo già che questo è un buon posto per fare delle belle foto. Ribadisce che è bene proseguire soli, la sua presenza è superflua, anzi quasi scomoda: “Fermatevi qui per un pò, avete dei panini con voi quindi fate con calma e godetevi la vista”. Chissà cosa ci vuole dire, io per ora non vedo niente!

C’è poca gente in giro, il silenzio mette quasi soggezione, l’unica cosa che sento è il rumore del vento. Sono curiosa, la nostra guida è un uomo di una certa età, che ha vissuto le gioie e soprattutto i grandi dolori della vita e li porta tutti sul volto: se mi dice di andare avanti lo faccio, se mi dice che mi aspetta qualcosa di incredibile, gli credo. Passo sui massi, attraverso alcuni sentieri e davanti a me trovo qualcosa che mi lascia senza fiato. Arrivo all’estremità della rupe, sotto i miei piedi il vuoto. Solo natura, soltanto i colori degli immensi monoliti che tanto spesso ho visto sul piccolo schermo della tv di casa. Come una regressione nel passato mi sembra di essere in un luogo conosciuto e allo stesso tempo, estraneo. Dove giro lo sguardo vedo roccia viva che sembra guardarmi e mi sento in soggezione, come scoperta dentro.

Pranzo con vista sulle Canyonlands

Io mentre fotografo il Dead Horse Point

E’ strano, non c’è nessuno, ma io sento di non essere sola. Ogni cosa è immobile, ma allo stesso tempo vigile. Qui tutto è il contrario di tutto e io sono spaesata, ma solo per un attimo, fino a quando i miei occhi si abituano alla maestosità che ho davanti, ad una bellezza tale che non pensavo potesse esistere. Poi il silenzio. E il vento. Mi emoziono al pensiero, ho i ricordi vivi nella mia memoria e ancora adesso sento quel vento che mi soffia tra i capelli. Credo che in quell’esatto momento, il tempo si sia fermato per un pò. Paolo e io abbiamo parlato poco e niente per la prima mezz’ora, ipnotizzati dal panorama.

Ci siamo seduti sulle rocce vicino al bordo, ho tirato fuori i panini e mi sono detta che quegli istanti me li sarei dovuti imprimere nella mente per non dimenticare mai l’emozione, quella sensazione di libertà che mi sarebbe potuta servire un giorno. E così ho fatto. Quei panini sono stati i più buoni della mia vita e il Punto del cavallo Morto è diventato il posto più bello dove ho mai pranzato. Abbiamo mangiato in un silenzio religioso, poi ho ringraziato la Madre Terra per il cibo e ne ho lasciato un boccone in offerta.

Dead Horse Point

Vi chiederete perchè lascio offerte alla terra, ebbene il mio è un gesto simbolico che ho sempre fatto, atto a restituire alla natura ciò che mi ha donato. Mi viene spontaneo ogni qual volta sono in un luogo che sento sacro, può essere un bosco o una radura, o un posto proprio come questo, che ti afferra dentro, portando la tua anima al di fuori. Tante sono le religioni pagane che riconoscono, nel rito dell’offerta, lo scambio e l’interazione con il Grande Spirito, con la divinità, che in questo caso è la Madre Terra. Io sento mio questo riconoscimento e per il rispetto che ho nei confronti del pianeta, compio un gesto simbolico per ringraziarla.

Mi guardo intorno, annusando l’aria, assaporando l’attimo. Se sul point of view la terra è ocra, giù tra le mese, il colore dominante è il rosso carminio delle guglie, dei pinnacoli e delle pareti di queste strane montagne che sembrano tagliate da un gigante con una precisione millimetrica. Sotto di me, 600 metri più in basso, il fiume Colorado forma un ferro di cavallo in un enorme ed infinito canyon, formato dai monoliti chiamati mese: le rocce preistoriche tipiche del Dead Horse Point, “tagliate a coltello”.

Dead Horse Point

E’ uno spettacolo incredibile, maestoso. Ti senti piccolo? No, assolutamente. Tutto questo nutre e ti fa sentire un re. Carica, rigenera e l’energia che offrono le enormi montagne che ti circondano, è pura magia ed è tanta. La vastità di un luogo che porta la vista a più di 100 km di distanza, riesce a bloccare la mente, a rallentare i battiti del cuore. Accompagnati solo dal vento e dal silenzio, il respiro si adatta a quello di questi giganti immobili. Piano, piano, lentamente fino a quando rincominci a prendere fiato, espirando ed inspirando come se fosse la prima volta nella vita. Questa è una sensazione che ben conosce chi è affetto da attacchi di panico, chi ha l’ansia, chi soffre di depressione e non riesce mai a rilassarsi.

Sono sensazioni che conosco bene e venire in luoghi come questo per combattere la paura e le fragilità, è una delle cose migliori che si possa fare. Nelle terre selvagge il cuore torna a battere nel modo corretto, rallenta e lo fa naturalmente. La Natura aiuta a meditare, a rilassarci, ci insegna a respirare piano e a lungo per ossigenare meglio il nostro cervello alimentando la nostra anima. Inoltre in un luogo come questo, viene naturale provare gratitudine per la vita, per quello che vediamo, per esserci e tutto questo aiuta a ridurre l’ansia allontanandoci dalla mentalità della sopraffazione, che sempre più spesso ci soggioga facendoci abbassare la testa. Ben vengano questi luoghi antichi e di meditazione, ringraziarli mi sembra un dovere.

Perchè si chiama Dead Horse Point

Le Sal Mountains in lontananza - ph Lara Uguccioni
Le Sal Mountains in lontananza – ph Lara Uguccioni

Saliamo sul punto panoramico, in lontananza si vedono le Sal Mountains spolverate di neve, alte 3500 mt. L’affascinante paesaggio si estende per 160 km ed è costituito da centinaia di gradini nelle rocce che delimitano il canyon stesso. La leggenda narra che intorno alla fine del 1800, i cowboys di queste terre usassero la sommità della mesa centrale come recinto naturale per i cavalli. Un giorno i mandriani si dimenticarono di andare a riprendere il bestiame e quando arrivarono sulla spianata, era ormai troppo tardi. I cavalli, sfiniti dalla fame e dalla sete, si erano lanciati nel dirupo in cerca di libertà.

Un’altra storia invece, racconta del rifiuto dei destrieri di voler essere domati dagli esseri umani e della loro consapevolezza nel voler compiere un gesto tanto estremo che li ha infine portati alla morte da animali liberi. Vi ricorda qualcosa questa ricerca di libertà? Infatti, non a caso, tra questi canyon è stata girata la scena finale di una pellicola evergreen sempre emozionante, anche se un pò datata: Thelma e Louise. Nel film si parla di Grand Canyon, quando invece la location del drammatico volo in auto è esattamente questa: le Canyonlands.

Dead Horse Point

Una curiosità: vicino al Dead Horse Point c’è un luogo che si chiama Thelma & Louise Point. Si raggiunge con la jeep da Moab, su una strada sterrata di terra rossa che i locals possono indicarvi. Chiunque abbia visto il film, non può scindere la pellicola da questo paesaggio. C’è un legame tra i due ed è come se la sceneggiatura fosse stata tratta da una storia vera. Per chi ha vissuto gli anni ’90 del secolo scorso, sa di cosa sto parlando, è stato un periodo difficile, di transizione e di cambiamento. Erano gli anni della guerra nel Golfo, della distruzione del muro di Berlino, di Tangentopoli, delle clonazioni e della morte di Lady D, solo per citare qualche avvenimento.

Ricordo le guerre di mia mamma che voleva più libertà da mio padre e ricordo me, che mi prendevo quella libertà senza chiedere. Thelma e Louise è un film che parla appunto di libertà, di una nuova consapevolezza e successivamente, di scelte. Un’evoluzione non drammatica ma consapevole e soprattutto fiera, come lo erano le protagoniste. Le scelte delle due giovani donne le portano ad una decisione definitiva, e la loro amicizia fa, di quel finale, una fine coraggiosa. Tutto succede in un luogo non scelto a caso, dove ogni singolo granello di sabbia parla di libertà e di scelta. Quella che fecero i cowboys lasciando lì i cavalli e la scelta che fecero quest’ultimi, drammatica e definitiva, è come quella di Thelma e Louise. Tutti qui si sono conquistati una indiscutibile e sacrosanta libertà, anche se a caro prezzo.

Dead Horse Point


E’ arrivato il pomeriggio, siamo qui da ore e incomincia ad arrivare gente. Come in ogni viaggio, anche in questo, assisto ad un matrimonio. Sempre, mi capita ogni volta e succede anche al Dead Horse Point, in uno dei luoghi più remoti della terra! Forse gli Spiriti mi vorranno dire qualcosa? In realtà è possibile sposarsi nei canyons, si comprano i “pacchetti matrimonio” a Las Vegas e a Moab, organizzano tutto loro e se vuoi, ti portano qui in elicottero. Fantastico direi, sicuramente un matrimonio fuori dal comune.

Se vi è possibile farlo, portate con voi un pò di musica e non a caso ci starebbe d’incanto la colonna sonora di Thelma e Louise. Tra il country e il rock è perfetta, ma ascoltatela prima di arrivare, perchè questo posto merita solo ed esclusivamente, un sano silenzio.

Articolo di Lara Uguccioni

dead hourse point

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Teresa
1 anno fa

Adoro lo Utah, e ho amato moltissimo il parco di Canyonlands! Sono passati già un pò di anni dalla mia visita, ma ricordo ancora lo stupore quando ho visto Dead Horse Point e mi hanno raccontato la triste storia del nome!

Eliana
1 anno fa

Uno dei luoghi naturali più incredibili dell’interno Pianeta! Sogno da anni di visitare il dead horse point e di scattare fotografie indimenticabili come hai fatto tu. Chissà che emozione immensa proverei!

Esposto
Esposto
1 anno fa

Hai descritto perfettamente la sensazione di quando si arriva, dell’immenso che si ha davanti quando si è lì… mi sono sentito un’aquila, forte e maestosa mentre ero sul ciglio di quelle rupi. Un’esperienza da batticuore…

Jo Autumn
Jo Autumn
2 anni fa

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