Plimoth Patuxet e il primo Thanksgiving Day in America
Indice
- Ricordi di pace e di nuove alleanze
- Le donne che cucinarono il primo Ringraziamento
- Il Plimoth Patuxet
- L’accampamento nativo
E’ l’autunno del 1621 e la comunità di Pellegrini, o per meglio dire quella che ne rimane, si sta preparando per l’arrivo dell’inverno. Lo scorbuto prima e la febbre dopo, hanno decimato le 102 persone che, armate di coraggio e di sogni, sono arrivate nel Nuovo Mondo a bordo di un mercantile chiamato Mayflower. I pochi rimasti nel villaggio hanno imparato a loro spese quanto è difficile e rigido l’inverno in Massachusetts. L’umidità del mare inasprisce il gelo provocato dalla neve, mentre il vento ghiacciato dell’oceano si infila tra le fessure degli usci in legno che, per quanto robusti siano, non fermano l’intenso freddo invernale. Non sono lontani i ricordi dell’anno precedente, quando gli stenti e la fame si facevano sentire colpendo come pugnali allo stomaco.
Tanto era il freddo che li colse nel primo inverno che per non morire, dovettero rimanere sulla nave attraccati a poche centinaia di metri dalla riva. Ma purtroppo questo luogo divenne la casa dei malati e dei moribondi, molti dei quali finirono per consumarsi a causa di innumerevoli malattie contagiose. Ma facciamo un viaggio nel tempo, andiamo all’anno del disperato arrivo nel Nuovo Mondo, per capire cosa è realmente successo.
Ricordi di pace e di nuove alleanze
Era l’inverno del 1920 e gli uomini uscivano dalla nave attraccata in mare solo per cercare cibo, per esplorare le terre selvagge e feroci che come occhi ostili li stavano a guardare. Era ormai Natale quando decisero che un villaggio abbandonato da tempo poteva diventare la loro nuova dimora. Seppero poi che il suo nome era Patuxet, tomba di nativi colti dalla Grande Morte portata dagli stranieri. Fu così che iniziarono a costruire prima una grande casa comune e poi le capanne per le 19 famiglie presenti. Impossibile dimenticare la disperazione di quei momenti e la paura di non farcela. Difficile arginare quella sensazione di sconforto che li colse quando, uno dopo l’altro, morirono familiari ed amici di fame e di febbre. Entro febbraio, 31 persone persero la vita ed erano solo le prime di una lunga lista nera.
In primavera rimasero in 47, sei o sette dei quali erano in grado di nutrire e prendersi cura del resto del villaggio. Ma c’era qualcuno che stava a guardare, osservandoli bene da lontano, cercando di capire se valesse la pena salvarli dal buio in cui erano caduti.
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
I pellegrini stavano lottando per stabilirsi sulla terra che ospitava i Wampanoag, una delle tante tribù native che avevano vissuto lì per 10.000 anni prima del loro arrivo. Ogni clan aveva il proprio distretto dove cacciare, pescare e raccogliere i frutti della terra. I territori risultavano talmente popolati che i confini per la caccia erano estremamente rigidi. Il popolo Wampanoag sapeva come lavorare la terra e si spostava da un sito all’altro per ottenere il meglio dal loro raccolto. Passavano l’estate vicino alla riva e l’inverno sulla terraferma, tra i boschi. Negli anni precedenti allo sbarco della Mayflower, i nativi erano stati attaccati dalle tribù vicine, perdendo terre lungo la costa. Poi arrivò la Grande Morte e le perdite furono così devastanti, che i Wampanoag dovettero riorganizzarsi. Il capo detto sachem dovette unirsi ad altre tribù e costruire nuove alleanze per sopravvivere.
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
Malattie da cui i nativi non potevano difendersi, furono portate dagli stranieri nel 1616, spargendosi come una macchia nera di tormento e rovina. Interi villaggi furono abbandonati per disperazione, tra questi l’insediamento che i Pellegrini ricostruirono e decisero di chiamare “casa”. Nel mese di marzo del 1621, un membro dei Wamponaog di nome Samoset, entrò nei terreni della colonia di Plymouth e si presentò. Si dice che abbia chiesto una birra in inglese e abbia passato la notte a parlare con i coloni. Samoset, in seguito, portò un altro membro della sua tribù, Tisquantum detto Squanto che sapeva parlare molto bene la lingua inglese. Nonostante la sua tribù fosse stata decimata dai soldati inglesi, Tisquantum insegnò ai nuovi arrivati a piantare il mais, che divenne la loro prima fonte di sussistenza, gli disse dove pescare e come cacciare il castoro.
Fece inoltre da mediatore con la potente tribù dei Wampanoag guidata dal capo Massasoit, sachem del popolo Pokanoket. Fu un occasione importante quando i Pellegrini lo incontrarono, perchè quello fu il momento della loro affermazione come nuovo popolo. I Wampanoag erano diffidenti nei confronti della vicina tribù Narragansett, che non era stata colpita dalle epidemie ed era rimasta una tribù potente. Massasoit chiese quindi collaborazione e aiuto ai Pellegrini nel respingere eventuali attacchi nemici. Quell’anno i Narragansett inviarono alla colonia di Plymouth una minaccia fatta di frecce avvolte in pelli di serpente. William Bradford, che all’epoca era governatore della colonia, riempì la pelle di serpente di polvere e proiettili e la rimandò indietro.
I Narragansett capirono subito cosa significasse questo messaggio e non attaccarono mai la colonia. Il capo Massasoit e The Pilgrims stabilirono uno storico trattato di pace e i Wampanoag insegnarono loro come cacciare, piantare raccolti e come ottenere il meglio dalla terra del Massachusetts, salvando i coloni dalla fame.
Le donne che cucinarono il primo Ringraziamento
Torniamo al 1621, l’inverno è alle porte e l’insediamento chiamato Plymouth in onore del luogo da cui tutto aveva avuto inizio, è pronto ad accoglierlo. Il peggio è passato. Con l’aiuto degli ormai fratelli Wampanoag, il raccolto è stato eccezionale, tanto che ci sarà da mangiare per tutti in abbondanza e per tutto l’inverno. Nel nome di questo popolo c’è segnato un destino, chiamati da 10.000 anni il Popolo del Sole, i Wampanoag sono i primi a vederlo sorgere e proprio come un sole hanno fatto nascere il seme della speranza. 53 coloni sono sopravvissuti e per ringraziare di questo e del raccolto sorprendentemente fecondo, invitano gli amici nativi ad unirsi a loro in una festa lunga 3 giorni.
A cucinare sono 4 donne, le uniche rimaste dopo quell’inverno mortale, aiutate da qualche adolescente e da alcuni bambini del villaggio. Sprovviste di forni dove cuocere, senza burro perchè il bestiame non c’è ancora e in mancanza di grano che verrà piantato negli anni successivi, le quattro donne riescono sorprendentemente a sfamare 140 persone per 3 giorni. Una sfida nella già difficile sfida è quella di andare d’accordo muovendosi in sintonia e collaborando per la riuscita dell’impresa. Sì perchè ognuna di loro è di ceto sociale diverso e quasi sconosciute l’una all’altra. Quel primo Ringraziamento viene cucinato da due Sante, Mary Brewster e Susanna Winslow e da due Straniere, Elizabeth Hopkins ed Eleanor Billington.
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
Anche se tutti sono Pellegrini, la divisione è netta tra coloro che si fanno chiamare Santi per distinguersi dagli altri gruppi religiosi e gli Stranieri, così chiamati tutti quelli al di fuori del gruppo dei Santi. Cinque ragazze adolescenti sono sopravvissute all’inverno e stanno lavorando a fianco delle quattro cuoche. Tra queste c’è Mary Chilton, aveva 14 anni quando sbarcò dalla Mayflower, fu la prima donna a mettere piede sul suolo di Plymouth. Le ragazze aiutano anche a tenere d’occhio i bambini più piccoli, badano al fuoco, girano gli spiedi, trasportano l’acqua spennano gli uccelli selvatici e sgusciano i crostacei.
Le più fortunate apparecchiano le tavole che non sono altro che lunghe assi grezze di legno addobbate con dei teli di stoffa. Per mangiare ci sono solo coltelli e cucchiai, le forchette non arriveranno in America prima del 1633, piatti di legno e peltro oltre a boccali per bere. E poi tanti tovaglioli perchè la carne viene mangiata rigorosamente con le mani.
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
Mentre le donne cucinano gli uomini intrattengono gli ospiti mostrando le esercitazioni militari imparate nel Vecchio Continente e giocando tutti assieme a calcio con una palla di pelle di daino imbottita di pelo di cervo. Poi vanno a caccia, prendono tacchini, anatre, oche, piccioni e li danno alle donne che li spennano, li pelano e li puliscono per poi cucinare i più piccoli sul fuoco, lessando i più grossi. La cacciagione viene farcita con cipolle, erbe dell’orto e castagne raccolte nel bosco, mentre verdure come mais, rape, cavoli e carote finiscono nei forni olandesi sui grandi focolari.
Tanti astici, cozze e vongole servite in umido, e merluzzi, branzini, anguille arrostite. Non manca sul banchetto la frutta, il bosco è ricco di mirtilli rossi, prugne selvatiche, uva e meloni maturi. Ad accompagnare ogni pietanza la zucca stufata che chiamano pompion, termine usato già dal 16° secolo e derivante dal francese.
Il Plimoth Patuxet
Questa è la storia di un incredibile luogo chiamato Plimoth Patuxet dove è possibile viaggiare nel tempo in compagnia del popolo Wampanoag e dei Padri Pellegrini che arrivarono qui con la nave Mayflower. Fino all’anno scorso questo museo vivente era chiamato Plantation cioè piantagione. Ad oggi gli è stato assegnato l’antico nome nativo che ne conferisce il vero fascino esotico e primordiale. Passare una giornata qui è come tornare indietro nel tempo, vedere come chi è sbarcato sulle coste impervie del Massachusetts, a così tanti chilometri da casa, è riuscito ad affrontare la vita creandone una nuova.
A 400 anni dalla sua nascita, il Patuxet è un luogo di ricordi, dove è possibile parlare con i Pellegrini che sono sempre pronti a raccontare vecchi e nuovi aneddoti. Immergersi nelle storie dei membri dell’equipaggio della Mayflower, conoscere gli abitanti della comunità, ascoltare i diversi dialetti che riflettono i luoghi di provenienza catapulta il visitatore in una dimensione nuova, dove tutto deve ancora avvenire e il futuro è un estraneo che bussa alla porta. Mi sono avventurata nel villaggio tra orti coltivati e giardini dove i panni stesi sulle staccionate indicano una vita quotidiana fatta di semplicità e rigore.
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
E’ possibile curiosare nelle modeste case in legno, dove la cena è sul fuoco e i pochi effetti personali sono ben custoditi all’interno. Tutti sono in costume d’epoca e si adoperano nelle mansioni quotidiane, chi sfama le pecore, chi intaglia il legno, chi cucina. Ognuno ha la sua storia da raccontare che potrete ascoltare mentre li aiutate a spargere il becchime ai polli o sedendovi a tavola durante il pranzo. Ma vi avviso, non parlate di religione, i Pellegrini guardano con sospetto chi non è protestante!
Ricordate di andare nelle aie dove gli animali da fattoria sono custoditi. Qui è possibile vedere una selezione di razze storiche di pecore e mucche che il museo preserva e seleziona accuratamente. Ci sono collezioni di bestiame che includono bovini Milking Devon e Kerry, capre Arapawa e San Clemente Island, suini selvatici Tamworth, pecore cornute del Wiltshire, uccelli Dorking e tacchini selvatici orientali. Tutti rappresentano le stesse razze di animali che si potevano trovare nella colonia di Plymouth del 17° secolo.
A causa dei cambiamenti avvenuti nella pratica agricola dal 1600, molti di questi animali hanno probabilità riproduttive estremamente basse. La Plimoth Patuxet fa parte di uno sforzo globale per salvare la diversità genetica di queste specie in via di estinzione.
Ogni oggetto nel villaggio è riprodotto fedelmente e si può toccare. Non intimiditevi se non riuscite a capire tutto quello che dicono i suoi abitanti, il loro linguaggio è datato 1620, un pò ostico per noi italiani, ma tanto tanto affascinante. Visitate il forte a due piani, dove ci sono i cannoni, ha l’affaccio diretto sulle casette a graticcio dei coloni e la vista sull’oceano è incredibile. L’atmosfera è suggestiva, tutta la piacevole pesantezza della storia si riversa tra queste mura fatte di tavole irregolari di solido e robusto legno.
L’accampamento nativo
Dopo un breve percorso tra i boschi su un sentiero tracciato ci si trova davanti ad un incredibile paesaggio, dove si intravede tra le fronde di antichi alberi, una distesa d’acqua di un azzurro talmente vivo che pare pietra di turchese. Siamo nell‘accampamento dei Wampanoag dove ci aspettano dei veri nativi discendenti da questo popolo ancestrale. E’ un’emozione forte per noi europei trovarsi a contatto con loro, guardare le donne ricamare abiti decorati minuziosamente mentre lo stufato (sobaheg) cuoce sul fuoco. Il profumo di erbe aromatiche invade il villaggio entrando nelle tradizionali capanne (wedu) dove sono adagiate stuoie tessute a mano e pellicce di animali selvatici.
Sulle rive dell’Eel River un giovane nativo spiega come fare una canoa (mishoon) intagliando un tronco d’albero, pratica antica di 10.000 anni. E’ possibile chiedere ai membri della tribù di spiegare la loro storia, di parlare degli antenati, di chi ha vissuto in questa terra da centinaia di generazioni prima che arrivassero i coloni inglesi. Se nel villaggio dei Padri Pellegrini trovate degli interpreti che recitano una parte, nel Wampanoag Homesite i nativi sono reali e indossano pelli di cervo parlando la loro lingua madre. Il cibo viene cucinato su un fuoco all’aperto, piatti semplici come foglie di vite arrotolata ripiena di pasta di farina di mais macinata usando un mortaio ricavato da un tronco d’albero.
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
Ci sono diversi tipi di abitazione ognuna per esigenze diverse. Il wetu è coperto di stuoie, adatto alla bella stagione mentre il nush wetu è una casa allungata dalla forma ad igloo ricoperta di corteccia. Questa ha al suo interno tre buche per il fuoco che stempera l’aria fredda del gelido inverno nel Massachusetts mentre su piani rialzati tutt’intorno giacciono le stuoie dove riposare. I Wampanoag sono una delle tante Nazioni del Nord America e nel 1600 contavano 40.000 persone divise in 67 villaggi coprendo il territorio lungo la costa orientale chiamato Weymouth. Oggi ne sono rimasti 5.000, vivono ancora nel New England e sono divisi in tre gruppi principali: Mashpee, Aquinnah e Manomet.
Il Plimoth Patuxet si trova a 5 km dal centro della cittadina di Plymouth, è definito museo di storia vivente ed è frequentatissimo da scuole, privati e da tutti coloro che desiderano capire vedendola con i propri occhi, la storia dei Padri Pellegrini. Ci sono diverse zone da visitare oltre i due villaggi. C’è il Craft Center, il centro artigianale dove si osservano al lavoro artigiani che creano le riproduzioni di pezzi per i luoghi storici della Plantation. Poi c’è il Visitor Center dove è possibile imbattersi in mostre, mercatini, ristoranti e negozi dove acquistare prodotti d’artigianato locale e generi alimentari fatti su ricette originali dell’epoca.
Noi abbiamo acquistato dello sciroppo di mirtilli rossi per il pranzo del Ringraziamento, non potevamo farci sfuggire questa occasione. Consiglio di trascorrere in questo luogo storico almeno una mezza giornata, pranzando e godendosi l’atmosfera. E’ il modo migliore per immergersi nella storia della nascita della Nazione e vedere con i propri occhi come gli americani sono bravi a narrare storie ricreando ambientazioni magiche e fedeli in ogni loro parte, all’originale.
Articolo di Lara Uguccioni
Plimoth Patuxet Thanksgiving Day
Fonti:
newengland.com
www.mayflower400uk.org
www.farwest.it
E’ una bella tradizione quella della festa del ringraziamento per quelli che sono i principi che la ispirano quali la condivisione la solidarieta’ e il ringraziare la vita per quello che ci da’ ogni giorno
Lo penso anche io e credo che quei primi anni siano stati anni di pace e solidarietà tra i coloni e i popoli nativi, che purtroppo si è perduta in un attimo ben preciso.
La storia è fondamentale per capire da dove veniamo e dove stiamo andando. Brava lara che ne hai scritto, la leggerò ai miei alunni sicuramente.
Emilio
Ho visitato il Plimoth Patuxet parecchi anni fa e mi ricordo che mi era piaciuto molto, anche perchè ho sempre ammirato molto i Padri Pellegrini per il loro coraggio e i loro ideali.
Il Patuxet è veramente un posto da vedere, noi italiani lo conosciamo davvero poco, mentre invece la storia americana è davvero interessante, soprattutto per capire chi è ora questo popolo. E’ dal passato che si conosce il presente e si può parlare di futuro.
Favolosa la storia del primo ringraziamento che ho letto con curiosità perchè, devo dire la verità, non la conoscevo.
E chissà che meravigliosa esperienza poter visitare la cittadina di Plymouth!
E’ un luogo molto bello Sara, pieno di storia e fa riflettere davvero, perchè io penso che tutto il mondo va conosciuto e la storia appartiene a tutti noi, perchè ne facciamo parte.
Una delle tradizioni che apprezzo di più degli Stati Uniti, attorno a vicende forse poco conosciute e poco capite! Sicuramente è interessante conoscere la storia, senza giudicare nessuna delle fazioni e apprezzando solo quello che ne è nato poi!
Che esperienza meravigliosa che avete fatto. Mi piacerebbe tantissimo tuffarmi negli usi e costumi di queste piccole popolazioni, essendo amante delle tradizioni americane. Un viaggio che vale la pena fare per conoscere meglio la storia e la cultura di questo continente.
Il giorno del ringraziamento è una delle tradizioni più belle al mondo! Conoscevo la storia perché la studiai alle superiori durante l’ora di inglese con l’insegnante madrelingua
Mi è piaciuto leggere questo articolo, è davvero interessante in particolare per noi europei che conosciamo poco la storia dei primi padri pellegrini. Non conoscevo l’origine della storia del ringraziamento e mai avrei pensato c’enteassero anche i nativi americani
Molto interessante il tuo articolo Lara, è un punto di vista che mi piace. Ci sono molte polemiche attorno alla storia dei Padri Pellegrini e dei nativi, chi parteggia per una parte e chi invece per l’altra. La verità secondo me è che erano tutti esseri umani e questa umanità giusta o sbagliata l’hai descritta molto bene.
Grazie.
Vittorio
Esattamente Vittorio, è quello che volevo si capisse dal mio racconto. Grazie di averlo spiegato così bene.
Mamma mia quanto particolari di grande interesse!
Credo che tutti, prima di visitare gli Stati Uniti, dovrebbero approfondire la Storia dei nativi e dei Pellegrini. È un punto di vista molto interessante per scoprire questo paese e le sue radici