Jack London, il terremoto del 1906 a San Francisco
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La sera precedente
18 aprile 1906, qualche ora dopo la mezzanotte. La serata si è conclusa, una di quelle memorabili, infatti alla Grand Opera House si sono da poco chiuse le porte dove la San Francisco “bene” si è data appuntamento per il più grande evento della stagione operistica della città: Caruso canta la Carmen. Posso solo immaginare l’abbondanza e la ricchezza dell’evento, lo sfavillio dei lampadari di cristallo e lo sfarzo dei vestiti fruscianti delle signore dell’alta borghesia. Dopo la grand soirée la città va a dormire, nella calma di una notte di inizio secolo, quando la primavera è alle porte e nell’aria si sente solo odore di fiori e di pane appena sfornato. I giornali stanno per essere distribuiti, sta per nascere l’alba di un nuovo giorno.
Ma la natura con la sua potenza devastante, fa quello che vuole, quando vuole e molto spesso, lo fa senza darne preavviso. Ore 5 e 12 del mattino, uno scossone che proviene dal sottosuolo, sveglia la città di San Francisco e il frastuono che ne deriva è talmente forte, che viene sentito in tutta la baia. Mette in allarme gli abitanti che però non hanno il tempo di fare nulla perchè, una seconda, terribile, lunghissima scossa, nei suoi 50 secondi di attività, distrugge e rade al suolo la città intera. Di magnitudo 8.5 della scala Richter, l’urto dirompente viene sentito in tutta la costa del Pacifico, dall’Oregon a Los Angeles fino al deserto del Nevada. E’ il terremoto che ha messo in ginocchio la Frisco Bay, è il Big One del 1900.
Jack London terremoto fotografia
Jack London e sua moglie sono a casa, stanno dormento, vivono a Glen Ellen a 40 miglia circa da San Francisco. Stanno costruendo un ranch da quelle parti, dove prevedono di andarci ad abitare di lì a breve. Sentono la scossa e il rombo che ne segue, escono a guardare i danni, la loro casa è distrutta. Pur essendo lontani dalla città, vedono distintamente la colonna di fumo nero alzarsi nel cielo di San Francisco che brucia e lo farà per 3 giorni e 3 notti. A cose fatte, si parlerà di 3000 vittime, anche se non sono mai stati fatti veri e propri censimenti in merito. Si pensa infatti che i morti siano sicuramente molti di più considerato anche l’incendio che ne scaturì e che per giorni incenerì interi quartieri.
E’ a questo punto che inizia l’avventura, Jack e Charmian si mettono in marcia per un lungo viaggio con l’intento di documentare la devastazione della loro terra, tramite fotografie ed articoli sul Collier’s National Weekly, giornale avanguardistico che investiga sugli avvenimenti oltre che trattare di denuncia sociale. Quelle fotografie Jack le chiama “documenti umani” e per diverso tempo, la macchina fotografica, diventa compagna inseparabile nell’ennesimo viaggio. Il suo lavoro fu un vero reportage moderno, essenziale per capire la reale devastazione subita dalla città e dai suoi abitanti. L’obbiettivo non lascia scampo, imprime sulla pellicola ciò che vi è di fronte, la disfatta, la perdita, il dolore e l’annientamento fisico e morale di una comunità.
Jack London terremoto fotografia
London in una nota scrive: “Sono uscito dal letto alle cinque e un quarto. Mezz’ora dopo, io e la signora London eravamo in sella. Abbiamo cavalcato miglia sul paese circostante. Un’ora dopo lo shock, da un punto alto delle montagne, abbiamo potuto vedere allo stesso tempo il fumo levarsi e bruciare San Francisco e bruciare Santa Rosa. Abbiamo preso un treno per Santa Rosa – Santa Rosa è andata peggio di San Francisco. Poi, nel pomeriggio, mercoledì pomeriggio, siamo arrivati a San Francisco e abbiamo trascorso tutta la notte tra le fiamme – puoi scommetterci, ho visto tutto. “ |
Il giornalismo-verità di Jack London
L’articolo di Jack London esce a maggio, 2 settimane dopo la scossa ed è intitolato La storia di un testimone oculare. Quando il capo della rivista Collier’s lo contatta, Jack non vuole scrivere l’articolo., il terrore, la morte, la devastazione lo hanno colpito duramente nell’animo. Il dolore brucia dentro di lui proprio come stava bruciando la città, ma gli fu promessa una retribuzione per l’epoca altissima e lui aveva bisogno di soldi per finire il ranch. A quel tempo London era famosissimo, ecco perchè il lauto compenso che, nella storia postuma, è stato ampiamente discusso. Sì, quel breve ma intenso viaggio lo scrittore lo farà per soldi, ma l’intensità emotiva che scaturì dalle sue parole e dallo sguardo della sua fotocamera, a mio avviso possono sopperire l’intenzione inopportuna.
Uno dei più celebri autori della letteratura popolare americana viaggiò così attraverso le montagne della Sonoma County, giù fino a San Francisco e ad Oakland, poi di nuovo a nord verso Fort Bragg e Santa Rosa, per tornare a San Francisco. Non è il primo reportage che Jack conclude, aveva già sperimentato il fotogiornalismo in Corea ai tempi della guerra tra Russia e Giappone. Mentre la sua penna scrive, il suo occhio trova le giuste prospettive per descrivere attimi di vita, sconforto, tristezza e speranza.
Jack London terremoto fotografia
In 2500 parole Jack London descrive i giorni seguenti alla scossa, gli incendi, la desolazione e la resa da parte dei vigili del fuoco allo stremo, rimasti in poche ore senza acqua. Racconta l’esodo della popolazione che scappa dalla città con bauli colmi delle poche cose rimaste, per poi abbandonarli, per rabbia o per fatica, sulla strada. Parla del silenzio irreale, della gente che non urla, non parla, della loro “calma mortale”, perchè nessuno poteva aspettarselo. Tutto successe infatti, nel momento di maggior splendore economico e culturale di San Francisco, mentre tutto stava “andando bene”, quando tutti, come in una moderna Babele, si sentivano Dio. Riporto qui un passo dell’articolo:
“Mai nella storia una moderna città imperiale è stata così completamente distrutta. San Francisco non c’è più. Non ne rimane altro che ricordi e una frangia di abitazioni alla sua periferia. La sua sezione industriale è stata spazzata via. La sua sezione commerciale è stata cancellata. La sua sezione sociale e residenziale è stata spazzata via. Le fabbriche e i depositi, i grandi magazzini e gli edifici dei giornali, gli hotel e i palazzi dei nababbi sono spariti. Resta solo un gruppo di case residenziali alla periferia di quella che un tempo era San Francisco.“ |
Jack London terremoto fotografia
Jack come una rockstar
Per capire l’importanza del lavoro fotografico di London è fondamentale inserirlo nel suo contesto storico-sociale. A quel tempo lo scrittore era all’apice della sua fama e la popolarità sua e di Charmian, era paragonabile a quella di un’odierna rockstar. L’articolo che derivò dal suo viaggio fu pagato 250 dollari, il massimo che una redazione potesse permettersi. Le fotografie sembrano fatte da un professionista, scattate con ogni probabilità con una macchina fotografica di alto livello per l’epoca. La testimonianza più significativa, la danno gli scatti fatti durante il viaggio, nelle campagne e nei piccoli centri come Santa Rosa, che subì danni maggiori a San Francisco.
Il giornalismo di Jack London è crudo, vero, senza fronzoli. Un reportage moderno, accompagnato dalle immagini scattate di una città che non c’è più. Sì perchè non tutti lo sanno, ma Jack London era un fotografo, di quelli bravi. Nei suoi innumerevoli viaggi ha sempre portato con se la macchina fotografica e ha scattato tantissime immagini a documento delle terre visitate e dei fatti accaduti. Uno scrittore leggendario e rivoluzionario che scriveva di vita vissuta in prima persona, a mio modesto parere, umanamente una delle figure più affascinanti del panorama letterario americano. Ai suoi scritti affianca le sue foto, la macchina fotografica è la sua compagna inseparabile di viaggi ed avventure.
Chiamava i suoi scatti documenti umani, a sottolineare il suo esserne testimone e parte di alcuni grandi eventi dell’epoca.
Jack London terremoto fotografia
Dal quel 1906, incredibilmente, le fotografie del terremoto di London furono rimaste sepolte negli archivi della California State Parks. Ritrovati i negativi, dopo 100 anni, invecchiati e rovinati furono dati in mano al fotografo Philip Adam, che li restaurò, ristampandoli. Nel 2006 venne fatta una mostra anniversario chiamata Jack London and the Great Earthquake and Firestorms of 1906 nella sede della California Historical Society al 678 di Mission Street, a pochi metri dalla casa natale di London. Jack London è più di uno scrittore per ragazzi, non è solo l’autore di Zanna Bianca o Il richiamo della foresta.
Tutta la sua vita fu caratterizzata da attività e interessi personali diversi, fece tanti lavori tutti differenti prima di diventare un grande scrittore e giornalista di successo. Alla fine del 1800 partecipò alla “corsa all’oro” tra il Canada e l’Alaska le cui vicissitudini ispirarono tanti dei suoi racconti. Divenne un inviato di guerra, uno tra i più bravi e prolifici e scrisse oltre 50 volumi oltre al suo romanzo più famoso: Il richiamo della foresta del 1903. Un uomo quindi di grande successo, appassionato della vita, curioso e artefice di mille e più avventure. Caro Jack, se ci fossimo incontrati, con ogni probabilità mi avresti fatto innamorare. Sarebbe bastato uno sguardo nei tuoi occhi chiari e a quel sorriso irriverente e triste allo stesso tempo, per farmi diventare la tua Charmain. Grazie Jack per esserci stato.
Articolo di Lara Uguccioni
Una storia incredibile quella del terremoto del 1906 a S.F., la conoscevo e ne ho sentito parlare anche in alcuni film. Non sapevo però delle foto di Jack London, è un patrimonio inestimabile.