San Francisco, Isola di Alcatraz e la crociera sull’oceano
E’ mattina presto e c’è un sole inaspettato e raro a San Francisco. Strano, perchè è autunno inoltrato e siamo pur sempre a Fog City: la città della nebbia. Questo è un fenomeno atmosferico che si presenta tutto l’anno nell’intera baia, ma incredibilmente in estate è più presente, soprattutto ad agosto. Le correnti di vento freddo dell’oceano si scontrano con l’aria calda della terraferma, dando vita a una coltre fitta che avvolge ogni cosa, rendendo la città come sospesa. La nebbia è parte integrante della vita degli abitanti di San Francisco, tanto che le è stato dato un nome: KARL e ha addirittura un profilo instagram. Paolo ed io siamo in città e abbiamo prenotato in anticipo una piccola crociera sulla baia, con partenza dal Pier 43.
La giornata è piena di sole, il mare è calmo, sono certa di fare delle belle fotografie. Ogni volta che visitiamo un luogo costiero facciamo un’escursione in mare, la terra ferma vista dall’oceano regala sempre delle vedute magnifiche e anche San Francisco non ci ha affatto deluso. Il battello è partito in orario, si è prima staccato dalla costa per farci ammirare il panorama del Distretto Finanziario con i suo grattacieli sulla collina, come la Transamerica Pyramid, la Salesforce Tower e il 555 California Street, ex Bank of America, l’edificio più alto della città. Poi il traghetto si è spinto in mare aperto, direzione Golden Gate.
San Francisco Alcatraz crociera
San Francisco è bellissima vista dall’acqua, è ancora più grande di quello che sembra mentre si esplorano i quartieri della città. La sua fondazione è piuttosto recente, infatti un gruppo di esploratori spagnoli arrivò nella baia nel 1769 e dopo soli 50 anni circa, la comunità passò al dominio messicano, precisamente nel 1821. Yerba Buena è il nome originale del primo insediamento, che più che un agglomerato urbano mi ricorda gli attempati fricchettoni che frequentavo nei miei viaggi universitari a Bologna. E’ comunque proprio l’erba buona che diventò la città di San Francisco, un piccola stazione commerciale vicina alla missione dei sacerdoti cattolici dell’ordine francescano. Tanti erano i campi missionari, atti ad evangelizzare il popolo nativo, così come accadde nel resto dell’America. Le missioni hanno però avuto risultati contrastanti: convertire, educare, sviluppare le risorse, ma anche trasformare i popoli nativi in sudditi spagnoli e schiavi nelle riserve californiane.
San Francisco nel corso dei secoli ne ha passate tante. E’ una città che ha subito devastazioni come il grande terremoto del 1906 e bruschi arresti finanziari. Ha visto anche nascere correnti letterarie come la Beat Generation ed è stata casa di movimenti culturali importanti come il movimento Hippie nella famosa Summer Love. Oltre alla nebbia perenne, la città è celebre per l’iconico Golden Gate Bridge, i tram, i cable car e le grandi case vittoriane dai mille colori pastello. Il Transamerica Pyramid, nel quartiere finanziario, è il grattacielo più famoso della città. Nella baia dove navighiamo si trova l’isola di Alcatraz, sede del famigerato penitenziario che tutto il mondo conosce, se non altro, per i tanti film girati sul suo conto.
In tutto questo San Francisco è la città dai mille soprannomi, impossibile non rimanerne affascinati!
Un arancione internazionale
La nostra gita sul traghetto dura più di un’ora e passiamo davanti ai luoghi che abbiamo visto sulla costa, ai vascelli storici di Hyde St. per dirigerci poi verso il ponte rosso. Passare sotto ad uno dei ponti più famosi al mondo, il Golden Gate, è da brivido, da quaggiù lo si può ammirare distintamente in tutta la sua grandezza. Chi non lo osserva dal mare non credo riesca a capire la reale enormità dell’opera ingegneristica che rappresenta. E’ lungo quasi 3 km e le 2 torri rosse sono alte 225 metri e svettano solide dal livello dell’acqua verso il cielo. Se si pensa che è stato realizzato nel 1937 si rimane stupiti dalla sua maestosa complessità.
E’ incredibilmente moderno, articolato e stupefacente nelle allungate linee contemporanee che regalano slancio a tutta la costruzione. Il nome Golden Gate, cioè “entrata dorata”, ha una derivazione estremamente esotica. L’ingegnere topografico Fremont decise di chiamarlo così perchè, questo stretto di mare californiano, somigliava incredibilmente al Golden Horn (Corno d’oro), ovvero il lungo fiordo che divide in due la città di Istanbul. Attraversare il Golden Gate è un’emozione vera. Da sempre uno dei ponti più fotografati del mondo, una vera icona sospesa che sovrasta lo stretto della Frisco Bay sull’oceano Pacifico. Una simpatica curiosità è il suo colore chiamato arancione internazionale. Fu scelta questa particolare tinta per due motivi, il primo è piuttosto ovvio: nella nebbia questa tonalità è facilmente visibile.
San Francisco Alcatraz crociera
Il secondo motivo è che durante la sua costruzione durata 9 anni, il ferro portato sul cantiere era dipinto con una vernice antiruggine di una tonalità molto simile. Gli abitanti di San Francisco si erano ormai abituati al colore così che, da quando fu ultimato nel 1937, il ponte rimase per sempre di questa gradazione di arancione. Dopo quasi un’ora di mare si torna indietro verso la baia, passando davanti alle riserve naturali di Marin Headlands e alla cittadina di Sausalito, che negli anni ’60 ospitava i figli dei fiori. Questa è una storia recente che ha un suo fascino incontrastato, se vi piace la storia americana condita con musica, pace e amore, vi invito a leggere l’articolo qui.
L’aria in mare è fredda anche in estate ed è necessario portare sempre dietro una giacca anti-vento e una berretta di lana. Quando si è tanto presi da quello che si ha intorno, dalle fotografie, dalle chiacchiere sulla prua dell’imbarcazione, ci si dimentica del gelo dell’oceano come ho fatto io, che ho rischiato di ammalarmi. Ero troppo presa dal panorama, sarei stata in mare almeno un’altra ora per godere della meravigliosa luce del mattino. In questo tratto di mare l’acqua ha un colore verde petrolio così intenso che è difficile staccare gli occhi, in contrasto poi con il rosso del ponte rende il panorama qualcosa di unico. E’ incredibile come, quando stai bene e sei felice, il tempo passi così in fretta.
Around Alcatraz – il penitenziario federale tra mito e verità
Chi non ha mai sentito parlare del penitenziario di Alcatraz? Credo sia la prigione più famosa del ventesimo secolo. Libri, film, documentari e leggende girano intorno a questo posto estremamente suggestivo. Vista dal mare l’isola di Alcatraz, soprannominata The Rock, è incredibilmente piccola ed emana un fascino inquietante anche nella giornata di sole più bella dell’anno. Si presenta come una fortezza senza fronzoli, consumata dal logorio del tempo. La sua storia parte dal lontano 1850 quando il faro dell’isoletta serviva a far trovare la strada alle tante navi che solcavano la Baia durante la caccia all’oro. Causa la sua posizione strategica ed isolata, ben presto fu convertita in carcere militare ospitando i prigionieri della Guerra Civile americana.
Dopo il terremoto del 1909, le carceri sulla terra ferma erano state distrutte così i detenuti delle prigioni, furono portati sull’isola per maggior sicurezza. Così facendo, la popolazione penitenziaria aumentò notevolmente e si ebbe la necessità di iniziare la costruzione di altri blocchi. Nel 1934 divenne penitenziario statale di massima sicurezza, rimanendo tale fino alla sua chiusura nel 1963. Per tutto questo periodo l’isola ospitò i prigionieri oltre alle numerose famiglie degli “addetti ai lavori”. L’isola divenne una casa per molti e nella poca terra presente, si coltivavano ortaggi e fiori che ancora oggi sopravvivono nonostante l’incuria. La vita non ha abbandonato questo luogo, tutt’ora ci sono piante di cetrioli, agavi, cipressi e gerani oltre a diversi alberi da frutto.
Penitenziario federale
Era l’11 agosto del 1934 quando giunsero ad Alcatraz i primi 137 prigionieri. Gli immobili sull’isola erano stati acquistati dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ne fecero un carcere estremamente duro e di massima sicurezza. I detenuti ospitati erano assassini, ladri oltre a tutti coloro che procuravano problemi in altre carceri del paese. Le celle erano singole e di piccole dimensioni, ai detenuti non era concesso lavorare a meno che non guadagnassero questo beneficio con la buona condotta. Una sola infrazione sul regolamento portava agli arresti in celle d’isolamento, particolarmente fredde ed umide.
Alcatraz ospitò tra i più noti criminali della storia americana come Al Capone, che rimase qui solo 4 anni, ma uno dei personaggi che più mi incuriosisce è R.F. Stroud, detto Birdman of Alcatraz, l’ornitologo. Durante la permanenza nella prigione precedente, Stroud si “dedicò allo studio dei canarini, individuandone malattie allora incurabili e le terapie per guarirli“. Pubblicò 2 libri sull’argomento medico-veterinario “che riscossero grande successo scientifico e gli valsero inoltre la simpatia e la stima degli amanti degli uccelli.” Ad Alcatraz potè inoltre accedere alla biblioteca e questo gli permise di studiare giurisprudenza. Scrisse così altri due libri, una autobiografia e un trattato sulla vita in prigione. Nella foto Burt Lancaster nella sua interpretazione cinematografica di “Birdman of Alcatraz”, un film da vedere assolutamente.
San Francisco Alcatraz crociera
Tra gli altri conosciuti mafiosi americani ci sono Bumpy Johnson, afroamericano di Harlem NY, affiliato alla famiglia Genovese di Cosa Nostra. Su di lui, la grande macchina hollywoodiana girò più di un film, tra cui American Gangster del 2007 con la regia di Ridley Scott. Poi Arthur Barker che tentò l’evasione con altri detenuti nel 1939, ma fu ucciso dalle guardie. Pare non sapesse nuotare quindi rimase indietro durante la fuga. Le vicende dell’isola di Alcatraz ispirarono numerosi film, uno su tutti Fuga da Alcatraz, Escape from Alcatraz del 1979 con Clint Eastwood. Il film si basa sulla storia vera di 3 detenuti: Morris e i due fratelli Anglin che riuscirono realmente ad evadere senza lasciare traccia.
Pare che nella realtà, per scavare il muro nella cella, usarono un cucchiaio! Si introdussero nei condotti dell’aria e arrivarono alla spiaggia arrampicandosi sulla cancellata a ridosso delle rocce. Si dice che a quel punto, con una zattera lasciarono l’isola senza lasciare traccia. Fino a quel momento molti erano stati i tentativi di evasione, ma mai nessuno era riuscito nell’intento. Circa un anno dopo la famosa fuga, la prigione chiuse definitivamente. “Per girare il film si dovette ricostruire una rete elettrica lunga quindici miglia al fine di riconnettere l’elettricità all’isola tramite quella di San Francisco.
Inoltre, fu necessario molto lavoro per ripristinare lo stato della prigione a come era nel 1963 ossia alla chiusura del complesso carcerario. Al termine del film molti dei miglioramenti, apportati per l’occasione, furono mantenuti intatti e permangono tuttora. La scena della pericolosa fuga dalle cancellate della prigione, sulla spiaggia e infine in acqua, non fu compiuta da controfigure, ma proprio dai tre attori, che in precedenza avevano seguito un’adeguata preparazione.“
Indian Land – terra Indiana
La mattina presto del 20 novembre del 1969, Alcatraz fu occupata, per protesta, da 89 nativi americani che rimasero sull’isola ben 19 mesi. Rivendicando il territorio come proprio, le richieste del gruppo allo Stato, includevano la creazione di un’università e un centro culturale in onore dei popoli nativi. Reclamano i propri diritti sull’isola in base al Contratto di Fort Laramie del 1868, secondo il quale gli Indiani possono reclamare per sé terreni pubblici non utilizzati. “Acquisteremo la suddetta isola di Alcatraz per $ 24 in perle di vetro e stoffa, un precedente stabilito dall’acquisto, da parte dell’uomo bianco, di un’isola simile, circa 300 anni fa”. L’isola di cui parlavano era ovviamente, Manhattan, di proprietà dei nativi acquistata dagli olandesi nel 1626.
Poco dopo il loro arrivo, il gruppo ha trovato secchi di vernice rossa che si ritiene fossero rimasti dalla costruzione del vicino Golden Gate Bridge. I graffiti che fecero parlano, ancora oggi, di dichiarazioni di sovranità nativa e anche se l’occupazione durò poco meno di 2 anni, l’impatto sulla politica al tempo, fu forte e chiaro rendendo il popolo nativo più unito e compatto. L’America era già provata dalle proteste dei movimenti di pace contro la guerra e per la prima volta, si rende conto della disastrosa situazione in cui versava il popolo nativo. Un popolo abbandonato, lasciato solo, di ubriaconi e disoccupati, confinati in container e villaggi senza acqua ne elettricità. Questo erano diventati, perchè gli era stata tolta la cosa più importante: la dignità.
San Francisco Alcatraz crociera
Da un articolo del New York Times: “Per più di un anno, il signor Martinez, sua moglie Lesee, Apache e suo figlio di 4 anni hanno vissuto in una cella che si affaccia sul molo dell’isola. Ora in pensione e residente a Oakland, il signor Martinez si imbarca regolarmente su una barca per Alcatraz per vagare per i terreni, segnalare i graffiti e rispondere alle domande dei turisti. Da parte sua, il National Park Service, che ha assunto la gestione dell’isola nel 1972, ha compiuto notevoli sforzi per preservare le prove dell’occupazione dei nativi. L’anno scorso, il parco ha installato una mostra multimediale permanente di fotografie e video.
San Francisco Alcatraz crociera
Nel decennio successivo all’occupazione, gli attivisti dei nativi americani occuparono più di 70 altre posizioni, incluso il quartier generale del Bureau of Indian Affairs a Washington. “Gli occupanti hanno svegliato il governo e il popolo americano alle questioni native in questo paese”, ha dichiarato Johnson.
Ogni anno, i nativi americani di tutto il paese – compresi molti degli occupanti originali – si riuniscono ancora ad Alcatraz per le cerimonie del Giorno del Ringraziamento e del Columbus Day. Ma a Mr. Martinez piace stare sull’isola anche nei giorni ordinari, quando migliaia di turisti sbarcano con iPhone e telecamere appese al petto.
Per lo più, Martinez parla di storia. Ma a volte, non può fare a meno di dire ai passanti che molti nativi americani affrontano ancora povertà paralizzante, alta disoccupazione e mancanza di risorse e opportunità, proprio come nel 1969.” Sinceramente”, ha detto Martinez. “Pensavo che ora sarebbero cambiati di più.”
Alcatraz crociera sulla baia
Ritorno al dock
Arrivati alla fine di questa bella escursione, il battello passa davanti al molo dei leoni marini per poi lasciarci su dock, il molo da cui siamo partiti. Questi enormi mammiferi sono veramente divertenti, è impossibile non starli a guardare infatti c’è sempre qualcuno sul molo che scatta foto, tra esclamazioni e risate, a causa della loro allegria contagiosa. Chiassosi, vivaci, appariscenti come superstar, sono l’attrazione più fotografata di San Francisco, i veri protagonisti del quartiere. Proprio qui a due passi c’è il Pier 39, una delle maggiori attrazioni di San Francisco, dove ogni anno affluiscono più di 14 milioni di persone. Costellato di negozi, ristoranti e gastronomie, in un potpourri irresistibile di colori e profumi, è esattamente come Simmons, il suo creatore, l’aveva immaginato. Continuiamo il viaggio a San Francisco, andiamo anche noi sul Molo 39, tra profumi, colori, caramelle e leoni marini!
Articolo di Lara Uguccioni
Fonti e citazioni:
www.museodellamemoriacarceraria.it
wikipedia.org
L’isola di Alkatraz è un luogo ricchissimo di suggestioni, soprattutto grazie alle varie trasposizioni cinematografiche. Un’esperienza, questa della crociera, che mi piacerebbe indubbiamente fare.
E’ bellissimo vedere le città dal mare, San Francisco poi è ancora più bella con l’isola a pochi miglia dalla costa.
Visitare Alcatraz deve essere molto emozionante: non so davvero cosa proverei, forse sentimenti simili a quelli che ho provato quando ho visitato altre prigioni come il carcere studentesco di Heidelberg, ma di sicuro è un luogo storico talmente importante che non me lo farei assolutamente sfuggire!
Vero Eliana, sono luoghi intrisi di suggestione.
Come voi, abbiamo apprezzato moltissimo il giro in barca per andare a visitare Alcatraz. Fortunatamente quel giorno non c’era nebbia ma un vento fortissimo che ti tagliava la faccia.
Anche quando sono andata io, un vento incredibile!
Devo ringraziarti perché con questo racconto mi hai fatto ripercorrere alcune delle tappe a San Francisco (non tutte nello stesso viaggio, ma in occasione di due viaggi diversi). Adoro questa città, il suo clima così strano con la nebbia che sale alle cinque del pomeriggio anche in estate, i suoi colori che sembrano sembrano sempre un po’ retrò, la sua atmosfera così particolare. Ci devo tornare, assolutamente.
Anche io Silvia ci devo tornare, ci sono tante cose da vedere a San Francisco e da raccontare 🙂
Se penso a quello che vorrei vedere negli USA, oltre ai parchi, mi viene in mente San Francisco, mi piace questo tour esplorativo, le città viste dal mare hanno un volto diverso
Stupenda San Francisco, io non vedo l’ora di tornarci 🙂
Ho fatto un salto indietro nel tempo leggendo il tuo post, sono stata a San Francisco tanti anni fa e lì ho conosciuto il mio primo amore proprio su quel battello… che emozione, grazie Lara!