New York – La vecchia signora di Chelsea
Indice
- E poi c’è il Chelsea Hotel
- Attratti dalla squallida eleganza del Chelsea Hotel
- Il legame con l’arte
- Fantasmi del passato
- L’epilogo di un mito
I fantasmi esistono. Non puoi toccarli, non li vedi, ma sono così ingombranti che li senti mentre ti camminano vicino, tra le mura degli edifici dove hanno vissuto, nelle stanze dove un tempo hanno consumato l’intimità e spifferato i loro miseri segreti. Poi esistono luoghi che senza una ragione apparente, incarnano un mito che dura negli anni e tutti sanno che, se metti insieme fantasmi e luoghi, quello che ne viene fuori è sempre un connubio perfetto. «Il punto più alto del surreale» una delle mille definizioni date alla vecchia macchia color ciliegia, alta 12 piani che è il Chelsea Hotel di New York.
Così ne parla Arthur Miller nel suo libro di memorie The Chelsea Affect ricordando la stanza 614 dove si rintanò per 6 lunghi anni dopo il divorzio da Marylin Monroe nel 1960. È qui che nel 1962 scrisse Dopo la caduta, la piece teatrale ispirata al matrimonio con la diva di Hollywood. «Potevi essere sballato tutto il giorno solo grazie al fumo di marijuana che trovavi in ascensore», così era descritto da Miller il vecchio albergo, in quegli anni di anticonformismo, droghe e rock allo stato puro. Ma per parlare di questo luogo dobbiamo partire dall’inizio.
E poi c’è il Chelsea Hotel
Il Chelsea Hotel non può passare inosservato a chi ne ha sentito parlare almeno una volta. Sì perchè questo non è solo un palazzo e nemmeno è stato solo una residenza di emarginati e ricchi illuminati. Il Chelsea è uno dei luoghi più celebrati d’America, teatro di arte allo stato puro scaturita da menti sublimi, di amori e di morti, di tragedia e di fortuna. Era il 1884 quando l’architetto visionario Philip Hubert, le cui costruzioni hanno tuttora nomi insoliti dati in omaggio a scrittori come Hawthorne o a pittori come Rembrandt, decise di dedicarsi ad un’opera rivoluzionaria: una comune di ispirazione socialista. Il suo sogno utopistico, basato sulle idee di Fourier, era di creare una struttura abitata da cittadini provenienti da differenti classi sociali.
New York Chelsea Hotel
Hubert volle creare un nuovo modello collettivo, dove gli emarginati potessero vivere accanto all’alta borghesia e soprattutto agli artisti, tanto che nell’attico fece costruire ben 15 atelier. Fu così che, sulla 23esima strada, all’angolo tra la Settima e l’Ottava, nella parte di New York allora considerata il centro della città, nel 1885 fu inaugurato un condominio di lusso in lucidi mattoni rossi dal tipico stile vittoriano Queen Anne.
L’edificio comprendeva balconi in ghisa, appartamenti da uno a sette stanze costruiti su specifica richiesta dell’acquirente, soffitti alti, pareti insonorizzate e antincendio, camini a legna e attici privati, dove un’ unica bellissima scala in ferro portava ai piani superiori. Fino all’inizio del 1900 hanno convissuto all’interno di questo esperimento sociale, artisti e rappresentanti dell’alta borghesia a fianco di interior designer, falegnami e manovali, gli stessi che l’avevano costruito.
New York Chelsea Hotel
Accomunati nell’esperienza antropologica che era il Chelsea, i condomini divennero una comune autonoma e autosufficiente, dove le spese erano ridotte al minimo per il buon funzionamento dell’immobile, che riusciva a coprirle con l’affitto dei negozi al piano terra, del ristorante e dei canoni degli appartamenti al primo piano. E così fu, fino a che la vita iniziò a costare troppo e la speculazione edilizia del quartiere non diede tregua, mandando in bancarotta la cooperativa del Chelsea. Gli inquilini si trasferirono e il grande palazzo fu comprato e convertito in un lussuoso hotel. Successe quindi che, nel 1905, terminò un esperimento e ne iniziò un altro, poiché il Chelsea Hotel cominciò la sua vita come casa di scrittori e artisti bohémien.
Attratti dalla squallida eleganza del Chelsea Hotel
Il progetto utopistico del suo fondatore, nonostante tutto, ha sempre riecheggiato tra le mura della vecchia signora, che anche dopo essere stata trasformata in hotel, continuò ad ospitare artisti, scrittori e ogni genere di anima inquieta del panorama newyorkese. Ciò che si è sempre voluto, prima da Hubert poi dallo storico direttore e proprietario Stanley Bard, era la coesione tra mondi diversi, in una varietà di esperienze e appartenenze, che potessero far evolvere la società attraverso il più semplice scambio di idee e di vedute. La gestione della famiglia Bard garantì il periodo di maggior splendore di questo incredibile hotel: un trentennio di scambi, coesione e vivacità creativa.
New York Chelsea Hotel
Credo che chi soggiornasse qui, vedesse nel Chelsea un luogo dove estraniarsi dalla vita reale, troppo cruda ed opprimente per le anime inquiete che venivano a trovare un pò di pace. Un pò come in Alice nel paese delle meraviglie, attraversando il pesante portone d’ingresso, si poteva entrare in un altro mondo. La grande lobby era così confortevole che ben volentieri gli ospiti si riunivano per scambiarsi idee, al calore dell’antico camino sempre acceso che sapeva regalare intimità e conforto.
La cucina del ristorante era aperta continuativamente, sfornando ottimo cibo, mentre la grande scala luminosa era abbellita dalle opere degli artisti residenti, che non avendo soldi per pagare l’affitto, donavano il loro operato in cambio di un tetto sopra la testa. L’atmosfera conviviale, l’aria creativa che si respirava tra le mura, l’eterogeneità dei suoi abitanti, hanno reso il Chelsea Hotel un luogo dove creare, nascondersi, amare, morire, ambito da intere generazioni.
Il legame con l’arte
Quello del Chelsea Hotel è un legame a doppio filo con l’arte, tanto che uno dei primi clienti fu il celebre Mark Twain. Successivamente fu la volta di Thomas Wolfe che qui scrisse Non puoi tornare a casa, uno dei libri che ispirò Jack Kerouac e tutta la mitica corrente artistica della Beat Generation. Negli anni ’30, l’hotel fu la casa di diversi scrittori come Edgar Lee Masters, e O. Henry che si pensa che qui redasse tutti i 381 racconti che scrisse dopo essersi trasferito a NY.
L’edificio divenne così un paradiso per i creativi e non ci volle molto perché le pareti degli spazi comuni, che all’epoca includevano anche le sale da pranzo, venissero decorate con tele e murales, alcuni dei quali donati dagli stimati studenti della Hudson River School. Intorno al 1940, dopo la morte del padre, Stanley Bard prese la direzione dell’hotel accettando le opere d’arte in cambio dell’affitto. Così facendo permise alle tele, alle sculture, alle infinite opere di uscire allo scoperto ed essere ammirate in ogni spazio comune, dall’atrio di marmo alla tromba delle scale a chiocciola fin sù, verso i corridoi di linoleum a scacchi.
New York Chelsea Hotel
“È sempre stato un luogo in cui, grazie a Stanley, potevi fare praticamente qualsiasi cosa a parte l’omicidio, sebbene anche quello fosse accaduto“, ha ammesso il compositore Gerald Busby, ex inquilino. Ma questa “libertà” era proprio ciò di cui l’edificio aveva bisogno per essere trasformato in terreno fertile per sbandati e bohémien. La famosa grande scalinata con la ringhiera in ferro battuto, che porta fino in cima, è stata teatro di una serie di suicidi. Per questo motivo, vide l’aggiunta di una copertura in legno al secondo piano, per garantire l’incolumità almeno ai dipendenti della reception.
Se prima poteva essere visitata da chiunque, poi diviene accessibile esclusivamente agli ospiti dell’albergo o visitabile solo con tour appositi. In seguito e dopo molti segni di usura, la direzione fu costretta ad abbassare i prezzi delle camere ormai in pessime condizioni. Arrivarono così gli anni ’50 quando il Village divenne attraente per molti degli esponenti della Beat Generation, che si sistemarono per pochi dollari nelle fatiscenti stanze dell’hotel. Nelle rispettive camere Jack Kerouac e William Burroughs scrissero On the road e Il pasto nudo. Poi fu la volta degli anni ’60, il momento degli hippie e delle band.
New York Chelsea Hotel
Impossibile dimenticare gli anni ’70 e ’80 quando i rockers e chiunque volesse essere alla moda, era invitato a passare per di qua. A partire dal 1973 hanno inizio i 5 anni d’oro di New York ,che diventa la capitale mondiale della musica di ogni genere. Dal jazz suonato nei loft, fino alla nascita della disco music e del punk britannico e successivamente, californiano: le band si esibivano al CBGB, uno dei rock club più in voga del momento, e alloggiavano al Chelsea. Le pareti di questa mecca artistica pulsavano della presenza di ben 20 band alla volta, dagli Allman Brothers ai Fleetwood Mac. Per decenni il Chelsea venne frequentato da alcuni dei personaggi più creativi e al contempo più autodistruttivi del panorama letterario, pittorico e musicale.
Di qui passò Pollock, poi Andy Wharol che nel suo appartamento girò il lungometraggio Chelsea girl, con Nico, la frontgirl dei Velvet Underground. Wharol fu grande amico del pittore Basquiat, il quale venne da lui invitato a risiedere, per un lungo periodo, proprio nell’hotel. Qui il pittore graffittista ebbe con una Madonna allora agli esordi, una storia di passione impetuosa ed effimera, proprio come le sue opere, e diciamo, anche la sua vita. La storia di questo hotel si incrocia in modo indissolubile con quella di una città in fermento, una New York che negli anni ’80 stava cambiando, non dormiva mai, tra sesso droga e fiumi di alcool. Il tutto portato e amplificato nel micro mondo del Chelsea Hotel.
Fantasmi del passato
Tornando ai nostri fantasmi, nei corridoi del palazzo più incredibile di NY, è possibile sentirne i passi su per la rampa delle scale. Echi di voci nelle stanze ormai vuote e musica, e che musica, arrivare dalla lobby, dove era sistemato un tempo, l’antico pianoforte a coda. Com’è di rigore fare quando si visita una casa stregata, è d’obbligo andare nei punti dove le energie si sono consumate. Ecco che entriamo nella stanza 100, al primo piano dove la star del punk Sid Vicious uccide Nancy Spungen, la sua compagna, con un colpo da taglio inferto all’addome. E’ il 1978 e, per l’accoltellamento della ventenne, viene arrestato l’ex Sex Pistols che, rilasciato su cauzione, muore di overdose prima che si celebri il processo.
Quando Nancy morì, molti newyorchesi erano pronti a vedere il famoso hotel morire con lei. L’omicidio di Nancy è stato un evento catastrofico per il Chelsea Hotel, poiché sembrava convalidare ogni voce inquietante su quella residenza maledetta nel cuore di New York City. La Spungen infatti, era ben lungi dall’essere la prima figura di spicco a cui era successo qualcosa di brutto in quell’albergo. Basta pensare che nella 205 si suicidò, nel 1953, Dylan Thomas.
New York Chelsea Hotel
Tra anfetamine, alcool ed eroina, in qualche camera più avanti, William Burroughs scrive il surreale Pasto Nudo nel 1959, mentre l’amico Jack Kerouac, nella stanza accanto, ha una storia di passione con Gore Vidal, che ce lo racconta in Palinsesto, il libro raccoglie le memorie dei suoi primi 39 anni di vita. Inoltre pare che proprio qui Kerouac, imbottito di dexedrina, scrisse su rotoli di carta igienica la prima stesura del mitico On The Road, un libro che mi ha cambiato la vita. Facciamo pochi passi, dalla 103, sempre al primo piano, escono le note di una canzone senza tempo, è la camera di Edith Piaf, monumento indiscusso della chanson francaise.
Salendo le scale, un corridoio buio ed inquietante si apre verso una porta spalancata, dove un imbronciato Arthur Miller sta scrivendo, curvo è seduto ad una vecchia scrivania in stile vittoriano, battendo i tasti silenziosi di una bella Everest made in Italy. La finestra è aperta, le tende si muovono al vento e sembra ancora di sentire l’odore acre del fumo provocato dall’incendio che divampò nella stanza della modella Edie Sedgwick, mentre si attaccava ciglia finte a lume di candela, in preda allo speed.
New York Chelsea Hotel
Continuando a salire, due piani sopra ci si para davanti la porta chiusa della 411. Sappiamo bene che qui, Janis Joplin e Leonard Cohen, hanno dato sfogo alle loro passioni, in una intensa notte da cui scaturirà una celebre canzone. Grazie all’atmosfera libertina del Chelsea, lui scrive una canzone dedicata a lei, Chelsea Hotel #2, che parla del loro incontro in ascensore e della passione fugace di quell’unica e sola notte d’amore. Peccato che a lei, quella notte, non sia piaciuta. Degno di un racconto di Bukowski, negli anni ’90 su questo pianerottolo, venne a vivere Dee Dee Ramone, il bassista di uno dei gruppi che io amo alla follia e che ho avuto la fortuna di vedere in concerto: i Ramones.
Volendo disintossicarsi, nella sua pazzia, pensò che questo fosse il posto più giusto per uscire dalla droga. Pernottò così per molti mesi, portandosi dietro moglie e cane. Dal suo soggiornò scaturì Chelsea Horror Hotel: A Novel, romanzo del 2001, pubblicato pochi mesi prima della sua morte, per eroina ovviamente. Il libro parla della vita quotidiana al Chelsea e della sua malata convinzione che la stanza in cui alloggiava, era la stessa in cui il suo vecchio amico Sid Vicious uccise Nancy. Dopo la pagina 100, nel libro il mitico Dee Dee, vaneggia di altri amici punk morti e alla fine si confonde pure, tra refusi e nebbia. Cosa dire, ho amato la musica dei Ramones e di quel dannato squilibrato genialoide, tanto da chiamare il mio gatto con il suo nome.
New York Chelsea Hotel
Ci fermiamo nel corridoio dove ci sembra di sentire le note di Blonde on blonde di Bob Dylan. E’ proprio qui, su questi gradini che un Bob ancora acerbo scrive Sad Eyed Lady Of The Lowlands e Sara. Dopo essere diventato ospite fisso nel 1965 del Chelsea Hotel, prese in affitto una stanza vicina a quella di una certa Sara Lowndes, ragazza che poi sposò segretamente. Si racconta dello stesso Dylan ubriaco ed esausto riverso a terra in un party dentro l’hotel, mentre Mick Jagger e Brian Jones continuano a fare festa insieme ad altri invitati.
Continuiamo a camminare nel santuario dell’arte o ancor meglio, nella torre di Babele del rock, infondo siamo alla corte degli artisti, che un tempo cantavano, scrivevano e bevevano la loro ribellione. Dagli alti soffitti cade l’intonaco, ma è giusto così, ai fantasmi non piace vivere nelle case nuove. Siamo ormai al decimo piano, dove nella stanza 1017 vissero a lungo la cantante Patty Smith con il suo grande amore Robert Mapplethorpe, fotografo simbolo della liberazione sessuale degli anni ’70. L’energia del loro amore c’è ancora, toccando la maniglia della porta la sentiamo, viva come se non fosse passato neanche un giorno. Qui lui visse con lei i momenti più felici della sua breve esistenza.
L’epilogo di un mito
Impossibile citare tutti i personaggi che sono passati dal Chelsea Hotel. Artisti, intellettuali, poeti, spacciatori e drug queen abitarono per decenni questo che non è, e non è mai stato, un hotel qualunque, dove si intrecciano storie vere e maledette, vite anonime con altre che rimarranno per sempre, nei ricordi di ogni visitatore. Nonostante tutta la decadenza accumulata negli anni, gli artisti di ogni genere e nazionalità, subirono il fascino di questo incredibile luogo che ancora oggi, nonostante vogliano convertirlo in Luxury hotel sventrandolo completamente, sembra ancora respirare.
A subirne il fascino siamo anche noi, amanti e cultori della storia della musica, della fotografia, dell’arte e della letteratura. Fino a che non è stato chiuso per lavori di restauro nel 2011, era meta di molti che andavano lì solo per toccare la porta della stanza dove Kerouac ha vissuto, portare una rosa per Dylan Thomas che qui trascorse alcuni degli ultimi momenti della sua vita nel 1953 o mettere un autografo sul muro della stanza 100, dove Sid uccise la sua adorata Nancy.
New York Chelsea Hotel
Sono convinta che tra quelle mura risuonano ancora pezzi come Chelsea Hotel #2 di Cohen, Femme Fatale dei Velvet Underground, I wanna be your boyfriend dei Ramones, My Way nella doppia versione Frank Sinatra e Sex Pistols, o La vie en rose. Dicono che i suoi corridoi siano realmente infestati e che una volta che la vecchia signora ti ha messo gli artigli addosso, non ti molla più. Ho letto tantissimo sul Chelsea e molte storie emerse sono davvero bizzarre. Per cominciare la ragazza dei bassifondi che alla fine del 1800 è stata inviata al manicomio di Bellevue, per aver affermato di aver vissuto nel glorioso nuovo hotel prima ancora che fosse costruito. Un altro famoso fantasma residente è Nadia, una donna che si dice si sia tagliata la mano prima di andare verso la morte.
Era la figlia di un ricco commerciante, fuggita con un bel cantautore quando i due erano ancora adolescenti. Dopo anni di convivenza con il marito alcolizzato, Nadia tornò all’Hotel Chelsea implorando il padre di accettarla, il quale alla fine cedette a condizione che si occupasse di tutte le faccende domestiche. Dopo anni di fatica, le mani di Nadia erano rovinate, non poteva più creare le opere d’arte che inseguiva fin da giovane. Sconvolta, si è tagliata la mano destra ed è saltata fuori dalle finestre della sua stanza. Gli ospiti hanno affermato di aver visto il fantasma di una signora con una mano mozzata vagare per la hall dell’hotel.
New York Chelsea Hotel
Secondo i rapporti, l’hotel un tempo ospitava i sopravvissuti all’affondamento del Titanic avvenuto nel 1912. Mary, una delle sopravvissute al tragico incidente, sarebbe diventata depressa dopo la morte del marito. Una notte si è impiccata in una stanza al quinto piano e molti dicono che il suo fantasma si aggiri ancora lungo il corridoio. La donna è nota per essere il “fantasma vanitoso” poiché spesso la si vede sostare davanti a uno specchio. Forse sono tutte storie per far allontanare le persone da questo luogo, ma la verità è che siamo noi oggi che teniamo vivo il ricordo di un posto magico, misterioso e gloriosamente dannato come lo è stato e lo sarà sempre, il Chelsea Hotel.
Anche se molto di quel luogo non c’è più, divelto per dare spazio al nuovo, sembra che alcune dimore di inquilini stabili sono state lasciate intatte, nel tentativo di rendere omaggio a quello che fu il Chelsea Hotel. E noi di questo, ne siamo grati. Dopo la ristrutturazione sarà ancora il luogo immortale che è stato un tempo? Solo chi verrà dopo ce lo potrà dire, intanto sogniamo ancora un pò, viaggiando tra quelle stanze colorate, tra i corridoi addobbati arrivando sù fino al tetto, dove i fantasmi del Chelsea stanno festeggiando, tutti insieme, in un party talmente lungo che durerà per l’eternità.
Aggiornamento:
Le porte del Chelsea sono state riaperte (2022) anche se in sordina, infatti non ci sono articoli in merito se non alcune piccole citazioni qua e là sul web. Troppo ingombrante la storia che si porta dietro questo iconico palazzo di mattoni rossi per volerla rispolverare dai nuovi proprietari. Personalmente ne farei un vanto, impossibile vergognarsi di una leggenda.
Articolo di Lara Uguccioni
Fonti e citazioni:
www.nyc-architecture.com
www.newyorkmagazine.com
www.dueminutidiarte.com
Tutte le foto pubblicate sono di dominio pubblico reperibile su web
Che bellissimo articolo Lara! Ovviamente conoscevo un pò la storia di questo storico albergo, ma mi hai fatto scoprire un sacco di cose. Speriamo che con la ristrutturazione siano riusciti a mantenere intatta l’aura di un posto così particolare.
Grazie Marina 🙂 sono felice ti sia piaciuto!
Bellissimo luogo storico, apparso più volte nello sfondo di qualche vecchio film dessai e di un recente e bellissimo film documentario. Ci sono luoghi come questo che si meritano centinaia di fantasmi e altrettanti turisti che li avvicinano senza paura, ma con grande ammirazione, nella speranza che rimanga nell’aria lo spirito artistico e le emozioni di tante vite vissute in quelle stanze. Lo visiterò non appena mi capiterà di tornare a New York.
Ah Paola non sai quanto mi piacciono i luoghi come questo, dove si respira la storia passata e l’arte a 360 gradi. Notizia di pochi giorni fa, pare l’abbiano riaperto!
Ma che viaggio nella storia e nell’arte! mi è piaciuto tantissimo, conosco gli anni ’60 ma mai avrei pensato ci fosse un posto che aveva accolto tutti questi artisti dell’epoca. Bellissimo articolo 🙂
Questo hotel non solo ha visto la storia di moltissimi artisti ma ha anche fatto storia con i suoi fantasmi o presunti tali. Non conoscevo il Chelsea Hotel ma spero che dopo la ristrutturazione non l’abbiamo stravolto, sarebbe solo un peccato e poi le stanze degli artisti che hai mostrato in foto sono un vanto e dovrebbero rimanere intatte.
Lo spero tanto anch’io Veronica!
Delle tante cose sentite e viste (da dietro uno schermo, purtroppo) non avevo mai sentito parlarle dell’hotel Chelsea! Deve essere davvero bello poter soggiornare in un hotel che ne ha viste e passate tante, ma che nonostante tutto è ancora lì in piedi fiero del suo passato!
Tamara è un luogo mitico, iconico per la città di NY, speriamo lo sistemino bene tenendo conto del suo valore simbolico e artistico.
Mi poace tantisismo l’eleganza stravagante di questo posto e, ancor di più, sono sempre intrigata da case e hotel in cui è possibile incontrare fantasmi, con o senza mani! Se ho capito bene ora è in ristrutturazione? Mi piacerebbe regalarmi un soggiorno in questa struttura prima o poi, ma sicuramente non sarà economico!
Pare l’abbiano riaperto Annalisa, ma non ho trovato molte notizie in merito. La prossima volta che andrò a NY voglio dare un’occhiata, spero abbiano lasciato la sua anima così com’era e soprattutto non abbiano cacciato i fantasmi!
Un luogo leggendario che ho avuto il piacere di visitare negli anni 80. Non puoi capire Lara, mi tremavano le gambe, forse ho avuto un pò della sindrome di Stendhal!
Interessante la storia di questo luogo. Mi ha appassionato molto leggere questo articolo, hai fatto una descrizione proprio minuziosa, mi sembrava di percorrere i corridoi e di entrare nelle coloratissime stanze.
Grazie Cristina, sono sempre felice quando riesco a trasmettere le mie stesse emozioni. Un abbraccio!
Davvero un luogo incredibile, dove sono nate, cresciute, incrociate una marea di storie. Speriamo che si riesca a mantenerne inalterato il fascino, oltre la fama, non sarà facile, ma speriamo davvero di sì!
Ci sono articoli che dicono che è stato riaperto ma nessuna foto o descrizione, devo tornare a NY per andare a darci un’occhiata, sono curiosa!
Certo che questo hotel ne ha passate davvero tante! Deve essere un’esperienza particolare alloggiare in questo luogo.
Sarebbe bello se lasciassero qualche oggetto o scrivessero sui muri parte della sua storia, come un museo-hotel.
Un racconto a tratti inquietante ma che mi ha tenuta incollata dall’inizio alla fine. Le foto che hai condiviso tra l’altro, sono assolutamente splendide, ottima scelta.
Grazie Libera 🙂
Incredibile come emblemi della musica e dell’arte possano aver lasciato una simile impronta in un luogo tanto iconico. In particolare trovo bellissime le foto che hai scelto per raccontare di Robert Mapplethorpe e del suo amore per Patty Smith che qui probabilmente è diventato più forte che mai.
Che luogo incredibile!
Le trovo anche io splendide quelle 2 foto, si vede l’amore negli occhi di lui, in come la guarda, e la malinconia in quelli di lei, come se sapesse cosa li aspetta nel futuro.
Ma sai che non conoscevo questo hotel? Sono così suggestive le strutture con storie così particolari e uniche! Chissà se la ristrutturazione riuscirà a ma ternerebbe l’atmosfera!
Anche a me piacciono le storie dei luoghi e le vite che li hanno attraversati Paola, speriamo che un pò di quell'”anima” rimanga tra le sue mura.
Conoscevo la fama del Chelsea Hotel dopo aver visto Sid & Nancy secoli fa e sapevo che in una delle sue stanze Burroughs aveva scritto Naked Lunch, sapevo di Pollock e Andy Wharol, ma il resto – wow. Quanta storia è passata tra queste stanze. Storia, musica, arta, letteratura e mistero. In effetti sarebbe molto curioso sapere cosa succederà dopo la ristrutturazione: ci sarà ancora lo stesso fascino?
Quanta storia è passata da quelle camere… chissà che emozione alloggiare sotto lo stesso tetto di così tanti personaggi storici! Speriamo che la ristrutturazione faccia giustizia a questo monumento storico!
Un mito degli anni passati dove arte, musica, personaggi s’intrecciano. Ottima descrizione sembra davvero di essere lì, chissà davvero cosa ne sarà in futuro
Wow, sei riuscita a raccontare la storia dell’hotel e di tutto quello che girava intorno in quegli anni!
Grazie per avermi fatto conoscere questo luogo così iconico, non ne avevo mai sentito parlare, ma ho trovato affascinante il tuo articolo!
Che storia e che vita in quelle stanze!! bellissimo il tuo racconto, mi sembrava di essere lì a incontrare tutti quei personaggi incredibili. Un luogo magnifico di memoria, arte e vita che hai descritto in maniera sublime!
Grazie Antonella, non sai che piacere mi fanno le tue parole 🙂 adoro quegli anni, la musica, l’arte che li permeava, e adoro le storie e queste sì che sono storie che vale la pena raccontare.
Adoro questo luogo, mi riporta indietro nel tempo. Grazie di averlo ricordato Lara, sai davvero far rivivere le vecchie storie ormai dimenticate. Un abbraccio dal nord, Candi
Arte e musica, miti e leggende, sesso, droga e dannazione, tutto questo faceva del Chelsea Hotel, qualcosa di unico, che tempi magnifici che erano quelli, chissà cosa ne sarà di questo luogo mitico
E’ incredibilmente affascinante Bru, speriamo che rimanga lì ancora per un pò…
Ho letto spesso articoli sul Chelsea Hotel e ho sempre provato molta curiosità nei confronti di questo luogo così carico di energia e di storia. Il tuo racconto è così preciso e dettagliato che mi fa venir voglia di catapultarmici!!!! Bellissimo.
Adoro il rock anni 60/70 e questa storia mi fa sognare. Avrei voluto esserci anch’io in quegli anni….Grazie Lara!
Grazie a te Ada di essere stata un pò qui con me sul mio blog 😉