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Marthe De Florian E l’appartamento di Parigi

La porta cigola appena, l’aria che fuoriesce dall’appartamento è satura di polvere quando un raggio di luce proveniente dalle tende aperte, colpisce gli occhi di Oliver. Il suo è un lavoro noioso, da funzionario pubblico che si limita ad eseguire delle sentenze, ma lui è anche uno dei più grandi banditori di Parigi ed è molto scrupoloso. Non riesce a trattenere l’adrenalina che, come spesso accade, quando si avvicina ad un reperto, gli toglie il fiato. Sì perchè questa volta è diverso. Oliver ha il cuore in gola mentre toglie la chiave dalla vecchia serratura arrugginita, facendo un primo passo nella penombra dell’ingresso.

Le vetuste assi di legno scricchiolano sotto i passi incerti, una lentezza la sua, che contiene il battito del cuore, accelerato da un’inquietudine silente. L’appartamento è immerso in una quiete segreta e come un cunicolo spazio-temporale polveroso che odora di vecchio, catapulta Oliver e i due poliziotti nella Parigi di fine 1800. Direttamente nella Belle Époque. E’ il 2010 quando Oliver entra nell’appartamento, siamo a Square La Bruyère, una strada privata nella zona tra Montmartre e Pigalle, due dei più affascinanti quartieri di Parigi. Qui un tempo c’erano i più bei locali della città, i cabaret come il celebre  “Le Chat Noir”, “Les Folies Bergères” e l’intramontabile “Moulin Rouge”.

Era tra queste strade che vivevano artisti come Renoir, Modigliani, Picasso ed Henri de Toulouse-Lautrec, fedeli ad una vita da bohémien vissuta intensamente, per alcuni tra abuso di alcool e droghe, per tutti in religiosa contemplazione dell’arte. Un’epoca irriverente, un breve periodo di pace e prosperità in cui invenzioni e progresso furono ineguagliabili, paragonate alle epoche passate.

La Belle Époque di Madam De Florian

Foto © Luc Pâris – Getty

Ad Oliver hanno detto per telefono che una signora di 90 anni è morta lasciando un appartamento da svuotare in uno dei quartieri più belli di Parigi. Nel 2010 infatti, Solange Beaugiron, la matriarca di una benestante famiglia francese, viene a mancare. Mentre i figli e i nipoti sistemano le sue cose, si accorgono che la nonna pagava da anni le spese condominiali di un appartamento. La cosa li sorprende eccome, nessuno sa che Solange possedeva una casa a Parigi ne tantomeno, che ne pagasse le spese. Oliver quindi, vi si deve recare per fare un semplice inventario dei beni che sarebbero andati poi agli eredi. Non ha idea che invece, girando quella chiave, sarebbe entrato in una capsula del tempo.

Come in una strana favola moderna, l’appartamento sulla riva destra della Senna, è rimasto chiuso e inviolato per 68 anni. Neanche la vecchia Solange vi è mai più entrata dopo che nel 1941, quando le truppe naziste occuparono Parigi, scappò chiudendo a chiave l’appartamento per andarsene senza voltarsi indietro. Solange è la nipote di una delle donne più corteggiate della Parigi di fine 1800, famosa per la sua bellezza accattivante, sempre circondata da voci vorticose secondo cui era amante di numerosi grandi uomini, tra cui Georges Clemenceau, in seguito primo ministro e Gaston Doumergue tredicesimo Presidente di Francia.

Opera di Josef Engelhart (1864 – 1941)

«Nanà, intanto, sentendo ridere gli spettatori s’era messa a ridere anche lei. Era divertente, però, quella bella ragazza; quando rideva, per nulla imbarazzata, confidenziale, entrando subito in comunicazione col pubblico, con l’aria di dire lei stessa strizzando l’occhio di non aver due soldi di talento, ma che importava, poiché aveva qualche cosa d’altro.»

Emile Zola – Nanà

Marthe De Florian appartamento Parigi

Il suo nome era Marthe de Florian, nata Mathilde Héloïse Beaugiron nel 1864 e morta nel 1939 a Parigi. A 18 anni faceva la sarta, ma ben presto si creò un futuro migliore. Attrice e soubrette a le Folie Berger, all’età di 20 anni aveva un grande numero di amanti, tutti ricchi e famosi. Marthe era una demi-mondaine, un termine usato esclusivamente nel periodo della Belle Époque per definire le cortigiane, derivante da un’opera teatrale di Dumas. Per gli uomini, l’altra vita del demi-monde era isolata dal mondo di mogli e famiglie a cui dovevano corrispondere. Divenute un fenomeno sociale condannato dalla morale, ma accettato da tutti, le cocotte imperversavano con leggerezza e sfrontatezza tra borghesi ed aristocratici.

Uno stile di vita stravagante, lussuoso, in una miscela eclettica di bei vestiti, cibo costoso e promiscuità sessuale. In un quotidiano dell’epoca datato 10 gennaio 1894, c’è un annuncio “pubblicitario” che descrive Madame De Florian: “Una caillette bionda con pelle carnosa e rosea come fiori. Taglia 5, scarpe taglia 34; girovita 45; fondoschiena rosa e malva, che ama deliziosamente mescolarsi in chiacchiere e fruscii confusi. […] Caratteristica: fedeltà incrollabile.” Poi parla del suo appartamento: “Vive in un grazioso appartamento dove il lusso meglio compreso, si combina con il miglior comfort”.

Ritratto di Marthe de Florian – Opera di Giovanni Boldini

Marthe De Florian appartamento Parigi

 Non c’era uomo ricco che non andasse in giro con una demi-mondaine al braccio, perché se poteva permettersi una cocotte, poteva avere molto di più. Marthe viveva in quel magnifico appartamento, lezioso ed eccentrico, sovraccarico di gioielli e ninnoli, ricevendo amanti e passando il tempo a leggere giornali. Con lei c’era il suo unico figlio Henri, che sebbene la paternità fosse sconosciuta, si presume che il padre fosse il banchiere sposato Auguste Albert Gaston Florian Mollard, da cui Marthe prese il nome d’arte. I saloni delle dimore delle demi-mondaine erano scandalosamente ricchi e attirarono scrittori, pittori, filosofi e musicisti, oltre vedere la nascita di molti capolavori d’arte, proprio come era l’appartamento di Square La Bruyère.

Marthe De Florian appartamento Parigi

Così passò il tempo della gemma parigina, tra spettacoli, uomini e bella vita mentre la storia piano piano, si annidava tra le mura della sua casa. Marthe morì nell’appartamento nel 1939, alla soglia della Grande Guerra. Il suo certificato di morte venne firmato dal figlio, che continuò a viverci, per un periodo con la figlia Solange. Ma la guerra, come sempre succede, rovina tutto e nell’estate del 1940 i tedeschi entrano a Parigi. Solange lascia la sua casa parigina per andare al sud, nella zona franca, dove acquista una casa, lasciandosi alle spalle interi tratti della sua vita.

È in questa casa borghese dell’Ardèche che è morta nel 2010, senza mai essere tornata nell’appartamento di Square La Bruyère. Il motivo di questo mancato ritorno è tuttora sconosciuto. Il padre continuò a vivere fino al 1966, quando lasciò in eredità la casa alla figlia che continuò a pagarne le spese, senza però voler più fare ritorno.

Uno scrigno d’arte visto dal buco della serratura

 Foto © Luc Pâris – Getty

Olivier Choppin de Janvry, banditore di Drouot famosa casa d’aste parigina, inala la polvere benefattrice che in settant’anni ha formato uno strato spesso preservando così ogni singolo oggetto rinvenuto. Percorre il corridoio rivestito di carta da parati sbiadita e consunta, staccata all’estremità dall’umidità e dal tempo. Entra nel soggiorno in stile rococò, in un’atmosfera carica di Belle Époque, dove ogni cosa è congelata in quel giorno del 1940, quando Solange sbatte la porta per non tornare mai più. Uno struzzo impagliato, una vecchia bambola di Topolino, un paravento dipinto a mano, incisioni, busti di marmo. Dall’altro lato vasi dalla Cina, fasci di giornali spiegazzati, tende con balze alle finestre, poltrone Luigi XVI, fiori secchi, tappeti orientali, uno specchio a tre facce: non c’è dubbio è la casa di una famosa cortigiana del 1900.

Nel suo lento girovagare, Oliver si ferma improvvisamente davanti ad una tela che adorna la parete della sala da pranzo. Il dipinto rappresenta una donna, una silfide maestosa e sublime nel suo vaporoso abito di mussola rosa, in posa di profilo, con una collana di perle al collo. Non è tanto l’identità della modella che lo incuriosisce, quanto lo stile del pittore, che gli sembra familiare. Chiama subito il collega Marc Ottavi, esperto di quadri il quale, dopo poco, bussa alla porta dell’appartamento. Per lui non ci sono dubbi: si tratta di un’opera di Boldini, maestro italiano della The Gilded Age, come gli americani chiamano la Belle Époque, i cui incontri mondani gli hanno ispirato sublimi dipinti.

Marthe De Florian appartamento Parigi

Giovanni Boldini, artista noto in particolare per il suo ritratto di Robert de Montesquiou conservato al Musée d’Orsay, era un ritrattista talentuoso che sapeva riportare sulla tela, il dinamismo e l’eleganza dei soggetti che ritraeva. Nato a Ferrara, si creò ben presto una fitta rete di contatti che lo aiutò molto nella sua attività. Entrò in confidenza con numerose personalità aristocratiche che gravitavano a Firenze, in particolar modo nobili stranieri, che oltre a commissionargli diverse opere ben retribuite, lo facevano vivere tra gli agi e il lusso del tempo. Portato a Parigi dal marito della sua amante Isabella Falconer, di cui era diventato amico, si rese conto che vi erano altre culture da conoscere, così che l’Italia iniziò ad andargli sempre più stretta.

La Francia, in quel periodo, si trovava agli albori della Terza Repubblica e Parigi in particolare assumeva i contorni di una città moderna, dinamica e ricca di spunti, tra caffè letterari, musei, circoli. Così, Boldini vi si trasferì definitivamente nel 1871. La sua arte, cresciuta a contatto con i Macchiaioli, senza però aderirvi completamente, adotta soluzioni di linee e colori ardite e dinamiche. Nei suoi dipinti infatti, il soggetto non è mai statico, ma è come catturato nell’attimo di fare un gesto, alzare una mano, voltarsi, sorridere, respirare. Come in una fotografia, anche lo spazio intorno è “vivo”, dinamico e reale, ma ciò che colpisce sono le espressioni dei volti, come nel ritratto di Giuseppe Verdi, che sono sicura ognuno di noi si è fermato ad osservare almeno una volta.

Il tempo ritrovato

Oliver e il collega rimangono a guardare il dipinto per un attimo che pare interminabile, chiedendosi chi può essere la donna ritratta. Nel frattempo il quadro dovrà rimanere in un luogo sicuro, mentre Oliver cerca qualche indizio per scoprirne l’identità. Tra gioielli, spazzole, trucchi e flaconi di profumo adagiati sulla toletta, Oliver trova delle lettere, è la corrispondenza di Marthe con i suoi tanti amanti, ben divisa in fasci legati da nastri e chiusa in della carta velina di colore diverso. “Calme e appassionate”, così descrive le lettere. E’ attraverso quello scambio di missive che si trova l’identità della donna vestita di rosa: è Marthe De Florian, amante del pittore Boldini che le dedicò uno dei suoi più bei quadri di sempre.

Nel lotto è stata rinvenuta una cartolina autografa del Boldini, oltre a numerose lettere di ammiratori. Nessuno è mai stato a conoscenza dell’esistenza dell’opera, perché fu realizzata dal pittore come regalo per Marthe nel 1898, quando la musa aveva 24 anni. Questa notizia sorprese molti appassionati d’arte e il valore del dipinto raggiunse i 2 milioni e 100 mila euro, battuto all’asta per quella cifra è considerato una delle più belle scoperte artistiche di questo secolo. E’ stato acquistato da un italiano ed ora si trova in una collezione privata, non c’è dato sapere dove.

Foto di arte.rai.it

Marthe De Florian appartamento Parigi

Questa vicenda intrisa di fascino e mistero, ha ispirato tantissimi articoli e alcuni libri che ne contengono, in parte, la storia. A Paris Apartment di Michelle Gable, nell’edizione italiana tradotto con “Un favoloso appartamento a Parigi” e The Velvet Hours della scrittrice americana Alyson Richman. Ultimamente ho appena finito di leggere La casa in riva al lago dell’australiana Ella Carey, che intreccia le vicende vissute durante la Seconda Guerra Mondiale, dalla nipote di Madame Florian, con un segreto rivelato ai giorni nostri dal nonno di Anna, una ragazza di San Francisco. Coinvolgente la storia vissuta nella Germania alla nascita del nazismo e la scoperta, settant’anni dopo, di una dimora storica, di un anello e della connessione con l’appartamento di Parigi.

Ad oggi nessuno si spiega perchè Solange non è mai tornata nell’appartamento, abbandonando tutte quelle meraviglie, la splendida tela di Boldini e ancora più misterioso, è il fatto che non ne abbia mai parlato con la famiglia. Così nel settembre del 2010 l’appartamento di 140 mq. a Square La Bruyère, Parigi, è stato svuotato, ristrutturato e venduto. Gli oggetti di Marthe sono anch’essi stati ceduti, ma il mistero e la magia che hanno avvolto per così tanti anni quel luogo, non sono scomparsi. Ogni casa ha un’anima, assorbe le energie e le emozioni di chi vi abita, questo è certo. I muri dell’appartamento ridipinti e rinnovati, sono sicuramente ancora intrisi di quelle vicende, amori, intrighi e pettegolezzi che il tempo non ha cancellato.

Come fantasmi del passato sono convinta che quelle storie siano ancora lì, ad aspettare la prossima ragazza vestita di mussola rosa, che magari sogna una vita migliore, l’indipendenza e forse l’amore, per se e il suo bambino.

Articolo di Lara Uguccioni

Marthe De Florian appartamento Parigi

Fonti:
lesenquetesdesimon.com

wikipedia.org
Tutte le fotografie sono reperibili sul web

Nota dell’autore: ho letto molto sull’argomento e da tutto questo sapere ne è scaturito questo articolo. Non me ne voglia il signor Oliver se la descrizione della sua entrata nella casa è così banalmente romantica e degna di un libro di favole. Aimè io ho molta fantasia , adoro le favole e questa storia ha tutte le carte per farne parte.

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rodolfo graziani
rodolfo graziani
3 mesi fa

Interessante e ben scritto. Si legge volentieri. Complimenti e grazie.

Tamara
6 mesi fa

Porca miseria! Son stata a Parigi a Gennaio e non ho assolutamente visitato questo posto…peccato averlo letto solo ora, mi sarebbe piaciuto tanto visitare l’appartamento di Marthe de Florian

Elena
1 anno fa

Certo che Oliver ha fatto proprio una bella scoperta. Io però non l’avrei venduta, ma dopo averla restaurata l’avrei aperta al pubblico trasformandola in museo. Sarebbe stato bello poterla ammirare.

Veronica
1 anno fa

Ti ringrazio non sol per avermi fatto conoscere questa storia ma anche per il bellissimo viaggio temporale nella Belle Epoque francese. Un vero peccato che la casa non sia stata trasformata in un museo e invece abbiano venduto tutto…

ANTONELLA
1 anno fa

che storia bellssima! Adoro quel periodo della storia e adoro la Parigi di quegli anni con artisti pieni di talento e donne di grande intelligenza e libertà di costumi.
Il quartiere di Montmartre nasconde angoli ancora intatti e non so cosa darei per passare anche solo una notte in quel meraviglioso appartamento

Libera
Libera
1 anno fa

Con questo racconto ci hai fatto fare un bel viaggio indietro nel tempo, in un periodo tra l’altro, che mi ha sempre affascinato, ovvero quello della Belle Epoque.

Paola
1 anno fa

La Belle Epoque deve essere stata sicuramente uno dei periodi più belli e suggestivi della nostra storia! E lo dimostrano queste meravigliose storie!

Stefania
Stefania
1 anno fa
Rispondi a  Paola

Adoro Parigi della Belle Epoche. Bellissimo il tuo articolo un vero viaggio nek tempo. Anche io speravo che diventasse un museo quell’appartamento. Peccato che tutto sia stato venduto.
Un vero testo di storia. Mi hai incuriosito con i romanzi ispirati a questa vicenda:li leggerò!

Bru
Bru
1 anno fa

Ciao Lara hai raccontato una bellissima storia ricca di misteri, come si fa a resistere al fascino di un luogo come questo, dove ( citando le tue parole ) si è vissuto in maniera stravagante, lussuoso, in una miscela eclettica di bei vestiti, cibo costoso e promiscuità sessuale.

Annalisa Trevaligie-Magazine

Mi hai fatto fare un meraviglioso viaggio nei costumi della Belle Epoque, periodo storico che mi affascina particolarmente. Peccato che la casa sia stata venduta ma è altrettanto vero, come dici tu, che le pareti hanno memoria e che sicuramente qualche altra persona animerà quelle stanze con altrettanto trasporto.

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