East Coast,  New York

New York, Harlem e il Gospel

E’ domenica mattina a New York e con un vecchio van arriviamo ad Harlem a nord di Manhattan. Nel quartiere non ci sono grattacieli, i vecchi caseggiati richiamano l’antica storia di questo luogo che ha inizio nel 1626 quando qui si insediarono gli immigrati olandesi ai quali si deve il nome, ora americanizzato, di Nieuw Haarlem cioè Nuova Harlem. Il 1800 è un secolo d’oro per Harlem. La zona è costellata di fattorie e campi coltivati, tra queste c’è quella del signor Roosevelt, papà del 32esimo Presidente degli Stati Uniti. I residenti sono proprietari terrieri, benestanti e gli antichi fasti si vedono tuttora, passando tra le verdi vie dove alcune ville appaiono, ancora oggi, le fiere padrone del quartiere.

Gli olandesi abbandonano l’area con il crollo del mercato del 1930, lasciando il posto alla comunità afroamericana che oggi vive qui. Il quartiere, per buona parte del ventesimo secolo, è stato associato al crimine, alla droga e alla povertà. Nel 1994, con l’arrivo del sindaco Giuliani e la sua politica di controllo del crimine, la zona è stata “ripulita” ed è completamente cambiata. Harlem oggi è un importante centro culturale ed economico della collettività afroamericana di Manhattan. E’ un luogo “all’antica”, dove gli estranei si salutano per strada, le famiglie fanno la veggia (come diciamo in Romagna) fuori casa nelle serate estive, i B&B sono più numerosi degli hotel. E per i più preoccupati, ora Harlem è sicura ed è possibile visitarla anche dopo il calare del sole.

Save your soul, salva la tua anima

Siamo nella metà del diciassettesimo secolo quando la Virginia, colonia inglese del Nord America, acquisisce il primo carico di uomini provenienti dal continente africano. La manodopera viene acquistata da mercanti di schiavi, per essere poi utilizzata nel Nuovo Continente, come servitù o forza lavoro nelle piantagioni di cotone degli Stati del Sud. Nasce la schiavitù,  istituto previsto dalla allora vigente legislazione, che dura più di un paio di secoli fino al 1865, anno della definitiva abolizione. Il popolo africano reso schiavo, porta con se tradizioni e costumi molto radicati dalla terra madre che, inevitabilmente, vengono tramandati di generazione in generazione anche in America. E’ quello il momento in cui inizia la cultura afroamericana, fatta di riti, pratiche curative, racconti tramandati verbalmente e ovviamente musica.

Le canzoni degli schiavi accompagnano le giornate durante le estenuanti raccolte nei campi di cotone, come tristi nenie che raccontano di vita vissuta, di fatica e di ingiustizia nel ricordo costante della madre terra: l’Africa. Le plantation songs o work songs si trasformano nel corso degli anni, in canti religiosi, nel momento in cui i predicatori cristiani convertono la popolazione africana, trovando terreno fertile nella loro forte spiritualità. Dalla mescolanza delle diverse culture nascono gli Spirituals: canti in lingua inglese, ma con ritmi e colori tipici dell’Africa. Nel 1865, con l’abolizione della schiavitù, la musica black e i suoi spirituals, non vengono più solo cantati nelle piantagioni, ma accompagnano le liturgie facendo delle Chiese, il luogo naturale dove poter esprimere e salvare la propria anima.

New York messa gospel Harlem e dintorni

Nasce così un nuovo genere musicale, ispirato alla religione, al Vangelo e alla Bibbia, chiamato Gospel che significa appunto Vangelo. Dal 1930 il genere Gospel, amato e apprezzato in patria, varca i confini americani e, attraverso i media, approda in tutte le parti del mondo. La musica Gospel, essendo di ispirazione religiosa, viene eseguita per lo più nei luoghi di culto, dove ancora oggi si balla e si canta per ringraziare Dio in tipico stile afro-americano. Come in molti casi, il sacro ed il profano si fondono, dando vita a qualcosa di unico e di estremamente suggestivo. Il Gospel è una musica che racconta il dolore, la difficoltà, la vita ai margini per poi ritrovare nella fede, la speranza e una vera possibilità di riscatto.

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Una messa Gospel

La messa Gospel è un evento molto sentito tra le comunità afroamericane di tutta l’America. Questo tipo di funzione religiosa la si trova in ogni angolo degli Stati Uniti ed ha un comune denominatore: la musica. Partecipare ad una messa Gospel è un’esperienza unica, bellissima anche per chi non è religioso o appartiene ad un altro credo. E’ qualcosa che noi italiani non siamo abituati a vedere, non fa parte della nostra cultura. L’importante, quando si decide di assistervi, come dico spesso nei miei articoli, è il rispetto che in questi luoghi, è fondamentale. Doveroso è informarsi su cosa si va a vedere prima di andarci, perchè questa esperienza non è un rito religioso come noi siamo soliti pensare. E’ importante capire il contesto in cui si entra e rispettarlo e dobbiamo sapere che ci troviamo in comunità spesso di umile estrazione.

Le persone che troverete alla funzione, indossano il “vestito della domenica”, come si dice a casa mia. Ci tengono ad essere vestite di tutto punto secondo le loro potenzialità e gusti. Vedrete quindi vecchiette con cappellini buffi, o signore con indosso vestiti di 10 colori diversi. E’ tutto molto pittoresco, ma va capito e apprezzato. Ricordatevi sempre che state entrando nella loro casa, che per loro è la casa del Signore, quindi non ostentate ricchezza con i vostri abiti. Siate discreti e come ogni bravo ospite, siate grati, adeguatevi, salutate tutti e ringraziate alla fine della messa. Queste comunità si sentono molto unite e la funzione è un vero momento di ritrovo, di gioia espressa con canti e balli.

La messa è fatta di lunghi discorsi motivazionali, dove spesso a parlare sono le persone comuni che raccontano la propria storia di sofferenza e di come hanno ritrovato la fede ed il perdono. Questi discorsi, ve lo dico per esperienza, hanno il potere di coinvolgere anche chi religioso non è, toccando il cuore di chi li ascolta. Se volete ascoltarli è bene sapere un pò di inglese, potrebbe risultare noioso se non si capisce ciò che dicono.

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Per partecipare ad una messa Gospel a New York non è necessario prenotare un tour, ma io vi consiglio comunque di farlo e vi spiego il perchè. Nella maggior parte delle chiese è spesso necessario prenotare prima, mi pare sia giusto farlo fare a chi sa dove è meglio andare. La maggior parte delle messe gospel per come noi le intendiamo, sono di rito cristiano-battista. Hanno una durata di 2/3 ore, rimanere per tutto il tempo della funzione può essere per molti, impegnativo e alzarsi a metà è poco carino. Iniziano circa verso le 11 di mattina e si protraggono fin dopo pranzo. Se andate con un tour, vi impegnerà solo nell’oretta più suggestiva, poi avrete modo di uscire dalla Chiesa senza recare disturbo.

In centro a Manhattan, la St. Patrick, Chiesa cristiana-cattolica, è aperta a tutti, ma è necessario arrivare molto prima per prendere i posti. E’ ovviamente sempre affollata essendo in pieno centro, ma ho letto che il coro è fantastico. Va comunque detto che è necessario sedersi dietro se ad un certo punto vorrete uscire. Personalmente ho prenotato il tour di Harlem con messa Gospel della Civitatis. Lo consiglio, perchè eravamo un piccolissimo gruppo, quindi siamo riusciti a muoverci bene e ad integrarci con la collettività. La guida ci ha portato in una Chiesa protestante nei sobborghi di Harlem e non frequentata dai turisti, così che abbiamo potuto assaporare un pò della vera vita di comunità.

Apollo Theatre, un altro legame con la musica

Foto: Kate Glicksberg

Harlem ha un legame indissolubile con la musica. Sulla 125th Street tra Frederic Douglas e la 7th Avenue, c’è il mitico Apollo Theatre, il leggendario palco dove si sono esibite stelle internazionali del calibro di James Brown, Ella Fitzgerald, Michael Jackson, Aretha Franklin, Louis Armstrong, Bob Marley e molti altri. Luogo leggendario è dire poco, per chi come me ha sempre amato la musica black, il soul, il funky o il blues. La costruzione attuale è del 1913 quando, alcune famiglie ebraiche, hanno voluto dare vita ad un luogo di spettacolo e cabaret solo per persone bianche. Cambiò nome in Apollo nel 1934 quando fu aperto anche agli avventori di colore e da quel momento, al suo interno si sono formati artisti del panorama musicale americano di calibro assoluto. Oggi, ogni anno, si svolgono alcuni degli eventi più glamour ed emozionanti di New York.

Una curiosità: Pino Daniele è stato il primo italiano ad esibirsi all’Apollo Theatre. Nel 2012, con il suo Tour La Grande Madre, il potente Pino debutta nel tempio della musica afroamericana, registrando il tutto esaurito. Fu un successo talmente grande che fece altre due repliche negli States, prima a Boston e poi a Washington. Pino ci manchi, sarai sempre il numero uno!

Articolo di: Lara Uguccioni

Fonti e citazioni per l’articolo:
Panorama.it
Corogospelforjoy.it
Espresso.repubblica.it
perfectstrangersofnyc.com
yoursworld.altervista.org
apollotheatre.com

2 Comments

  • ANTONELLA

    Harlem è un quartiere che mi ha affascinato tantissimo. Ormai lontano dalla fama di violenza degli anni ’70 ha saputo rivalutarsi anche culturalmente e adesso la domenica mattina è bellissimo frequentare i localini più cool per un brunch. Le messe gospel appartengono alla tradizione delle comunità afro e, come dici tu, vanno rispettate. Non sono riuscita ad entrare nella chiesta battista perchè non avevo prenotato ma ho assistito ad una messa cattolica con canti e balli del prete davvero coreografici!

    • lara_uguccioni

      Ci sono tante cose da vedere ad Harlem, non credevo invece mi sono ricreduta, è piaciuto tanto anche a me

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