Gli scrittori ribelli della Beat Generation
Indice
- Ma cos’era il movimento Beat e chi ne faceva parte?
- Libri di rottura
- Rompere gli schemi
- La CityLight Bookstore
- Vesuvio Cafè
- Un incrocio letterario
La musica jazz è improvvisazione, originalità, composizione portata all’eccesso dove la poliritmia confonde l’ascoltatore e lo trascina in un mondo fatto di caos e tensione emotiva. Ma il jazz lo possono fare solo i veri musicisti, coloro che hanno prima studiato la classicità della musica, per poi stravolgerla e portarla esattamente dove vogliono loro. Ecco, ogni scritto della letteratura beat è esattamente questo: confusione, caos e delizia tutto nella stessa composizione, creata da chi di letteratura se ne intendeva eccome. Poesie e romanzi forgiati da menti culturalmente elevate, da coloro che avevano studiato i classici e che, per questo, volevano creare qualcosa di nuovo, rompendo gli schemi.
Un pacchetto di modernità e rivoluzione che non tutti hanno capito, perchè il movimento Beat è nato in un’America conservatrice, populista, omologata. E’ passato quasi un secolo da quel giorno e ancora la Beat Generation e ciò che si porta dietro fa discutere, divide, provoca timore. Le poesie fanno trasalire, scioccano i ben pensanti, i romanzi tutt’ora cambiano le menti. Nulla in America è stato più dirompente di coloro che chiamavano Beatnick. Ispiratori di correnti artistiche, di pittori e musicisti che hanno fatto di quel fenomeno un cavallo di battaglia e uno stile di vita.
Ma cos’era il movimento Beat e chi ne faceva parte?
A New York – Costa Est
Columbus University, NY, primi anni del 1940.
Un gruppo ristretto di studenti, tra cui Jack Kerouac, William Burroughs e Allen Ginsberg, iniziarono ad essere insofferenti allo stile accademico di insegnamento di alcuni professori della Columbia, troppo legati a parer loro, al passato. L’idea era di trovare un nuovo modo di vedere le cose rompendo i vecchi schemi tradizionalisti e sorpassati. Opinioni anticonformiste incominciarono ad aleggiare tra i ragazzi traducendosi così in un fermento di progetti, obiettivi, visioni che accumunarono, ben presto, un sempre più nutrito gruppo di universitari.
E’ l’espressione Beat Generation che nel 1948 indicò formalmente il movimento giovanile che si venne a creare: una nuova corrente di pensiero emergente newyorkese, nata dalle idee rivoluzionarie di questi giovani ragazzi. “Il gruppo beat negli anni cambia, si aggiungono successivamente Neal Cassady, che diverrà un importantissimo protagonista della cultura beat, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti.… I poeti e gli scrittori beat cercano un senso liberatorio e un rifugio contro la società che li opprime nei suoi costumi e nelle sue feroci imposizioni. Sentono perciò il desiderio inconscio di scappare, di trovare un nuovo stile di vita ovunque si trovino.
Sono cosmopoliti universali, sono grandi sognatori e fedeli discepoli della strada, metafora del percorso vitale che ciascuno può intraprendere, oltre che talentuosi scopritori dell’animo umano.” Così ne parla 900 letterario.
Gli scrittori ribelli della Beat Generation
C’è da dire che il dopoguerra fu un periodo prolifico di idee antimilitaristiche e pacifiste. Lo spirito di ribellione di questi studenti è tutt’oggi comprensibile. Parliamo del periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale nel quale troviamo un’America estremamente perbenista e puritana, appena uscita da una guerra che lasciò ferite difficilmente rimarginabili. E’ in questo particolare clima che aleggiava molta insofferenza e non tutti riuscivano a rispettare le regole rigide e bigotte delle classi borghesi. Fu in questo contesto storico che le visioni e i pensieri della Beat Generation furono portate fino alla costa ovest, approdando a San Francisco.
Diedero vita ad una vera rivoluzione culturale nella quale confluirono negli anni successivi, altri movimenti quali il pacifismo, il femminismo e la lotta per i diritti sociali da parte degli afro-americani. Basta ricordare l’iconica Summer of Love.
Poi a San Francisco – Costa Ovest
Il movimento artistico della Beat Generation quindi nasce nel dopoguerra alla Columbia University di New York, ma è la città di San Francisco che ne vede crescere l’importanza e diventare una vera e propria corrente letteraria e poetica. Intorno al 1945 la città di San Francisco era frequentata da artisti di ogni sorta: pittori, poeti, musicisti, scrittori che cercavano un pò di notorietà mostrando i loro lavori tra le tante gallerie d’arte o bussando alla porta degli editori. Per lo più risiedevano nel quartiere di Haight-Ashbury, ma la zona che ad oggi è riconosciuta come la culla del movimento letterario beat, è North Beach, il quartiere italiano di San Francisco. Anche se gli artisti di questa Lost Generation erano dediti alle droghe, usate per aprire la mente, il termine beat non è da considerare sinonimo di sbandati e di tossici.
Il desiderio di rompere gli schemi, di essere liberi era talmente forte che le droghe servivano per aprirsi un varco e scappare, viaggiando anche solo con l’immaginazione. Rimango spettatrice di un’epoca interessante dal punto di vista politico ed affascinante da quello artistico, perchè spesso, da situazioni di disagio come in questo caso, nascono figure di talento e di magnifica ed eterna creatività. Moltissimi conoscono gli ideali della Beat Generation, ma pochissimi ne hanno realmente letto poesie e libri. Se state leggendo questo articolo è perchè sicuramente, come me, amate i viaggi dentro e fuori voi stessi.
Consiglio quindi, per capire meglio questi incredibili personaggi, 3 libri cardini del movimento letterario: Sulla strada di Jack Kerouac, Pasto nudo di William S. Burroughs e Urlo & Kaddish di Allen Ginsberg.
Libri di rottura
Cos’hanno in comune questi libri? Molte sono le analogie, ma una tra le tante, quella che mi interessa maggiormente, è il concetto di viaggio. Forse il più famoso è Sulla strada di Kerouac, che per chi lo ha letto rimane il manifesto del viaggiatore: un percorso dentro e fuori l’autore, dove è facile immedesimarsi e dove la strada fa da guida nella conoscenza dei propri demoni interiori, quasi sempre senza nessun intento a superarli. A mio modesto parere in queste pagine ogni frase è poesia, dall’inizio alla fine.
«Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte da pazzia» è il primo ed indimenticabile verso di Urlo & Kaddish di Ginsberg, scrittore e poeta la cui voce si staglia sopra tutte quelle della Lost Generation. Se si pensa che è stato scritto nel 1955, epoca in cui i colori pastello delle casette unifamiliari facevano da sfondo ad un’America perbenista e puritana, si comprende il grido di rottura che avviene con la sua pubblicazione. Le pagine di Urlo cantano un grido di dolore verso un’America controversa e falsamente pulita. Come in una ballata alla Bob Dylan, raccontano un viaggio psichedelico colmo di umorismo e di tanta tenerezza, nel lamento funebre per la madre morta in manicomio.
Gli scrittori ribelli della Beat Generation
Il pasto nudo di Burroughs è un viaggio complicato, apparentemente disconnesso e se provo a descriverlo è per me come raccontare un sogno. Scritto sotto l’effetto di stupefacenti, è un viaggio dentro i pensieri dell’autore, come un delirio solo all’apparenza senza senso. Estremamente lucido, Burroughs tiene il lettore in una costante tensione, come se dovesse avvenire un’imminente catastrofe. Il titolo è stato dato dall’amico Kerouac, preso da una poesia di Ginsberg dedicata proprio al lavoro di Burroughs. C’è chi parla di follia, ma io ci vedo solo genialità e estrema lucidità in questo viaggio all’inferno da dove nessuno farà mai più ritorno.
Rompere gli schemi
Per me che ho studiato approfonditamente la storia dell’arte, è impossibile non paragonare la letteratura beat, regina dell’anticonformismo e votata alla rottura degli schemi, con la corrente di pensiero del nostro artista Lucio Fontana. Potreste pensare che i due mondi sono talmente diversi e lontani che difficilmente ci si possa vedere un’affinità, ma io la vedo e ogni volta che parlo di Beat Generation, mi vengono in mente le tele squarciate del maestro. Quando si parla di arte d’avanguardia molti sono pronti a storcere il naso, perchè è difficilmente comprensibile e solo guardando l’opera non è possibile entrare nella testa di chi l’ha compiuta. E’ necessaria una storia e qualcuno che ve la racconti.
Era il 1949, quando l’artista italo-argentino inizia a bucare le sue tele. Siamo in Italia, è appena finita la disastrosa Seconda Guerra Mondiale, non a caso lo stesso periodo in cui è nata la Beat Generation. Lo Stato italiano ha preso consapevolezza della sua fragilità, il popolo lavora per rialzarsi e guarda all’America con ammirazione ed ingenua fiducia. Vengono lanciati i primi satelliti e le immagini dell’universo entrano nelle case degli italiani, viaggiando sul tubo catodico. In un mondo etereo, senza più margini, che non ha più uno spazio ben definito, Fontana sente la necessità di andare oltre squarciando la tela, aprendo un varco verso la terza dimensione. Secondo lui non è più tempo di circoscrivere lo spazio in un rettangolo, la tela non può più bastare.
Gli scrittori ribelli della Beat Generation
I suoi buchi, i tagli descrivono una rottura con il passato, con quell’arte che ormai è finita non potendo rimanere al passo con i tempi moderni. “Ragazzo/a, il mondo vero non è questo rappresentato qui su questa tela ma è tutto ciò che ti sta attorno che tocchi e vedi con i tuoi occhi e anche ciò che invece i tuoi occhi non riescono a vedere ma la tua mente può solo immaginare. Il mondo è infinito e tu sei solo un piccolissimo puntino in confronto ad esso.” così dice cercando di risvegliare le coscienze delle nuove generazioni. Quante meravigliose connessioni ci sono tra i veri artisti, accumunati dall’epoca in cui vivono, dalla storia che respirano. Come legati da fili invisibili corrono sugli stessi binari, arrivando a creare opere indelebili ed eterne, diverse ma allo stesso tempo indiscutibilmente connesse.
Ditemi che tutto questo non è magia.
La CityLight Bookstore
Quartiere di North Beach, San Francisco. Tante sono le cose da vedere tra la Columbus Avenue, la Broadway e Mason Street. Proprio ai confini con il Distretto Finanziario e la Transamerica Pyramid inizia una delle vie più famose della città, dove si affacciano caffè letterari e librerie che hanno fatto la storia della letteratura americana. La Columbus Avenue comincia da uno storico ed affascinante palazzo verde rame detto Sentinel Building. Costruito nel 1907 ha la forma di un ferro da stiro, che per chi l’ha visto, ricorda il Flatiron Building a NY in miniatura! Nel 1972 è stato acquistato dal regista Francis Ford Coppola che ne fece la sede della sua casa di produzione e studio cinematografico American Zoetrope, co-fondato con il grande George Lucas.
Al 261 della Columbus c’è lei, la Libreria con la elle maiuscola. Il centro propulsore di uno dei più discussi movimenti letterari mondiali del 1900, luogo dove nacquero idee e pensieri che ancora oggi incuriosiscono e danno impulso a movimenti di contro-cultura e di rivoluzione sociale in tutto il mondo. La CITY LIGHTS BOOKSTORE apre i suoi battenti nel 1953 fondata da Lawrence Ferlinghetti e da Peter Martin. E’ una casa editrice e una libreria che si interessa di letteratura indipendente e di contro tendenza, di politica e di arte. Molti protagonisti del movimento beat si ritrovavano proprio qui.
Gli scrittori ribelli della Beat Generation
Il posto è magnificamente polveroso, pieno di libri particolari che non si trovano nelle classiche librerie. Per chi ha voglia e piace il genere, c’è da perderci almeno un’oretta al suo interno anche se vale la pena visitarla solo per l’odore di storia che emana. Proprio all’angolo c’è l’ingresso alla JACK KEROUAC ALLEY, un viottolo pieno di scritte e citazioni dei poeti beat. Poi c’è il TOSCA CAFE’ proprio di fronte alla libreria, frequentato più recentemente da attori tra i quali Johnny Deep. Al suo interno c’è un juke-box con le arie delle opere liriche italiane. Sempre nella zona si trova il CAFE’ TRIESTE, meta di celebrità come Francis Ford Coppola.
Seduto ad un tavolo del bar, con un cappuccino in mano, si racconta che il regista scrisse qui gran parte della sceneggiatura de Il Padrino.
Vesuvio Cafè
A pochi metri dalla libreria City Lights c’è il Vesuvio Cafè, ritrovo preferito di tutta una serie di poeti e scrittori beat. Aperto nel 1948, è tutt’ora attivo. Un posto storico, colorato, pieno di ricordi ovunque. Quando entri e ti metti a sedere per bere il tuo caffè, è facile immaginare che dietro di te, a pochi metri, un giovane uomo dai capelli scuri e dal viso bellissimo, sta parlando di un viaggio con un altro uomo, biondo, con la faccia da americano. L’uomo dai capelli scuri ha una voce profonda e uno sguardo alla James Dean, fuma una sigaretta e parla mentre custodisce tra le mani, un quadernetto unto, pieno di scarabocchi e di parole fitte.
Il biondo sta bevendo il suo caffè in una tazza troppo grande e guarda fuori. Si vede che la sua mente è lontana, ascolta il progetto di viaggio del suo amico, mentre immagina la strada e dove questa lo porterà. E’ un’emozione intensa quella che provo, perchè è così che immagino sia andata la programmazione del famoso viaggio che fecero Kerouac e Cassidy e che ispirò il capolavoro intramontabile On The Road. Uno dei manifesti della Beat Generation che tutt’oggi alimenta la voglia di avventura di molti di noi, aprendoci la mente, facendoci sognare strade sconfinate e mettendoci la voglia di partire verso il sogno americano.
Gli scrittori ribelli della Beat Generation
Un incrocio letterario
Proprio qui, davanti a questo splendido murales tra la Columbus e la Brodway, c’è l’installazione chiamata Language of the Birds.
Realizzata da Brian Goggin e Dorka Keehn rappresenta 23 libri luminosi sospesi in aria, che illuminano le scritte sul pavimento della piazza. La lingua degli uccelli è considerata, nella mitologia come nella kaballah, una lingua divina e magica, usata da questi ultimi per comunicare con gli iniziati. Qui i libri simboleggiano uno stormo di uccelli che volano lasciando un’impronta di parole sotto di loro. Il movimento che crea l’opera è straordinario: come volando, i libri si muovono, ma mantengono la posizione proprio come fanno gli uccelli all’interno di uno stormo.
“Ogni libro è realizzato in policarbonato traslucido bianco satinato. Questi elementi scultorei sono sospesi da una rete geometrica di cavi aerei in acciaio inossidabile. Di notte le luci a led, incorporate nei libri, creano motivi visivi… Passando sotto, i pedoni notano parole e frasi incastonate nel pavimento della piazza che sembrano essere cadute dalle pagine. Ad un esame più attento le parole cadute sono in inglese, italiano e cinese e sono state selezionate dalla ricca storia letteraria del quartiere, che va dai Beats, ai poeti del Rinascimento SF e agli scrittori cinesi. Sono rappresentati oltre 90 autori“.
Goggin e Keehn hanno collaborato con lo scienziato David Shearer e la City Lights di Ferlinghetti per alimentare Language of the Birds con pannelli solari montati in cima all’iconica libreria. È stata la prima opera d’arte pubblica permanente a energia solare negli Stati Uniti.
Gli scrittori ribelli della Beat Generation
Articolo di: Lara Uguccioni
Fonti e citazioni:
www.900letterario.it
www.citylight.com
www.illuminatesf.com
www.fondazioneluciofontana.it
La Beat Generation è stata una rivoluzione degli schemi preposti, una rottura nella speranza di un futuro migliore anche se molto incerto. C’era l’idea che ci si potesse riappropriare delle proprie vite ed evadere dalla quotidianità. Proverò a leggere i libri che hai indicato, mi ispirano!
Non tutti amano gli scrittori della Beat Generation e alcuni dei loro libri sono piuttosto difficili da leggere. La follia creativa alle volte è difficile da comprendere, ma quando si entra nel loro pensiero allora tutto diventa chiaro e leggere le loro parole è pura poesia.