Scozia

Distilleria Glenturret tra whisky e gatti da Guinness

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Siamo nuovamente nella terra di miti e whisky, alla ricerca di luoghi insoliti e storie da raccontare. Questa volta ci troviamo a due miglia (tre chilometri) a nord-ovest di Crieff, nel Perthshire, sulle rive del fiume Turret, dove, nascosta tra le colline, bianca e massiccia si trova la Glenturret Distillery. Conosciuta come la Scotland’s Oldest Working Distillery , è considerata la più antica distilleria ancora attiva del paese, un vero e proprio monumento vivente che custodisce tradizioni secolari. Nelle prime giornate di novembre, il fiume scorre placido tra i colori autunnali, che tingono di oro e rame il paesaggio intorno, quasi a fare da cornice ai ritmi lenti e al calore intenso che si respira tra le mura della distilleria. Ma attenzione: tra questi profumi di malto e il mormorio del fiume, non mancano gli inquilini fissi di questo luogo.

E non parlo di antichi distillatori o di vecchi fantasmi, ma di veri guardiani pelosi: i gatti della distilleria, celebri per la loro presenza silenziosa e, a quanto si dice, un pizzico sovrannaturale. Ma andiamo per gradi, qui di storie da raccontare ce ne sono tante, a cominciare dalle ultime visite a questo posto. La nostra guida si chiama Jamie, e con pazienza e un pizzico di ironia ha risposto a tutte le domande più curiose che gli abbiamo fatto – la maggior parte delle quali, com’è facile immaginare, erano in realtà rivolte all’altro Jamie, quello di Outlander. Sì, proprio Sam Heughan, l’attore che dà vita a Jamie Fraser nella serie e che, come pochi sanno, ha investito in un’azienda di whisky. Pare sia venuto proprio qui, alla Glenturret, per carpire i segreti di questo antico mestiere.

Jamie, la nostra guida, racconta di quella visita con un sorriso tra il divertito e il complice, come chi ha visto l’effetto di questa star in un mondo così lontano dai riflettori di Hollywood. Fra una spiegazione e l’altra sui diversi passaggi della distillazione, non si è risparmiato qualche aneddoto su quell’incontro, accennando al rispetto sincero dell’attore per la tradizione del whisky.

Towser la cacciatrice di topi

La prima tappa del nostro tour nella distilleria è stata la statua di un gatto! Insolito, vero? Eppure, qui alla Glenturret la vera star si chiama Towser, una gatta tartarugata dal lungo pelo e dagli artigli altrettanto affilati, vissuta per ben 24 anni tra le mura e i recinti della storica distilleria. Towser non era solo un’adorabile presenza felina, ma un autentico “controllore dei parassiti” certificata, con un record di caccia stimato in 28.899 topi, tutti stesi sul pavimento della Still House per l’ispezione mattutina dell’uomo della distilleria. Towser, residente qui dal 1963 al 1987, ha persino ottenuto un riconoscimento ufficiale dal Guinness dei primati per le sue straordinarie capacità di caccia. Gli auditor del Guinness l’hanno osservata per giorni, registrando il suo incredibile talento, sicuramente con un mix di stupore e divertimento.

E come se non bastasse, hanno celebrato la gatta su Blue Peter, longevo programma per ragazzi della BBC, facendola divenire famosa in tutto il Regno Unito. Il tributo alla sua carriera è scolpito in bronzo fuori dal centro visitatori, mentre le sue zampette decorano ancora l’etichetta di un liquore delle Highlands, il Fairlie’s Light. Dopo Towser, nessun gatto ha più raggiunto quel livello di “produttività”. I successori, Dylan e Brooke, sono stati scelti più per la fotogenia che per l’istinto predatorio, un chiaro segno dei tempi moderni. Oggi la distilleria “impiega” Glen, un soriano arancione, e Turret, un tigrato, che, sebbene meno abili nella caccia, sono amati dai visitatori e sempre pronti a fare un’apparizione, specialmente quando c’è una macchina fotografica nei paraggi. Ovviamente ho avuto il piacere di conoscerli, sfacciati e autentici come solo i gatti sanno essere.

Un filo sottile tra proibizionismo e legalità

Appena varcata la soglia della Glenturret Distillery, ci siamo subito immersi in un’atmosfera d’altri tempi. Qui tutto profuma di storia e tradizione: dai soffitti bassi alle pietre che sembrano raccontare segreti antichi, ai grandi macchinari che pulsano come un cuore vivo. Anche se scattare foto è proibito – per via delle norme di sicurezza – i ricordi sono incisi nella mente: botti imponenti che sembrano sussurrare il tempo passato, e alambicchi enormi, talmente grandi da sembrare stanze a sé. Ogni dettaglio sembra voler dire: qui si fa whisky da secoli, e con orgoglio.

Fondata nel lontano 1775 da John e Hugh Drummond, la Glenturret Distillery si fregia del titolo di distilleria attiva più antica della Scozia. Adagiata sulle rive del fiume Turret, nel cuore delle Highlands del Perthshire, questa piccola gemma ha attraversato secoli di storia, adattandosi a cambiamenti e sfide senza mai tradire la sua anima artigianale. Qui il whisky è ancora prodotto a mano seguendo metodi tradizionali: un raro esempio di autenticità in un mondo sempre più industrializzato. La sua storia è intrecciata con eventi che hanno segnato l’industria dello Scotch: il boom del whisky nell’Ottocento, che portò fama e ricchezza e il periodo buio del proibizionismo, che rischiò di spegnere per sempre la fiamma delle distillerie scozzesi.

Il proibizionismo americano, entrato in vigore nel 1920, ha avuto un impatto diretto e significativo sull’industria del whisky scozzese, inclusa la Glenturret. Prima del Volstead Act, gli Stati Uniti rappresentavano uno dei mercati più floridi per l’esportazione di whisky scozzese. Il divieto di vendita e distribuzione di alcolici interrompe bruscamente questo flusso, lasciando molte distillerie scozzesi in difficoltà economica. Per sopravvivere, alcuni riducevano drasticamente la produzione, mentre altre furono costrette a diversificare le loro attività o a chiudere temporaneamente. Questo collegamento diretto tra il proibizionismo americano e la Scozia è stato determinante nel plasmare il futuro dell’industria, mettendo in evidenza quanto la domanda estera fosse cruciale per il successo di molte distillerie.

Tuttavia, la connessione tra proibizionismo e Scozia non si fermò qui. Il whisky scozzese continuò a varcare l’Atlantico, ma attraverso canali illegali. Grazie alla sua reputazione di qualità superiore, divenne una delle bevande più ambite nel mercato nero americano, rifornendo speakeasy e soddisfacendo le richieste di consumatori facoltosi. Questo paradosso rafforzò il legame tra il proibizionismo e la Scozia: da una parte, creò un periodo di crisi per le distillerie legali; dall’altro, accrebbe il mito del whisky scozzese come simbolo di lusso e ribellione, una reputazione che avrebbe favorito la ripresa delle esportazioni una volta terminata il divieto.

Per chi non lo sapesse gli speakeasy erano locali clandestini che proliferarono negli Stati Uniti durante il periodo del proibizionismo (1920-1933). Il loro nome deriva dall’espressione “speak easy”, ovvero “parla piano”, che era un invito a non attirare l’attenzione delle autorità sulle attività illegali che vi si svolgevano. Questi locali, spesso nascosti dietro ingressi segreti o camuffati da negozi ordinari, servivano alcolici in violazione della legge. Divennero luoghi di ritrovo per la vita notturna dell’epoca, frequentati da persone di ogni ceto sociale, dalle élite cittadine ai gangster. La loro atmosfera era spesso vivace, con musica jazz dal vivo, balli e un’aria di ribellione alle norme imposte dal proibizionismo.

Il whisky scozzese, considerato un prodotto di alta qualità, era una delle bevande più richieste negli speakeasy , spesso contrabbandato dai principali porti americani o attraverso il confine con il Canada. Ancora oggi, molti bar in stile speakeasy si ispirano a questo periodo, ricreandone il fascino segreto e retrò.

Paradossalmente, il proibizionismo rafforzò il mito del whisky scozzese come bevanda esclusiva e di qualità. Quando il divieto fu abolito, la domanda di Scotch riprese a crescere rapidamente, aiutando la ripresa delle distillerie, molte delle quali sopravvissero proprio grazie alla loro resilienza.

Durante il proibizionismo americano, alcune distillerie scozzesi trovarono modi creativi per continuare a esportare whisky negli Stati Uniti, aggirando il divieto grazie a un escamotage legale: venderlo come “medicinale”. Il whisky veniva etichettato come rimedio per la tosse, raffreddore e persino depressione, e poteva essere prescritto dai medici e acquistato nelle farmacie autorizzate. Questa strategia non solo mantiene attiva una parte del commercio, ma contribuisce anche a mantenere il whisky scozzese sul mercato americano, pur sotto una luce “curativa”.

Un’altra curiosità interessante è il legame tra il proibizionismo e il mondo del contrabbando. Il whisky scozzese era tra le bevande più ricercate dai boss del crimine organizzato, come Al Capone, che ne fece un simbolo di status e lusso nei circoli clandestini degli speakeasy . Spesso trasportato attraverso il confine canadese o via mare su piccole navi contrabbandiere, lo Scotch raggiungeva le coste americane nascoste nelle casse di merci comuni. Questo mercato nero accrebbe il fascino del whisky scozzese, associandolo a un’aura di ribellione e qualità esclusiva, una reputazione che ha contribuito a consolidarne il successo anche dopo la fine del proibizionismo.

Oggi il whisky celebra la cultura scozzese

La Glenturret ha attraversato i secoli con una resilienza straordinaria, adattandosi ai cambiamenti senza mai perdere il legame con la tradizione. Dopo aver superato la crisi globale, questa storica distilleria è diventata un simbolo di maestria artigianale. Ancora oggi, ogni fase della produzione è eseguita a mano, rispettando i metodi tradizionali che hanno reso celebre lo Scotch in tutto il mondo. Oltre alla produzione, la Glenturret è anche un museo vivente, dove ogni angolo racconta un pezzo di storia. Passeggiando tra alambicchi imponenti e botti antiche, è impossibile non sentire il peso del tempo e delle tante storie racchiuse.

La modernità della Glenturret non si limita alla produzione: abbiamo scoperto anche un lato gourmet che non ci aspettavamo. Visitando la distilleria all’ora di pranzo, siamo stati attratti dai profumi invitanti che venivano dalla porta del ristorante. Qui, la cucina celebra i sapori scozzesi con un tocco raffinato, offrendo piatti che si abbinano perfettamente ai whisky prodotti in loco. Un’esperienza che unisce i sensi, dove gusto e storia si incontrano, creando un ricordo unico. Ovviamente, non potevamo lasciare la Glenturret senza provare il loro whisky! Dopo aver attraversato la storia della distilleria e ammirato il processo di produzione, il tour si è concluso con una degustazione che ha reso l’esperienza ancora più memorabile.

Guidati da esperti, abbiamo scoperto come degustare il whisky nel modo migliore, partendo dall’osservare il colore ambrato nel bicchiere fino a percepirne i profumi complessi con un respiro lento e profondo. Ogni dettaglio, dal bicchiere a tulipano al modo in cui il whisky viene fatto scivolare sulla lingua, era pensato per esaltare al massimo i sapori. Il nostro assaggio includeva alcune delle etichette più iconiche della Glenturret, ognuna con il suo carattere unico. I sapori andavano dalle note dolci e morbide di miele e vaniglia alle sfumature più robuste di spezie e legno, rivelando tutta la complessità di un whisky artigianale.

Jamie ci ha suggerito di aggiungere qualche goccia d’acqua per aprire ulteriormente i profumi – un gesto semplice ma sorprendentemente efficace. Con il bicchiere in mano e un sorriso sul volto, abbiamo capito che ogni sorso di Glenturret racconta una storia, e non avremmo potuto chiedere un finale migliore per il nostro viaggio in questa straordinaria distilleria. Ovviamente Paolo ha bevuto molto più whisky del previsto e dopo un show da navigato attore comico, si è addormentato sul bus che ci ha condotto lì.

La Glenturret non è solo un luogo dove si produce whisky…

… è una celebrazione della cultura scozzese, un mix di passato e presente che affascina gli appassionati di Scotch ei viaggiatori curiosi. È un luogo che invita a rallentare, ad ascoltare il racconto delle botti grandi come monolocali e dei suoi alambicchi alti come una casa, e magari a condividere un pasto, accompagnato da un bicchiere di whisky, per vivere pienamente il suo spirito intramontabile.

Per me, che amo i gatti, la presenza di Glen e dei suoi predecessori aggiunge un valore unico a questo posto. La Glenturret sembra fatta apposta per loro: tranquilla, accogliente e con angoli nascosti che solo un felino può scoprire. Qui, tra profumi di malto e storie antiche, i gatti non sono solo abitanti, ma veri e propri custodi di un’atmosfera speciale. Per chiunque visiti la Scozia, questa distilleria è una tappa imperdibile: non è solo un viaggio nei segreti del whisky, ma anche un’immersione in una Scozia autentica, dove passato e presente si intrecciano in modo unico. Provare per credere!

Articolo di Lara Uguccioni

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La Kry
La Kry
1 giorno fa

Mi hai fatto venire in mente un locale stile speakeasy dove non vado da un po’, il Black Angel’s Bar di Praga, e così mi sono ritrovata in mezzo a un dubbio terribile: cosa metto in lista per il 2025? La Scozia o un nuovo giro a Praga?
Nel dubbio metto tutte e due, anche perchè c’è una signora tartarugata con artigli affilatissimi che mi minaccia dalla sedia di fianco alla mia, dicendomi che è d’obbligo una visita per celebrare la collega cacciatrice…

Bru
Bru
1 giorno fa

Che luogo ricco di fascino e poi io amo alla follia i gatti. Lara che dire sei una delle mie autrici preferite e i tuoi racconti riescono sempre a farmi volare in nuovi luoghi del mondo

ANTONELLA MARIA MAIOCCHI

Che bello il tuo racconto, profuma davvero di malto e di storia e ha tutto il fascino della Scozia che ricordo sempre con infinita nostalgia. In più c’è la presenza dei felini, adorabili, fotogenici e soprattutto eccezionali cacciatori soprattutto Towser che guardacaso era una femmina

Annalisa Trevaligie|Travelblog
Annalisa Trevaligie|Travelblog
2 giorni fa

Non conoscevo la stria degli speack easy ed è stata una piacevole scoperta. Questa distilleria poi non può che incuriosirmi, vista la mia indole gattara. Adoro i luoghi in cui gli animali diventano vere e proprie star, capaci di dare quel tanto in più per rendere un posto formidabile.

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