
Irlanda: nel selvaggio Connemara e Abbazia di Kylemore
Indice
- Il selvaggio Connemara
- Lough Inagh: Un Rifugio Selvaggio nel Cuore del Connemara
- L’Abbazia di Kylemore: amore a prima vista
- Una tragica storia d’amore
- Duchi in bancarotta e suore in missione: il castello cambia vita
- I giardini segreti – Victorian Walled Gardens
- Pranzo al Mitchell’s Cafe
- Connemara e Abbazia di Kylemore
L’Irlanda non si visita soltanto: si vive, si respira, si esplora e si assapora. E’ un’esperienza che entra sotto la pelle, un luogo di contrasti armoniosi, dove cielo e terra sembrano dissolversi l’uno nell’altra, in un continuo gioco di luci che incanta e sorprende. I paesaggi parlano di una bellezza autentica, di una terra antica che conserva ancora la sua anima selvaggia, mai dominata. Qui, i muretti a secco disegnano linee che si perdono all’infinito tra prati di un verde quasi irreale, dove i sentieri si snodano in valli solitarie, svelando baie scintillanti e scogliere che si tuffano nell’Atlantico con una forza primordiale. Sul ciglio delle strade, greggi di pecore dal muso nero pascolano tranquille, come a ricordare che, in questo luogo, il tempo scorre con un ritmo diverso, più lento, più vero.
Connemara e Abbazia di Kylemore

Durante un viaggio come questo ci sono momenti che sembrano rubati al quotidiano, ma che in Irlanda diventano unici. Dopo ore di curve e panorami mozzafiato capita, ad esempio, di imbattersi in un piccolo chiosco in mezzo al nulla, dove il profumo di caffè caldo ti accoglie come un abbraccio. Qui, mentre stringi la tazza tra le mani per combattere il vento frizzante, il silenzio è interrotto solo dal belare distante o dal fruscio dell’erba alta. È un attimo, ma resta dentro, come una fotografia che non sbiadirà mai.
Questa volta il viaggio l’ho fatto senza Paolo, il mio compagno di vita e di mille avventure, ma non ero sola. Con me c’erano persone che, all’inizio, vedevo come compagni di avventura, volti nuovi con cui condividere strade e panorami. Ma il viaggio ha una sua particolare magia, quella fatta da un vecchio mago saggio che intreccia destini e accorcia le distanze.
E così, giorno dopo giorno quegli estranei sono diventati amici. Perché il viaggio sa trasformare perfettamente il tempo: in pochi giorni può regalarti legami che sembrano costruiti in anni. Viaggiare ha un potere speciale: più condividi chilometri, emozioni e silenzi, più le distanze si accordano e chi ti cammina accanto diventa un amico, a volte quasi un fratello. Basta poco: una risata durante una sosta improvvisata o lo sguardo di intesa davanti ad un panorama che lascia senza fiato. È così che l’Irlanda mi ha regalato non solo paesaggi straordinari, ma legami che porterò con me. Questa terra è stata per me un ponte unico: tra la natura e l’anima, tra il presente e il passato e tra le persone che hanno il coraggio di viverla davvero.
Il selvaggio Connemara

Proseguendo verso ovest nella contea di Galway, si arriva nella regione del Connemara, angolo di mondo di una bellezza straordinaria e selvaggia. Il Connemara non è una contea, ma una regione geografica situata nella parte occidentale della Contea di Galway. È una delle zone più spettacolari del Paese, conosciuta per i paesaggi mozzafiato, le colline torbose, i laghi scintillanti e la costa frastagliata che si affaccia sull’Atlantico. Qui il verde dei prati tocca il blu dell’oceano dando vita ad un territorio aspro e silenzioso, caratterizzato da colline arrotondate e valli dalla vegetazione resistente. I paesaggi brulli e incontaminati scivolano allo sguardo per ore, mentre si percorre la strada tra un numero elevatissimo di laghi, stagni e corsi d’acqua che paiono cieli capovolti.
Tra le valli silenziose è impossibile non fermarsi spesso a scattare foto e ad ammirare la natura. In una di queste soste ho bevuto un caffè buonissimo in un chiosco sulla strada dove una ragazza lo serviva assieme a dolcetti francesi gustosi; il tutto accompagnato da un sorriso delizioso e familiare. Quel posticino nascosto tra le pieghe di una natura che stupisce e commuove, è uno spot fotografico di grande valore. Qui davanti infatti si apre alla vista il Lough Inagh View Point il lago più emblematico dell’intera regione.
Lough Inagh: Un Rifugio Selvaggio nel Cuore del Connemara

Lungo la strada che attraversa la Inagh Valley, il paesaggio si fa sempre più avvolgente, con le basse montagne che sembrano stringersi intorno, lasciando spazio solo a specchi d’acqua immobili, distese di erica e riflessi cangianti che mutano con il vento. Lough Inagh, uno dei laghi più suggestivi del Connemara, appare quasi all’improvviso, incastonato tra le vette dei Twelve Bens e i pendii dorati delle Maumturk Mountains, in uno scenario che sembra sospeso nel tempo. L’acqua scura, alimentata dai torrenti di montagna e dai fiumi Gleninagh e Tooreennacoona ha un fascino ipnotico, tanto che basta fermarsi sulla riva per sentire il silenzio farsi più profondo, rotto solo dal suono dell’acqua e dal fruscio del vento tra i cespugli di ginestre.
Questo lago è un santuario per pescatori esperti e appassionati che arrivano fin qui attratti dalla sua fama leggendaria. Salmoni e trote di mare popolano queste acque e chiunque voglia cimentarsi nella pesca deve ottenere uno speciale permesso, spesso rilasciato da lodge privati che gestiscono i diritti di pesca della zona. Queste strutture possono variare da piccoli rifugi di charme a resort esclusivi e sono molto comuni in luoghi come l’Irlanda, la Scozia e il Nord America, dove la pesca e le attività all’aperto fanno parte della cultura locale. Ma Lough Inagh non è solo per chi ama lanciare la lenza: è anche un paradiso per chi desidera camminare immerso nella natura più pura e fare qualche scatto fotografico come me. I sentieri che costeggiano il lago regalano panorami incredibili e la sensazione di essere soli al mondo, circondati solo da natura indomita e aria frizzante.
Ogni passo lungo la riva offre una prospettiva nuova, tra il riflesso delle montagne nell’acqua e il cielo che cambia colore all’improvviso.
Connemara e Abbazia di Kylemore

Il Connemara è per me l’essenza stessa dell’Irlanda, una terra che incanta con i suoi contrasti. Un luogo dove la natura è rimasta indomita, scolpita dal vento e dalla pioggia, ma al tempo stesso accogliente, come se avesse sempre un posto riservato per chi arriva. Qui si incontrano paesaggi in continua metamorfosi: un momento sei immerso in distese erbose punteggiate di cottage bianchi, l’attimo dopo la strada si apre su valli rocciose e laghi immobili, che riflettono il cielo con una chiarezza quasi irreale. È anche la terra dei pony del Connemara, piccoli cavalli eleganti e robusti, discendenti di antiche razze celtiche, che da secoli corrono liberi tra le brughiere. Osservarli nel loro habitat naturale è una vera emozione, come guardare un frammento di un’Irlanda che esiste da sempre, immutata nonostante il passare del tempo e la modernità.
Ed eccoci arrivati alle porte di un piccolo villaggio con il suo ufficio postale e il supermercato, si capisce subito che questa regione non è solo terra e vento, ma anche acqua. Tanta acqua. Il lago Corrib, il più grande della Repubblica d’Irlanda, si estende placido poco distante, alimentando un ecosistema perfetto per gli sport acquatici e la pesca. Non è raro vedere canoe e barche da pesca solcare le sue acque tranquille, mentre nei negozi locali si trovano attrezzature per chiunque voglia provare l’esperienza di una giornata a contatto con la natura. A questo proposito, da oltre trent’anni un’organizzazione italiana, originaria di Verona, ha trovato qui il suo angolo di paradiso, offrendo pacchetti di soggiorno per appassionati di pescatori.

Connemara e Abbazia di Kylemore

Il loro servizio è così ben organizzato che basta presentarsi. Forniscono tutto, dalle canne da pesca alla licenza, fino alla barca e una guida esperta che accompagna alla scoperta dei luoghi migliori. Mi riprometto di dirlo a Paolo, per lui la pesca è il miglior passatempo che ci sia! Se un tempo queste terre erano meta di cacciatori, oggi la caccia è vietata, salvo alcune eccezioni per la selvaggina volante in periodi specifici dell’anno. La pesca invece continua a essere un’arte tramandata e vissuta con rispetto. Man mano che ci si addentra nel cuore del Connemara, la strada si fa più tortuosa e il paesaggio diventa quasi surreale. I colori si intensificano: il verde profondo dell’erba si mescola con il giallo bruciato delle ginestre e il grigio delle rocce. Qui, il silenzio sembra avere un peso, un’eco che ti entra dentro.
È un posto che parla di autenticità, di una natura che si mostra senza artifici, ma con una forza capace di commuoverti. Viaggiare attraverso il Connemara è come entrare in un dialogo intimo con la terra, il cielo e l’acqua, mentre io mi lascio sorprende dall’inaspettato ad ogni passo.
L’Abbazia di Kylemore: amore a prima vista

“Immagina di essere sulle sponde di un lago dalle acque scure e calme, un castello in stile neogotico dalle alte torrette merlate è davanti a te, mentre a fianco, si intravedono le mura di pietra che nascondono uno dei giardini vittoriani più belli d’Irlanda. Questo non è l’inizio di una favola ma è Kylemore Abbey, altra tappa del mio viaggio. Ebbene tra le mura di questa imponente residenza si respira l’aria di ciò che è stato: un amore infinito e sventurato.” Questa è la intro ad un mio post di Instagram scritto proprio al ritorno dalla magnifica e sontuosa dimora di Kylemore. È nel cuore del Connemara infatti, sulle rive del lago Mitchell, che sorge Kylemore Abbey, una spettacolare residenza in stile neogotico che custodisce una tragica storia d’amore.
Tutto iniziò nella seconda metà dell’Ottocento, quando Mitchell Henry, un gentiluomo di Manchester, ricevette una cospicua eredità alla morte del padre. Da tempo, il giovane, era innamorato di questo angolo remoto d’Irlanda, dove veniva a cacciare e pescare con i suoi amici. Decise così di costruire su questa terra la sua dimora insieme alla moglie. Si chiamavano Mitchell e Margaret Henry e trascorsero nel Connemara il loro viaggio di nozze, innamorandosene. Non erano di quelle parti: Mitchell era un dottore a Londra e proveniva da una ricca famiglia di mercanti tessili. Non fu solo un atto di romanticismo il suo, ma anche di grande generosità: in un’epoca in cui l’Irlanda era ancora segnata dalla devastante carestia del 1848, Henry impiegò centinaia di lavoratori locali, offrendo loro un’opportunità di riscatto dopo anni di miseria.
Connemara e Abbazia di Kylemore

Chi legge i miei articoli sa cos’è stata la carestia del 1845-1852, conosciuta come la Grande Carestia Irlandese ( The Great Famine ). Ne ho parlato in diverse occasioni, perchè questo fu un periodo di storia drammatica che segnò non solo il Regno Unito, ma una buona parte del mondo occidentale. Tutto ebbe inizio con una devastante malattia delle patate, la peronospora, che distrusse i raccolti per anni consecutivi, privando la popolazione del suo alimento principale. In un paese dove la maggior parte della gente viveva di agricoltura e dipendeva quasi esclusivamente dalle patate per nutrirsi, il disastro fu immediato e senza scampo: la fame e le malattie dilagarono, uccidendo oltre un milione di persone e costringendone altrettante ad emigrare, soprattutto verso l’America.
Nel pieno della carestia, l’Irlanda faceva ancora parte dell’Impero Britannico e l’incapacità (o la mancata volontà) di Londra di intervenire con aiuti adeguati, alimentò tensioni e risentimenti che avrebbero segnato il futuro politico del paese. Quando Mitchell Henry arrivò in Connemara con la sua visione di Kylemore, l’Irlanda portava ancora le cicatrici di quella tragedia: villaggi spopolati, campi abbandonati e un senso di disperazione che permeava le terre più remote. Il fatto che egli impiegasse centinaia di lavoratori locali per costruire la sua villa non fu solo una scelta pratica, ma un gesto concreto che diede lavoro e speranza a molte famiglie segnate dalla miseria.
La costruzione della residenza di Kylemore durò circa 5 anni e fu completata nel 1868 anche se ci volle molto più tempo per vederla come appare oggi.
Una tragica storia d’amore

Il castello, progettato per essere una dimora imponente ma armoniosa con il paesaggio circostante, è stato costruito con grande attenzione ai dettagli e con l’impiego di materiali pregiati. Oltre alla residenza principale, Henry ha fatto realizzare anche giardini vittoriani e sentieri boscosi trasformando l’area in una vera e propria tenuta da sogno. Il suo desiderio era quello di creare non solo una casa, ma una tenuta autosufficiente, capace di offrire lavoro alla popolazione locale e di prosperare in un’epoca in cui il Connemara era ancora segnato dalla povertà. La residenza in stile neogotico si specchia ancora nelle rive del lago che prende il nome del gentiluomo. Con le sue torri merlate e le terrazze, sembra uscita dalle pagine di un romanzo e mi ha subito ricordato Downton Abbey alias Highclere Castle.
In origine comprendeva 33 camere da letto, 4 bagni, 4 salotti, una grande sala da ballo, una sala da biliardo, uno studio, un’aula scolastica e numerosi ambienti per la servitù. La famiglia Henry lasciò Londra per iniziare così una nuova vita in Irlanda, dove Mitchell non solo si stabilì, ma divenne anche membro del Parlamento per la contea di Galway, impegnandosi attivamente nel sostenere la comunità locale nei difficili anni successivi alla Grande Carestia. Tuttavia, il sogno d’amore che aveva dato vita a Kylemore era destinato a spezzarsi nel modo più tragico.
Connemara e Abbazia di Kylemore

Nel 1875 Margaret si ammalò durante un viaggio in Egitto e morì stroncata dalla dissenteria. Dopo la morte della moglie, Mitchell cominciò a trascorrere sempre meno tempo a Kylemore Castle, dove il ricordo di lei era troppo forte. La morte di Margaret Henry segnò profondamente l’uomo e diede vita all’inizio del declino della vita al castello. Margaret fu stroncata dalla dissenteria, una malattia comune all’epoca nei paesi con condizioni igienico-sanitarie difficili e, morendo improvvisamente, lasciò Mitchell devastato. La sua perdita trasformò Kylemore da luogo di gioia e speranza in un doloroso mausoleo di ricordi. Pur avendo costruito la dimora con l’idea di passare lì il resto della vita con la sua famiglia, Mitchell si allontanò. Era incapace di sopportare l’assenza della donna in quella casa sognata e progettata insieme a lei.

Mitchell decise così di lasciare definitivamente Kylemore e tornare a vivere in Inghilterra. Come ultimo gesto d’amore, fece costruire una chiesa neogotica nel cuore della tenuta, un tributo alla memoria di Margaret . Questo piccolo gioiello architettonico, che ancora oggi si trova nei giardini della residenza principale, è stato progettato per essere una sorta di “cattedrale in miniatura”, un luogo di raccolta e preghiera in suo onore. Inoltre, fece realizzare un mausoleo tra i boschi, dove Margherita venne sepolta, affinché rimanesse per sempre accanto alla casa che avevano costruito insieme. E’ lì che oggi riposano entrambi, nel mausoleo a fianco alla chiesa.
Duchi in bancarotta e suore in missione: il castello cambia vita

Nel 1909 Kylemore cambiò proprietario, passando dalle mani di Mitchell Henry a quelle di una coppia che avrebbe lasciato un’impronta ben diversa sulla tenuta: i duchi di Manchester. Se Henry aveva costruito Kylemore come un rifugio d’amore e un progetto di vita, il nono Duca di Manchester, William Angus Drogo Montague, e sua moglie Helena Zimmerman, ereditiera americana figlia di un magnate del petrolio, la trasformarono in un simbolo di eccessi e stravaganze. Lui, aristocratico senza scrupoli e già celebre per le sue disavventure finanziarie, aveva dilapidato gran parte del patrimonio familiare ancor prima di arrivare in Irlanda. Lei, giovane e ricchissima, sembrava più interessata a comprare il titolo nobiliare che all’uomo che lo portava.
Il loro matrimonio era stato una combinazione perfetta di necessità: lei aveva il denaro, lui il nome. E Kylemore, con la sua eleganza fiabesca incastonata tra le montagne del Connemara, divenne il teatro perfetto per il loro stile di vita sregolato. Le cronache dell’epoca raccontano che i Duchi organizzavano feste sontuose, riempiendo le stanze della villa di ospiti illustri e banchetti opulenti, mentre scorrazzavano per le strade del Connemara a bordo delle loro lussuose automobili, scandalizzando la gente del posto, più abituata ai carri trainati da cavalli che ai bolidi della nobiltà inglese. Ma la loro esistenza dorata era destinata a durare poco. Il Duca era un giocatore incallito e, secondo alcuni racconti, perse Kylemore a una partita di carte. Una leggenda questa che si è tramandata nel tempo e che si mescola alla realtà di debiti sempre più insostenibili.

Connemara e Abbazia di Kylemore
Quel che è certo è che, pochi anni dopo l’acquisto, la coppia si trovò costretta a rivendere la tenuta, segno che il loro sogno aristocratico si era infranto contro la dura realtà della bancarotta. Così, Kylemore passò nuovamente di mano, questa volta verso un destino completamente diverso, che l’avrebbe trasformata per sempre. Nel 1920, Kylemore cambiò volto per l’ennesima volta. A rilevare la proprietà non fu più un aristocratico dissoluto o un ricco industriale, ma una comunità di suore benedettine in fuga dalla guerra. Il loro convento di Ypres, in Belgio, era stato completamente distrutto dai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale, costringendole a cercare rifugio altrove. Lontane da casa e senza una dimora, trovarono nel cuore del Connemara un nuovo inizio, trasformando il castello in abbazia.
Kylemore Abbey divenne così un luogo di fede e di studio, segnando l’inizio di un capitolo profondamente diverso rispetto ai fasti e agli eccessi del passato. Oltre alla vita monastica, le suore aprirono un collegio femminile d’élite, accogliendo giovani ragazze provenienti da famiglie benestanti di tutto il mondo. Per decenni, Kylemore Abbey fu una scuola rinomata, dove le studentesse ricevevano un’istruzione rigorosa in un contesto affascinante e suggestivo. Intanto, per sostenersi economicamente, le monache decisero di aprire parte della tenuta ai visitatori, permettendo al pubblico di esplorare non solo l’abbazia, ma anche gli splendidi giardini vittoriani che ancora oggi rappresentano uno dei fiori all’occhiello della proprietà.

Oggi, le suore benedettine vivono ancora a Kylemore, in un’area riservata, portando avanti con discrezione la loro missione spirituale e preservando la storia di questo luogo straordinario. Dalla residenza di un gentiluomo innamorato al rifugio di una comunità monastica, Kylemore ha attraversato i secoli cambiando forma e funzione, ma mantenendo intatto il suo fascino e la sua anima.
I giardini segreti – Victorian Walled Gardens

Oltre alla maestosa abbazia e alla suggestiva chiesa neogotica, a Kylemore Abbey si cela un autentico gioiello: i Victorian Walled Gardens, un angolo di paradiso nascosto tra le colline del Connemara. Circondati da mura di pietra e perfettamente curati, questi giardini rappresentano una delle poche grandi tenute vittoriane murate sopravvissute in Irlanda. Progettati per essere un piccolo universo autosufficiente, un tempo fornivano fiori freschi per decorare la residenza, frutta e ortaggi per la cucina e piante medicinali per la salute della famiglia Henry e della servitù. Oggi, grazie al lavoro instancabile delle suore benedettine, i giardini hanno ritrovato il loro antico splendore. Per raggiungerli si può fare una passeggiata di circa 15 minuti tra sentieri alberati e scorci incantevoli, oppure usufruire della navetta gratuita che parte dall’abbazia.
E’ però quasi un peccato non godersi il cammino immersi nella natura che consiglio vivamente di fare. Varcato il cancello, si viene accolti da un tripudio di colori e profumi, un mondo ordinato e armonioso che contrasta con la selvaggia bellezza del paesaggio circostante. Le aiuole curate con precisione, le piante aromatiche e i filari di ortaggi. riportano alla mente le antiche tradizioni di una tenuta vittoriana, mentre le grandi serre in ferro e vetro, restaurate fedelmente, ricordano l’epoca in cui Kylemore era una dimora nobiliare.
Connemara e Abbazia di Kylemore

Tra le curiosità più affascinanti, si dice che nell’Ottocento questi giardini vantassero oltre 21 serre riscaldate, alimentate da un ingegnoso sistema di caldaie sotterranee che permetteva di coltivare perfino piante tropicali, tra cui ananas e palme. Oggi, di quelle serre, ne restano solo sei, ma il loro fascino è immutato. Passeggiando lungo i vialetti in ghiaia, si può visitare anche la casa del capo giardiniere, una deliziosa villetta dagli infissi turchesi, dove l’arredamento d’epoca è stato ripristinato per trasportare i visitatori indietro nel tempo. Il colore turchese, spesso usato nelle case irlandesi e britanniche del XIX secolo, serviva a decorare e a proteggere il legno dagli agenti atmosferici.
Ma vi dirò una cosa che pochi sanno: in molte culture tradizionali, anche molto lontane da qui, si riteneva che il blu, e il turchese di conseguenza, tenessero lontani gli spiriti maligni e le fate malevole, impedendo loro di entrare in casa. Le leggende irlandesi narrano infatti di fate dispettose che rapivano i bambini o disturbavano gli abitanti e si pensava che il colore blu fosse un deterrente per questi esseri soprannaturali. In Irlanda questa credenza potrebbe essersi mescolata alle tradizioni locali. Sebbene non ci siano documenti che confermino che gli infissi turchesi della casa del capo giardiniere di Kylemore siano stati dipinti per scacciare gli spiriti, è interessante notarli. Io l’ho fatto.
Pranzo al Mitchell’s Cafe

Se dopo la passeggiata sorge il desiderio di concedersi una pausa, la Tea Room e il vicino Mitchell’s Cafe sono la tappa perfetta. Qui, tra tavolini in legno e un’atmosfera accogliente, è possibile gustare torte e dolci preparati secondo le antiche ricette delle suore, tramandate di generazione in generazione. I sapori sono autentici e semplici, con ingredienti freschi che provengono in parte proprio dai giardini dell’abbazia. Un assaggio di scone con marmellata e panna, una fetta di torta alle mele o una profumata Victoria Sponge completano alla perfezione la visita a questo luogo straordinario, dove il tempo sembra essere fermato e dove ogni angolo racconta una storia di passione, cura e dedizione.
Finita la mia visita alla tenuta era arrivata l’ora di pranzo. Ho preso quindi il mio vassoio, ho studiato bene il menù del giorno e sono arrivata dritta davanti ad uno degli stufati più buoni che io abbia mai assaggiato. L’ho gustato all’esterno, dove un magnifico sole primaverile ha da poco preso il posto di un cielo plumbeo. Uno stufato di pecora con patate e carote accompagnato da un corposo purè ed una fetta di pane Barmbrack, speziato e dolciastro. Per finire impossibile farsi mancare una fetta di torta di mele ricoperta di crema liquida e calda e una tazza di tè. Il tutto condito da una vista incredibile della dimora affacciata sul lago.
Articolo di Lara Uguccioni
Se siete curiosi come me e volete scoprire sul cibo d’Irlanda di più qui trovate l’articolo dedicato.
Connemara e Abbazia di Kylemore
Connemara e Abbazia di Kylemore
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