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Love Christmas! La mappa delle ricette natalizie nel mondo

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Natale vuol dire una cosa sola: cibo, cibo e ancora cibo! Sappiamo tutti come funziona qui in Italia: antipasti che sembrano non finire mai, primi piatti degni di una festa reale e dolci che si moltiplicano magicamente quando pensavi di alzarti da tavola. Ma che succede fuori dai nostri confini? Se la tavola italiana è regina delle feste, anche gli altri paesi non scherzano: tra pudding inglesi, pan di zenzero nordici e dolci esotici che profumano d’estate, il mondo si veste a festa e cucina piatti che raccontano storie antiche e tradizioni uniche. Vi siete mai chiesti cosa finisce nei piatti di chi celebra il Natale in giro per il globo? E no, non parlo solo del pranzo del 25 dicembre!

In alcuni luoghi, la Vigilia di Natale è il cuore della celebrazione, con menù a base di pesce che ricorda antichi digiuni religiosi, mentre in altri paesi si festeggia anche a gennaio, seguendo il calendario giuliano. E poi ci sono le particolarità: la Georgia che apparecchia la tavola il 7 gennaio o l’Armenia che brinda il 6 gennaio. Insomma, il Natale non è solo una data: è una festa che si adatta alle culture e ai calendari, ma ovunque il filo conduttore è uno solo: condividere il cibo. Oggi vi porto in un viaggio natalizio tra ricette, tradizioni e sapori del mondo, dove ogni Natale è un mix perfetto di casa, calore e piatti da leccarsi i baffi.

Ovviamente non possiamo andare ovunque, ma ho selezionato alcune pietanze che ho assaggiato personalmente o che rappresentano il cuore delle celebrazioni natalizie nei loro paesi. Ogni piatto tipico è una piccola finestra su una cultura, una tavola imbandita che racconta di famiglia, memoria e tanto amore. Prendete posto, allacciate il grembiule e aprite la valigia dei sapori, perché stiamo per partire: questa è la mappa delle ricette natalizie nel mondo.

Indonesia: tra spezie, riso fritto e un maialino… squisito!

In Indonesia, il Natale è una festa importante per le comunità cristiane, specialmente nelle isole di Sulawesi, Flores e nelle Molucche. Qui le celebrazioni natalizie sono un mix di colori, profumi e sapori che riflettono la ricca cultura gastronomica del paese. Non è raro trovare il Nasi Goreng, famoso riso fritto, servito sempre, anche durante le feste, arricchito con carne, pesce o verdure. Viene accompagnato da piatti dai sapori decisi come la carne di coccodrillo che vi giuro essere buonissima. Ma il protagonista indiscusso, per chi se lo può permettere, è un piatto che non passa inosservato: il Babi Guling, il maialino in porchetta speziato. La mia prima esperienza con il Nasi Goreng è stata durante una vacanza a Bali quando ogni giorno era un appuntamento fisso, tanto a pranzo che a cena.

Un pomeriggio, di ritorno dalla famosa Foresta delle Scimmie di Ubud, abbiamo deciso di spingerci oltre. Dopo una sosta in un piccolo warung (un ristorantino locale) che serviva carne davvero memorabile, abbiamo chiesto ai cuochi di prepararci qualcosa di speciale per la sera successiva. Ebbene, abbiamo prenotato un maialino intero in porchetta. Se siete vegetariani, questo è il momento giusto per chiudere gli occhi o scorrere velocemente: il livello di “deliziosa crudeltà gastronomica” è alto. Al calar del sole, il nostro cuoco è arrivato con una sorta di Ape Piaggio sulla quale era adagiato un maialino intero in porchetta, dorato, croccante e profumatissimo.

Le spezie che lo avvolgevano, zenzero, curcuma, galanga e peperoncino, erano un trionfo di sapore gustato ad un tasso d’umidità del 90%.

La testa del maialino, ancora al suo posto, ci fissava quasi con approvazione, mentre noi, insieme a una tavolata di amici, vicini di casa e conoscenti improvvisati, ci preparavamo a una festa conviviale che ricorderò per sempre. Il Babi Guling non è solo un piatto: è un simbolo di condivisione e abbondanza, un lusso che le famiglie indonesiane cristiane si concedono a Natale, soprattutto nelle regioni più legate a questa festività. La preparazione è lunga e laboriosa: il maialino viene farcito con spezie ed erbe aromatiche e cotto lentamente su uno spiedo, fino ad ottenere quella pelle croccante e dorata che è considerata la parte più pregiata. A Bali, ad esempio, questo piatto viene spesso accompagnato da verdure saltate, per un equilibrio perfetto tra sapori intensi e freschezza.

Quel giorno a Bali ho imparato che il Natale, in qualunque angolo del mondo lo si celebri, ha sempre lo stesso cuore: stare insieme e condividere un pasto, magari con una nota speziata che racconta la storia di un luogo lontano. E credetemi, il Babi Guling è una storia che vale davvero la pena assaggiare.

Australia: in spiaggia tra barbecue e Pavlova

Immaginate il Natale con il sole alto, un cielo azzurro e limpido, dove il profumo del mare è nell’aria. In Australia, il 25 dicembre non significa neve e camini accesi, ma giornate al caldo che sembrano uscite da una cartolina estiva. Non è certo di mio gusto, amo il freddo, ma il Natale australiano mi ricorda il caos di casa mia a ferragosto. E’ infatti sinonimo di barbecue all’aperto, spiagge affollate e tavole piene di piatti freschi e saporiti. Le famiglie si riuniscono per grigliare carne: agnello, maiale, bistecche e salsicce, ma soprattutto frutti di mare. Gamberi succulenti, aragoste e ostriche freschissime sono i veri protagonisti. Il cocktail di gamberi, servito come antipasto con una salsa rosa cremosa (e lo fa ogni anno anche mia sorella alla Vigilia) è un classico che non manca mai.

Ma tra tutte le prelibatezze estive, la regina della tavola natalizia australiana è senza dubbio la Pavlova . Questo dolce, bello da vedere e delizioso da gustare, è un’icona perfetta per il Natale estivo: leggero, fresco e guarnito con tanta frutta di stagione. La Pavlova è una torta a base di meringa, croccante fuori e morbida all’interno, ricoperta con panna montata e decorata con fragole, kiwi e maracujá, che le conferiscono quel tocco esotico che profuma d’estate. Qui nasce però la disputa più dolce della storia: è un dolce australiano o neozelandese? Entrambi i paesi rivendicano la sua origine, attribuendola come omaggio alla ballerina russa Anna Pavlova, che visitò la regione negli anni ’20 del secolo scorso.

Secondo la versione australiana, fu un cuoco a Perth a creare questa torta eterea, ispirato alla leggerezza dei passi della ballerina. Secondo i neozelandesi, invece, la Pavlova è nata proprio in Nuova Zelanda, e la frutta fresca ne è la firma caratteristica. Chi ha ragione? Forse non lo sapremo mai, ma una cosa è certa: in Australia, il Natale non sarebbe lo stesso senza una fetta di Pavlova fresca e profumata. Eppure, l’influenza britannica non manca mai. Anche con temperatura che sfiorano i 30 gradi, molte famiglie australiane servono il Christmas Pudding, dolce denso di frutta secca e spezie che viene “flambato” con brandy. È come un piccolo richiamo nostalgico alla tradizione europea, che resiste anche sotto il sole cocente dell’Australia.

Che sia sulla spiaggia con un barbecue acceso o sotto l’ombra di un albero decorato, il Natale australiano è un mix di tradizione e leggerezza, con la Pavlova che, come una ballerina, incanta la tavola e fa venire voglia di un altro assaggio. Quasi quasi il prossimo anno vado in Australia!

Brasile: un Natale tropicale con tacchino, farofa e rabanadas

In Brasile, il Natale si festeggia con il calore e non solo quello della famiglia, dato che lì è estate. Il 24 dicembre, quando in molte case del mondo si accendono camini e candele, in Brasile si spalancano le finestre per lasciar entrare l’aria estiva. La “Ceia de Natal”, la cena della Vigilia, è il cuore delle celebrazioni natalizie brasiliane, un momento di gioia che riunisce parenti e amici attorno ad una tavola imbandita in grande stile. Protagonista assoluto è il Perù de Natal, il tacchino natalizio, un piatto che riflette l’abbondanza e le influenze culturali del paese. A differenza delle versioni europee, qui il tacchino viene farcito con frutta secca, cocco o perfino ananas, per un risultato che profuma di tropici.

Ad accompagnarlo, c’è sempre la farofa, una preparazione a base di farina di manioca tostata nel burro e arricchita con pancetta, noci o uvetta. Questa sorta di semolino polveroso, che funge da pane, o ti piace o lo detesti, io sono per la seconda. La cucina natalizia brasiliana però è fatta di molto altro ed è una meravigliosa contaminazione di sapori. Si intrecciano infatti influenze portoghesi, africane e indigene e il risultato è un menù che sa di famiglia, ma sorprende e con tocchi tropicali. Piatti di carne, riso e insalate colorate si alternano a frutta fresca, immancabile nei pranzi brasiliani. E mentre il tacchino regna sovrano come piatto principale, in molte famiglie non manca il bolo de Natal, un dolce ricco e speziato che richiama le tradizioni portoghesi.

Anni fa ho passato le feste natalizie in Brasile, a casa di amici. La mia esperienza però non è attendibile: ho cenato a tagliatelle fatte in casa con un sugo di pomodoro e astice. E’ stato un sogno! Tornando a noi il vero gioiello della tavola brasiliana è la rabanada, una sorta di French toast che si prepara con pane imbevuto di latte e zucchero, fritto e poi spolverato con cannella. Semplice ma irresistibile, è il dolce che mette tutti d’accordo, dai nonni ai più piccoli: viene servito caldo o freddo a fine cena. In Brasile, le rabanadas sono un po’ come il panettone in Italia: ne mangi una fetta e sai che il Natale è davvero iniziato. Immancabile sulla tavola brasiliana è il tacchino, un retaggio delle influenze portate dai coloni europei.

Molte famiglie lo preparano insaporendolo con marinature a base di agrumi, spezie e abbondanti erbe aromatiche, servendolo poi con contorni tipici come il riso al forno. Nonostante il Natale cada in piena estate e le temperature siano ben diverse da quelle invernali statunitensi, il “peru” è comunque diventato un simbolo di abbondanza e della festa. Questo dimostra come la cucina brasiliana sappia sempre rielaborare le tradizioni straniere, fondendole con il proprio spirito e l’allegria. Insieme, questi sapori si mescolano alla musica, ai balli, ai sorrisi e alle luci delle città illuminate, creando un’atmosfera festosa che profuma di convivialità e tradizione. (Eh sì nella foto sono io in mezzo alla foresta brasileira, dopo aver visto un serpente!).

Stati Uniti: il bis del Thanksgiving Day

Negli Stati Uniti, il tacchino è protagonista assoluto sia al Thanksgiving sia a Natale, quasi a simboleggiare l’idea di “festa grande” che gli americani amano onorare con un banchetto ricco e colorato. Nonostante il clima invernale vari molto da uno Stato all’altro, la tavola natalizia si presenta quasi ovunque con l’inconfondibile profumo del “turkey roast”. Questo è spesso accompagnato dalla dolcezza della salsa di mirtilli (cranberry sauce), il purè di patate (mashed potatoes) e le immancabili sweet potatoes, servite in più versioni, dal forno alla frittura. C’è chi, per variare un po’ rispetto al menù del Ringraziamento, opta per un ripieno diverso o combina il tacchino con spezie regionali, soprattutto in quelle zone degli USA dove è forte l’influsso delle cucine creola o cajun.

Negli Stati del Nord-Ovest, come Washington e Oregon, alcuni preferiscono portare in tavola un’oca arrosto al posto del classico tacchino, oppure sostituirlo del tutto con un succulento prosciutto glassato, cotto lentamente in forno. Queste alternative, considerate più invernali e legate alle usanze dei primi coloni di origine europea, si sposano bene con il clima rigido e le paesaggistiche foreste della regione. L’oca, per esempio, era una scelta frequente nella vecchia Europa e ha trovato in alcune zone degli Stati Uniti, specialmente quelle più fresche e umide, un pubblico affezionato che ama riscoprire i sapori di un tempo.

Scendendo più a sud, dalla California fino al Texas, non è raro trovare famiglie che, pur riproponendo i piatti del Ringraziamento, li personalizzano con ingredienti locali o metodi di cottura particolari. In alcune aree del Sud, per esempio, si pratica il “deep-fried turkey”, ovvero il tacchino fritto in grandi pentoloni all’aperto, un’usanza che rende la carne ancora più tenera e saporita (ma anche piuttosto rischiosa se non eseguita con attenzione!). Ho scoperto questa pratica in una puntata delle “Gilmore Girls” ambientata nel Giorno del Ringraziamento. Devo dire che non è consigliabile cuocere un tacchino di 6/9 chili in un pentolone pieno d’olio bollente. Soprattutto se si è ubriachi! Nel Sud-Ovest, invece, può capitare di vedere abbinamenti tex-mex, con salsa piccante o contorni a base di mais e jalapeño, rispecchiando l’influenza delle comunità latino-americane.

Dove invece avviene un vero cambiamento rispetto al Ringraziamento è nella parte dolce del menu. Nel periodo natalizio si moltiplicano le ricette tipicamente invernali, dalla tradizione anglosassone delle mince pies, le tortine di pasta frolla ripiene di frutta secca e spezie, al christmas pudding, un antico lascito dei primi coloni britannici in America. Si aggiungono poi i famosi gingerbread men cookies, i biscottini speziati a forma di omino, amati dai bambini che li decorano con glassa colorata per lasciarli a Babbo Natale. Insomma, che si tratti di tacchino, oca o prosciutto, la festa resta assicurata: i diversi Stati americani sanno come mescolare vecchie tradizioni europee, innovazioni locali e un pizzico di esuberanza tutta “made in USA” per rendere il Natale un’esperienza gustosa e indimenticabile.

Canada: tradizioni dal sapore francese

Il Canada è un Paese vastissimo e multiculturale, dove le tradizioni natalizie riflettono l’incontro di influenze anglosassoni, francesi e persino indigene. Nonostante l’inverno possa diventare rigido, con temperature che vanno oltre i 35 gradi sotto zero, la convivialità delle feste rende le tavole canadesi una vera esplosione di sapori. I paesaggi innevati, le luci colorate e l’accoglienza tipicamente nordica creano un’atmosfera suggestiva, che invita a pranzi e cene ricchi di piatti tradizionali e di ingredienti genuini provenienti dalle diverse regioni del Paese. In Québec, la tradizione francofona trova il suo momento più intenso nel Réveillon, la cena che si tiene alla vigilia di Natale e prosegue spesso fino a notte fonda.

Il piatto simbolo di questa ricorrenza è la tourtière, una torta salata ripiena di carne macinata (solitamente maiale, manzo o vitello), aromatizzata con spezie come cannella e chiodi di garofano. Io ne ho assaggiate fatte con diverse carni e vi posso assicurare che sono speciali, soprattutto quando fa molto freddo fuori. Sono infatti estremamente grasse, aiutando così a sopportare il gelo del Canada dell’est. A fine pasto, è d’obbligo un assaggio di dolci come la sucre à la crème, una crema zuccherina densa e profumata, o il classico pouding chômeur, una sorta di torta dalla consistenza morbida servita calda, spesso con una generosa dose di sciroppo d’acero.

Nelle altre province canadesi, il menù natalizio è più simile a quello americano: tacchino ripieno o prosciutto al forno, accompagnati da purè di patate, verdure arrosto e salse saporite. Tuttavia, ogni zona aggiunge il proprio tocco regionale. Nelle province atlantiche come la Nuova Scozia o Terranova e Labrador, per esempio, non è raro trovare specialità a base di pesce fresco o crostacei, mentre in Ontario e nelle regioni centrali si riscoprono piatti ereditati dai pionieri scozzesi, inglesi e irlandesi, come i pudding e le mince pies, o ancora versioni rivisitate di dolci europei.

Nelle aree più settentrionali del Paese, influenzate dalle culture inuit e delle Prime Nazioni, il Natale mantiene un forte legame con la natura e le tradizioni ancestrali. Qui, ingredienti locali come il caribù o il pesce freschissimo possono entrare a far parte del pasto festivo, spesso accompagnati da condimenti a base di erbe e bacche locali. Anche l’artigianato tipico, come gli intagli in legno e osso, diventa protagonista di mercatini natalizi, dove la popolazione si riunisce per celebrare la bellezza di una festa che intreccia spirito comunitario e profondo rispetto per le proprie radici.

Europa: un mix di sapori speziati

L’Europa, a Natale, è un caleidoscopio di profumi, sapori e, diciamocelo, calorie in abbondanza. Se pensi che la tradizione italiana sia già un trionfo di piatti regionali, prova a sbirciare oltre confine: scoprirai di tutto, dai wurstel galleggianti in zuppa in qualche angolo della Mitteleuropa, fino al dolce ceco con dentro una monetina (chi la trova, pare avrà fortuna… o un dente rotto!). Scherzi a parte, ogni nazione ha il suo modo di onorare la tavola natalizia, frutto di secoli di influenze storiche, scambi commerciali e un pizzico di rivalità campanilistica (“Il nostro panettone è più buono!” “No, il nostro pandoro è più soffice!”). Si va dal nord, dove il clima rigido invita a cucinare cibi corposi – aringhe marinate, prosciutti glassati e dolci pieni di spezie – fino alle zone mediterranee, dove l’olio extravergine, il pesce e le erbe aromatiche si sposano in ricette che sembrano preannunciare l’estate.

E non dimentichiamoci di quei popoli che sfidano il freddo ballando intorno ai falò, mentre sorseggiano un vino bollente e speziato che potrebbe scaldare persino un pinguino. Insomma, la cucina natalizia europea è come un grande buffet che attraversa il continente, un viaggio a più tappe e infinite portate, dove ogni piatto racconta la storia, i riti e il carattere di chi l’ha inventato. E se sei convinto di aver visto tutto dopo i manicaretti della nonna (che cucina per dodici anche se siete in due), prova a dare un’occhiata a come festeggiano nei Paesi baltici o in quelli balcanici. Potresti scoprire pietanze impensabili, ma sempre condivise con lo stesso spirito di festa e convivialità che accomuna tutti gli europei durante il periodo più magico dell’anno.

Germania

In Germania, l’atmosfera natalizia conquista strade, case e soprattutto cuori già dai primi giorni di dicembre, quando si cominciano ad accendere le migliaia di luci che rischiarano le fredde serate invernali. A scandire l’attesa fino al 25 dicembre contribuisce l’amatissimo Adventskalendar, una tradizione di origine protestante che rende la quotidianità più dolce, nascondendo cioccolatini o piccoli regali in apposite caselline. La vera festa si concretizza attorno al pranzo di Natale, dove l’Hauptteller, la portata principale, può variare a seconda delle regioni e delle preferenze familiari. C’è chi predilige il Martinsgans, l’oca arrosto ripiena di castagne, mele e cipolle, accompagnata dal cavolo rosso e dai Klöße (gnocchi di patate), mentre altri optano per il pesce, come le Weihnachtskarpfen (carpe di Natale), una scelta che affonda le radici nelle antiche tradizioni Cristiane.

Indipendentemente dal piatto principale, in Germania il vero protagonista delle feste è quasi sempre il dolce. Un ruolo d’onore spetta al Lebkuchen, una specie di torta-biscotto profumata di miele e spezie, e allo Stollen, un tipico panetto ricco di canditi, mandorle e frutta secca, la cui forma allungata rievoca l’immagine del Bambin Gesù avvolto nelle fasce. Ogni dicembre, a casa di mia zia, faceva immancabilmente la sua comparsa, inviata puntualmente dalle sue amiche tedesche. Anche se non lo mangiavo (i canditi proprio non mi andavano a genio), quel piccolo dolce riusciva comunque a trasformare la cucina in un regno di profumi dolci e speziati. Bastava varcare la soglia per essere avvolti da quell’atmosfera unica, tanto da sentirsi già in pieno spirito natalizio molto prima del 25 dicembre.

Regno Unito

In Inghilterra, il Natale è sinonimo di tradizione, convivialità e un pizzico di fortuna. Protagonista assoluto sulla tavola delle feste è il Christmas pudding, un dessert denso e profumato preparato con frutta secca, rum, canditi, uvetta, spezie e pangrattato. La leggenda vuole che abbia 13 ingredienti in omaggio a Gesù e ai suoi dodici apostoli, ma il vero motivo per cui tutti lo adorano è la monetina nascosta al suo interno. Chi la trova nella propria fetta, si dice, sarà baciato dalla sorte per l’anno a venire. Naturalmente, prima di arrivare al dolce, c’è spazio per tante altre prelibatezze da gustare in compagnia. Fra le specialità più popolari spiccano i pigs in Blankets, salsicce avvolte nel bacon, il cornish pasty, un pasticcio di carne dentro alla pasta sfoglia e diverse salse – come quella di mirtilli – perfette per insaporire patate e verdure.

La portata principale varia a seconda della tradizione familiare o regionale: il tacchino ripieno è il grande classico, ma in alcune zone si preferisce un aromatico roast beef oppure uno spezzatino stufato nelle birre scure, come la Guinness. Qualunque sia la scelta, non mancano mai le immancabili patate al forno, rigorosamente cotte con burro o grasso d’oca, per accompagnare un pranzo di Natale tutto “british style”. Sebbene Irlanda e Scozia condividano molte tradizioni culinarie natalizie con l’Inghilterra (ad esempio l’immancabile tacchino o le varianti di pudding), ciascuna ha anche le proprie specialità regionali che rendono le festività un po’ diverse da quelle inglesi:

Stufato irlandese

Irlanda

  • Spiced beef: in particolare nella contea di Cork, durante il periodo natalizio si prepara questo taglio di manzo marinato in spezie e sale, poi cotto lentamente. Si serve affettato sottile, spesso accompagnato da contorni di patate e cavolo.
  • Goose roast : in alcune zone rurali è ancora diffuso l’arrosto d’oca, una tradizione che ha radici antiche e che richiama i menù festivi dell’Europa continentale.
  • Irish Christmas Cake : un dolce ricco di frutta secca e canditi, simile al Christmas pudding inglese, ma leggermente diverso per consistenza e aromi.
  • Brandy butter o whisky cream : per accompagnare i dolci natalizi, spesso si usano salse alcoliche a base di burro, zucchero e un goccio di liquore (brandy o whisky irlandese), immancabili soprattutto con il pudding o le mince pies.
Haggis
  • Scozia
    • Clootie dumpling : è un tipo di budino bollito avvolto in un panno (il “cloot”), preparato con farina, frutta secca, spezie e melassa. La cottura lenta dona una consistenza morbida e un sapore intenso, diverso dal classico Christmas pudding inglese.
    • Black bun : un dolce denso e speziato, ripieno di frutta secca e spezie, spesso consumato anche durante Hogmanay (il Capodanno scozzese), ma presente sulle tavole natalizie più tradizionali.
    • Shortbread : i famosi biscotti burrosi sono un must del periodo festivo scozzese: semplici ma irresistibili, serviti spesso con tè o con un buon bicchiere di whisky.
    • Haggis (fuori stagione, ma talvolta presente) : pur non essendo tipicamente natalizio, in alcune famiglie lo si ripropone durante le feste come pietanza simbolica della cucina scozzese, magari in una versione meno tradizionale o accompagnato da contorni più festivi.

In generale, quindi, Irlanda e Scozia hanno molti punti in comune con l’Inghilterra in fatto di piatti di Natale, ma il loro tocco locale – dai sapori affumicati, alle salse con whisky, fino alle antiche ricette di pudding bolliti – regala emozioni uniche ad ogni portata.

Norvegia

La Norvegia, come gli altri Paesi scandinavi, inizia a respirare l’atmosfera natalizia già a metà novembre, tra luminarie, mercatini e rituali che preparano l’arrivo del lungo inverno. Ma oltre alla magia delle luci e delle decorazioni, in questo periodo si celebrano anche sapori decisi, spesso considerati “forti” per i palati meno avventurosi. Un esempio è la smalahove, la testa di pecora bollita, cotta al vapore o talvolta affumicata, servita in alcune regioni del Paese come autentico piatto festivo. Altrove, invece, si preferisce il lutefisk, merluzzo o stoccafisso cotto al forno, anch’esso dal gusto intenso e particolare. Quando ero piccola, questo piatto faceva parte delle nostre tradizioni invernali. A dire il vero, non ho mai saputo perché fosse entrato a far parte del menù di famiglia. Ora, purtroppo, non ho più nessuno a cui chiederlo, e il mistero resterà irrisolto.

Due veri classici del pranzo di Natale norvegese sono il ribbe, arrosto di maiale dalla cotenna croccante, e il pinnekjøtt , costine di agnello tradizionalmente servite con semplici contorni come crauti e patate. Accanto a queste preparazioni “coraggiose” e tipicamente invernali, non possono mancare i dolci della festa. Il periodo natalizio in Norvegia è infatti legato a un momento di condivisione in famiglia, come la costruzione della casetta di pan di zenzero: pepperkakehus, una vera e propria opera di creatività collettiva, decorata con glassa e caramelle. E poi ci sono gli småkaker, sette tipi di biscotti natalizi che i norvegesi amano preparare in casa, uno diverso dall’altro, per offrire una varietà di sapori e forme durante il giorno di Natale. Tra aromi di spezie, cotture lente e sapori decisi, la tavola norvegese racchiude quindi l’anima del Paese.

Un mix di tradizioni antiche, ospitalità scandinava e voglia di stare insieme, anche quando il buio e il freddo sembrano interminabili.

E così, dal tacchino inglese alle teste di pecora norvegesi, passando per oche arrosto tedesche, pavlove e biscottini scozzesi, abbiamo fatto il giro dei sapori natalizi a cavallo tra continenti e culture. È incredibile come la cucina riesca a raccontare storie, tradizioni e persino piccole follie, tutte radicate nel calore dello stare insieme. Perché in fondo è questo il vero spirito del Natale: condividere, brindare, scherzare su quanta salsa di mirtilli si riesca a mettere sull’arrosto e chi abbia trovato la monetina nascosta nel dolce. Insomma, lasciamoci alle spalle ogni preoccupazione e godiamoci ogni boccone di queste feste, certi che un pizzico di magia (culinaria e non solo) non guasta mai. Buon Natale… e buon appetito a tutti!

Articolo di Lara Uguccioni

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Veronica
6 giorni fa

Il Natale al caldo è un’esperienza diversa che non so se farei. Per me Natale vuol dire notti lunghissime, cioccolate calde e dolci tipici. Ciò non vale però per il cibo. Proverei il riso fritto indonesiano sicuramente! 

Vivendo nel Regno Unito, sono abituata ai tradizionali pigs in blanket o l’odore delle mince pies, piú comuni del Christmas Pudding che non è molto amato. Anche il tacchino mi piace molto ma per Natale rimango italiana e seguo le tradizioni culinarie nostrane anche se all’estero. 

Claudia
6 giorni fa

Siamo tornati da poco da Bali e il Babi Guling è veramente un piatto da provare! Qui in Australia la pavlova è ormai il dolce d’obbligo, avendo convinto i suoceri a lasciar perdere il Christmas pudding e la Christmas cake che non piacciono a nessuno

ANTONELLA MARIA MAIOCCHI

Certo che con questa tua lista di prelibatezze mi hai già fatto dimenticare i buoni propositi di dieta post-natalzia. Vero che ovunque il cibo è sovrano per celebrare le feste ed è stupendo scoprire tante tradizioni diverse. In particolare mi hai svelato l’origine della pavlova che mi sembra tanto di moda in questo periodo e che pensavo fosse di origine polacca.

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