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Un afternoon tea per Samhain a Edimburgo, Scozia

Eccoci di nuovo in Scozia, terra di miti e leggende, di castelli infestati e di eroi fieri e coraggiosi. Non abbiamo scelto un periodo qualunque per tornare, ma siamo appositamente venuti per festeggiare la serata più paurosa dell’anno. Sto parlando della notte di Ognissanti, universalmente conosciuta come Halloween. Questa è una celebrazione che in Scozia è molto più antica di quel che si può immaginare e, dalla notte dei tempi, viene chiamata Samhain, il Capodanno Celtico. Gli storici pensano che questa parola significhi “fine dell’estate” altri la identificano con “novembre”, ma essendo una celebrazione risalente a prima del 6° secolo a.C. è difficile stabilirlo. E’ certo che i Celti festeggiavano ogni cambiamento della natura: la data del 31 ottobre segna la fine della stagione calda e della luce, dando inizio al ciclo naturale del freddo e del buio.

Proprio come facciamo noi “moderni” festeggiando capodanno, questo periodo era considerato un inizio dell’anno, ricco di celebrazioni e doni per ringraziare gli Dei della loro generosità. Attraverso rituali e cerimonie si invocavano le divinità affinché donassero un inverno mite e senza pericoli. Direte voi “cosa centra un tè pomeridiano in tipico stile inglese con le tradizioni celtiche?” Ebbene, è proprio nel pomeriggio di questo giorno mistico, che ho partecipato ad un vero afternoon tea in uno dei luoghi più suggestivi ed antichi di Edimburgo. E’ così che si sono strette tra loro due tradizioni solo apparentemente contrastanti. Infatti Samhain è una festa tipica scozzese ed irlandese, mentre il tè delle cinque appartiene ad una consuetudine dei “nemici” britannici.

Ebbene sì, ancora non corre buon sangue tra i locali e gli invasori, ma chissà, forse questo rito zuccherino potrebbe farli diventare, un giorno, ottimi amici.

Entriamo nell’atmosfera, tra scope magiche e fantasmi dal passato

Il sole cala sulla città nera, è il 31 ottobre e l’insolito silenzio preannuncia una notte di fuochi e magia. Paolo ed io percorriamo la Royal Mile come se fosse la prima volta: la testa alzata tesa verso i tetti della città e dentro agli occhi tutto lo stupore di rivedere Edimburgo. Come al solito siamo in ritardo, ci aspettano per l’ora del tè, ma prima vogliamo tornare al cimitero di Greyfriars, sulla tomba del piccolo cane Bob e da Thomas Riddle. E’ una tappa che non possiamo tralasciare, in fondo è Halloween e chi meglio del cattivo per antonomasia può farci immergere nell’atmosfera gotica della città? Un saluto alla tomba di Voldemort quindi, dove nei pressi troviamo una guida turistica che, tra gesti plateali e una recitazione doc, tiene incollati all’argomento i suoi spettatori.

Passeggiando nel cimitero è impossibile non passare davanti ai cancelli rigorosamente chiusi della George Heriot’s School che, secondo voci di corridoio, è stata d’ispirazione per la scuola di Hogwarts. Questo enorme edificio ha uno degli ingressi misteriosamente posto dentro al cimitero. Tra l’altro, mistero nel mistero, un vistoso cartello dice che non si possono fare fotografie. Ci proiettiamo così verso la Porta dell’Inferno, la Covenanter’s Prison, uno dei luoghi più infestati di Edimburgo. Rimaniamo poco tempo per non disturbare un sinistro signore incollato al cancello d’ingresso. Forse sta aspettando di vedere fluttuare qualche anima, tutti sanno infatti che il 31 ottobre il velo che separa i vivi dai morti si assottiglia. Chissà se ha visto qualcosa, io sono scappata prima che succedesse l’irreparabile.

Sta di fatto che, proprio qui, davanti ad uno dei luoghi più creepy della città scozzese, il mio cellulare si è totalmente scaricato così che, da questo momento niente più foto. Vorrà dire che la bellissima atmosfera che ci circonda rimarrà impressa solo nei miei occhi.

afternoon tea Samhain Edimburgo Scozia

E’ ora di tornare tra i vivi, usciamo quindi da Greyfriars per andare a dare un’occhiata al negozio The Enchanted Galaxy a tema Harry Potter. A Victoria Street infatti ci sono diversi luoghi per veri “potteriani”, o per meglio dire Potterhead: così chiamano gli appassionati della serie scritta da J.K. Rowling. Ebbene Paolo ed io siamo della banda e, nella strada che si dice abbia dato ispirazione alla scrittrice per creare Diagon Alley, non potevamo non curiosare in uno di questi luoghi dedicati alla magia. Il negozio a tema è stupendo, curato in ogni singola parte e, al suo interno, si può acquistare di tutto, anche una Nimbus 2000!

Al 40 di Victoria Street è impossibile non notare il Museum Context di Harry Potter, perchè la fila per entrare è lunghissima. Qui non c’è nulla di scontato, la magia sembra prendere vita già in esterno mentre, una volta dentro, ci si catapulta nella scuola di Hogwarts. Curiosità, oggetti da collezione, stampe evocate dall’immaginazione più audace di artisti decisamente talentuosi, fanno bella mostra tra le scansie. Questo luogo è un vero incantesimo! Se ci si ferma a pensare non è un caso che, ogni cosa ad Edimburgo, riporta la mente al fascino delle arti occulte.

La città vecchia è dove J.K. Rowling vive e lavora, ispirata ogni giorno dai viali sinuosi ed acciottolati, dai cimiteri spettrali, dai maestosi edifici neri e dalla lunga storia di stregoneria. Tutto questo fa di Edimburgo una delle città più affascinanti e misteriose d’Europa, dove non mi stancherò mai di tornare.

Nel frattempo vago anche io per la zona antica, dove strani personaggi si aggirano tra le strade che iniziano ad illuminarsi di un calore insolito. Tantissimi sono travestiti da spettri o da stregoni e si incontrano allegre famigliole decisamente raccapriccianti. Non posso chiedere di meglio, adoro questo giorno e siamo qui per viverlo. Sono quasi le cinque, il freddo comincia a farsi sentire mentre Paolo ed io ci incamminiamo verso il Grand Cafe al 20 North Bridge. C’è un tè che ci aspetta.

Un tè al Dipartimento dello Scotsman

Durante questo viaggio ho conosciuto persone che come me amano la Scozia, appassionati di miti e leggende a tal punto da tornarci molte volte l’anno. Sono il gruppo di Francesca, tour leader di Scozia Viaggi. E’ piacevole condividere questo sentimento d’appartenenza così, appena li incontro è subito festa. Gli argomenti sono molteplici tanto che sembra di essere tra amici. Come note di una partitura siamo tutti, all’unisono, dentro all’argomento che abbiamo in comune, vivo e pulsante, pronto ad essere raccontato nel giorno più atteso dell’anno. Per una strana coincidenza, ci troviamo con il piccolo gruppo, proprio nella casa delle mille storie. Il nostro primo incontro avviene infatti nella ex sede dello Scotsman Newspaper, giornale nazionale scozzese, cuore pulsante e vivace della pubblicazione.

Per tutto il 1800 questa location è stata una redazione che, nel 1905 cambiò volto trasformandosi in un prestigioso cafe. Nel 2018, grazie ad un restauro conservativo, tra queste sale prese vita il ristorante chiamato Grand Cafe, dove ogni arredo è tuttora originale e decisamente maestoso. Innumerevoli storie sono state raccontate tra le mura e noi ne stiamo scrivendo altre proprio in questo momento. Quale luogo migliore da visitare per me, che sono un’inguaribile appassionata di scrittura, amante delle storie e sempre pronta a raccontarne una? E siccome nulla accade per caso, nel giorno dove il soprannaturale fa capolino sulla Terra, io mi trovo pronta, come il vecchio Grand Cafe, ad iniziare un nuovo stile di narrazione, alla ricerca di momenti speciali ed esperienze indimenticabili.

Ecco che aspettando il nostro primo ” tè delle cinque” si parla di fotografia, di magia, di serie tv ispirate alla Scozia ed ovviamente, di viaggi. Una compagnia splendida e interessante che ha fatto di questa esperienza un momento da ricordare con vero piacere.

“È sempre l’ora del tè!”

Un viaggio nel Regno Unito non è da considerarsi completo se non si prova, almeno una volta, il suggestivo rito del tè delle cinque. Posso sembrare esagerata, ma vi assicuro che questa non è una semplice merenda e neanche un comune tè. Infatti, durante l’afternoon tea, nulla viene lasciato al caso e tutto ha un rituale specifico. Al Grand Cafe mi sento un pò come Alice che aspetta incantata il tè delle cinque assieme a Mad Hatter, il Cappellaio Matto. Non so cosa aspettarmi dall’antico rito britannico così che, arrivate le portate, l’immaginario prende forma proprio come nel libro di Alice nel paese delle meraviglie. Dolcetti, zuccherini, tazze e teiere colorate farciscono il tavolo e non mancano di certo personaggi bizzarri, come il cameriere brontolone, che colpisce nel segno la mia immaginazione.

La scenografia è pronta: il tè è servito nella sala da tè del Grand Cafe, talmente pomposa ed esageratamente sfavillante che, nell’ora del pomeriggio tardo, riesce a brillare di luce propria. In un contesto ridondante il servizio da “gran sera” è impeccabile: il cameriere chiede che tipo di tè servire, se con latte o con zucchero, portandolo poi in teiere raffinate di fine porcellana sottilissima. Il tutto accompagnato da alzatine divise a più piani i cui cibi vanno assaporati con un metodo ben preciso. Ricordatevi però che non ci sono le istruzioni per l’uso. Per fortuna sono accompagnata da persone ben istruite sull’argomento, così che non posso sbagliare l’ordine nel consumarlo.

L’argomento è semplice: una tazza di tè deve essere sempre accompagnata da un pasto light, una sorta di merenda a base di specialità sia dolci che salate. Ordinare un Earl Grey è andare sul sicuro, personalmente lo preferisco senza latte e zucchero, per assaporarlo al meglio. A fargli compagnia ci sono dolcetti, torte, dessert e mini plum cake, sandwich salati e gli immancabili scones, originari della Scozia, i miei preferiti.

Quest’ultimi vengono serviti con accanto marmellata e clotted cream, una panna densa che si ottiene dalla cottura della panna fresca. In Italia è un alimento che non si trova, inutile cercarlo, ma è possibile cucinarlo in casa, anche se la lavorazione è piuttosto lunga. Ogni alzatina è divisa in 3 piani ed ognuno di questi contiene cibo per 2 persone. I britannici parlano di “pasto light”, io in realtà, ci ho cenato. Tante sono infatti le meraviglie gastronomiche poste sui piattini, che possono tranquillamente bastare per 4 persone.

La tradizione vuole che si inizi il pasto con i tramezzini salati, che solitamente sono farciti con burro e salmone o con cotto e formaggio. Dopo un sorso abbondante di tè, si passa agli scones che vanno spezzati a metà, non tagliati con un coltello e farciti con panna densa e marmellata. A questo punto del pasto è già passata mezz’ora e il mio stomaco inizia a riempirsi. Dicono di non fare mai torto alla tavola, quindi il rito continua. E’ la volta delle mini torte che ricoprono la fine porcellana del terzo piano dell’alzata, io sono già piena, ma le assaggio per dovere. Non posso esimermi, devo scrivere un articolo!

Vi posso dire che al Grand Cafe c’è cibo veramente per tutti i gusti e, tra le tante delizie inglesi e scozzesi, fanno capolino anche alcuni macarons francesi, un tocco di vera classe. Un tè inglese quindi del tutto tradizionale, come questa usanza nata in un nobile posto: nella dimora di Anne Marie Russell, duchessa di Bedford, amica intima della regina Vittoria.

Alla corte della Regina Vittoria…

1840, Woburn Abbey, Inghilterra. Sono le cinque del pomeriggio e nelle stanze della duchessa di Bedford, Anne Marie Russell, si sta per consumare l’ennesima scena madre. La duchessa, tanto cara alla regina Vittoria, ha una crisi di nervi, urla e strepita: è affamata. Siamo in piena epoca vittoriana ed è usanza da tempo che nell’intervallo pomeridiano tra la colazione e la cena, ci sia una sorta di ascetismo culinario che non permette di mangiare nulla. In barba ad ogni tipo di etichetta, l’amata Anna decide di chiamare la servitù per farsi portare uno spuntino, nella segretezza delle sue stanze. Ciò che desidera sono un tè, pane, burro e qualche dolcetto. Così passa l’inverno e, merenda dopo merenda, l’umore della duchessa risulta costantemente ottimo ed allegro.

Arriva l’estate, stagione di inviti formali che la duchessa è solita fare, ospitando amici a palazzo. Durante un pomeriggio come tanti ad Anna viene fame e, nuovamente incurante dell’etichetta, fa servire tè e biscotti a tutti gli invitati. Nello stupore generale la refezione viene più che apprezzata e noi possiamo crederci, con tutta quella produzione di dopamina sarebbe stata allegra anche la mamma di Norman Bates. La nuova merenda pomeridiana piace talmente tanto che in poco tempo muta in un’usanza a corte che, la Regina Vittoria, trasforma senza indugio in un vero e proprio ricevimento regale fisso. Non è un caso quindi che alcuni dolci prelibatezze hanno il nome della vetusta regina, basti pensare alla torta Victoria Sponge Cake o al Victoria Sandwich.

Sebbene oggi l’etichetta legata all’afternoon tea sia molto più rilassata rispetto al passato, un tempo veniva scandita da regole. Alcune sono rimaste invariate ed è buona norma seguirle, soprattutto in luoghi aristocratici come le sale dello Scotsman. Assolutamente inopportuno quindi, chiedere una fetta di limone, la reazione del tipico inglese sarà come quella di un pizzaiolo a cui viene chiesto di mettere ananas sulla pizza. I tè aromatizzati e delicati come Earl Grey o il Darjeeling sono migliori senza latte, mentre i tè neri vanno serviti con il bricco a parte. Ma il latte va versato prima o dopo il tè? Questo amletico dubbio era un tempo dovuto alla classe sociale di appartenenza. Quando la Regina Vittoria diede il via alla tradizione del tè delle cinque, anche le classi meno abbienti la imitarono.

Tuttavia, queste ultime, possedevano ceramiche di bassa qualità che potevano rompersi con l’alta temperatura del tè, il latte serviva a stemperarne il calore. Al contrario succedeva con le stoviglie della classe privilegiata, è rimasta quindi l’usanza aristocratica di versare prima il tè ed aggiungere, solo successivamente, un poco di latte. Pensandoci bene, per il proletariato era sicuramente più semplice procurarsi del latte, il quale poteva essere bevuto in quantità maggiori rispetto al più costoso, esotico e ricercato elisir nero. Quindi, per i comuni mortali, latte con l’aggiunta di tè e non viceversa.

Per miscelare la bevanda è importante muovere il cucchiaino avanti e indietro nella tazza, mai in modo circolare e giammai toccando i bordi. Se si è seduti ad un tavolo basso, e solo in questo caso, la tazza va portata alla bocca tenendo nell’altra mano il piattino. Inoltre è buona norma non abbracciare mai la tazza con le mani, non è un peluches. La tazzina deve essere di medie dimensioni e per portarla alla bocca si deve prendere il manico con due dita. E dire che oggi giorno, con l’invenzione delle mug, tutti afferriamo la tazza a mano piena per sentirne il calore nelle fredde giornate invernali. Come cambiano i tempi!

La notte ci aspetta al Festival del Fuoco di Samhuinn

Dopo un paio d’ore passate al caldo della sala da tè più bella di Edimburgo, usciamo nella sera buia a caccia di fantasmi. Si dice che il lembo tra vivi e morti si assottigli in questa particolare notte, facendo così tornare indisturbati gli spiriti sulla terra. Cosa c’è di meglio quindi che impiegare il tempo a raccontare storie di spettri e di viaggi nel tempo? E’ quello che faccio mentre cammino con i miei nuovi compagni di viaggio verso Calton Hill, l’enorme collina che sovrasta la città di Edimburgo. Con me ci sono alcune persone alquanto speciali: appartengono ad un fangroup di Outlander, la famosa saga di Diana Gabaldon. Conosco l’argomento, anche io amo tantissimo le avventure di Claire e Jamie e queste signore, vi giuro, sanno qualsiasi cosa, retroscena compresi.

Neanche a farlo apposta, sia nel primo libro “La straniera” che nella serie tv, la storia inizia proprio nella notte di Ognissanti: siamo decisamente sul pezzo! Fantasmi a parte, stiamo per festeggiare, ancora una volta qui ad Edimburgo, la tradizione celtica del 31 ottobre e in città l’aria è frizzante ed elettrica: qualcosa sta per accadere. Eh sì, forse anche io sono un pò come lo spazzacamino amico di Mary Poppins, mi accorgo sempre che “qualcosa è nell’aria”. Io però so cosa sta per succedere. Stiamo per assistere, ancora una volta, al festival di Samhuinn che evoca antiche tradizioni, arcane usanze e un folclore antico che, in tutta la Scozia, è ancora vivo e presente. Se vi state chiedendo perchè scrivo in due modi differenti il nome della festa, lo faccio perchè Samhain (pronunciato sow-in) deriva dal gaelico Samhuinn che significa “summer’s end”, fine dell’estate.

Quest’ultimo veniva festeggiato tra le popolazioni celtiche a inizio novembre, ci si preparava così ai mesi freddi, celebrando inoltre gli spiriti dei cari defunti. Ho parlato tanto di Celti, di feste a loro legate e di come questo popolo fosse collegato non solo al territorio britannico, ma presente, per almeno 200 anni, in alcune zone d’Italia, compresa la mia Romagna. Potete quindi capire l’emozione e il perchè sono voluta tornare tra i pronipoti di quel popolo che sento anche un pò mio. Ecco che attraversiamo il grande campo che giace ancora buio e silenzioso ai piedi della collina. Passa poco tempo che il prato si popola di una moltitudine di persone e il fuoco torna ad ardere sulla Calton Hill, la protagonista della serata. Questo luogo è magico, stasera la collina sembra una vera regina seduta sul suo antico trono, al centro della parte originaria e primordiale di Edimburgo.

L’attesa della notte più magica dell’anno esplode nel rombo improvviso dei tamburi che risuonano nel silenzio della notte, sotto una luna che guarda senza parlare. Mentre l’estate combatte con l’inverno fino a lasciargli lo scettro perdendo di fatto la sua corona, sento l’odore della magia, di erbe bruciate per propiziare la nuova stagione che stanotte vincerà la sua battaglia. È così che arriva l’inverno, dopo più di un’ora di musica e tradizioni tribali, salutato dal popolo scozzese tra danze, urla ancestrali e riti propiziatori. Ecco che anche noi ci lasciamo andare ai festeggiamenti, ballando assieme a sconosciuti e diventando parte così, del rito. Quando ho deciso di venire qui sapevo che questo sarebbe stato un momento suggestivo, maliardo ed estremamente potente. Sapevo che sarei stata nuovamente nel posto giusto. Bentornato SAMHUINN, ti stavamo aspettando!

Articolo di Lara Uguccioni

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Eliana
5 mesi fa

Sono stata in Scozia e a Edimburgo ma non ho potuto fare un afternoon tea, un po’ perché avevamo poco tempo a disposizione per visitare la città, un po’ perché non ero con la persona giusta. Un motivo per ritornarci!

Sara Bontempi
Sara Bontempi
8 mesi fa

Che invidia, uno dei miei sogni ricorrenti è riuscire a partecipare ad un afternoon tea originale, in un luogo tradizionale come Londra o appunto Edimburgo!

Teresa Torsello
Teresa Torsello
8 mesi fa

Un afternoon tea è l’ideale quando sei a Edimburgo (o in qualunque altra zona della Gran Bretagna). Io lo adoro, è una pausa piacevole durante la giornata e mi fa sentire “very British”! 🙂

laura
9 mesi fa

Leggendo questo articolo mi è venuta voglia di visitare il più presto Edimburgo e soprattutto di fare un afternoon tea 🙂

La Kry
La Kry
9 mesi fa

Io sono una grandissima fan dell’afternoon tea! E figurarsi se non lo ero, visto che si parla di cibo!
Ogni volta che sono nel Regno Unito non posso fare a meno di prenotarne uno in qualche posto favoloso anche perchè, sebbene in alcuni casi sia un’esperienza un po’ costosa, si può davvero dire che sostituisca ampiamente un pasto abbondante (alla faccia del light!).
Detto questo ci tengo a farti sapere che “con tutta quella produzione di dopamina sarebbe stata allegra anche la mamma di Norman Bates” è la mia nuova frase del mese!😂

Cristina
10 mesi fa

Sono stata ormai tante volte ad Edimburgo e ci tornerò se tutto va bene anche quest’anno, ma ammetto di non aver mai provato un afternoon tea, forse perchè ho sempre tante luoghi da visitare e il tempo è sempre poco. Anch’io sono una fan di Outlander e grazie a questa serie televisiva mi sono innamorata della Scozia.

Marianna
10 mesi fa

Ho in piano un viaggio ad Edimburgo con mia madre per il mese di aprile e muoio dalla voglia di visitare i luoghi di Harry Potter (essendo una super fan!!!) grazie per questa guida molto utile!!!

Veronica
10 mesi fa

Devo decisamente tornare ad Edimburgo anche solo per visitare i locali a tema Harry Potter che non c’erano quando sono andata io anni fa. Mi segno anche il Gran Cafè, perché quell’afternoon tea sembra squisito.

Libera
Libera
10 mesi fa

Sono stata in Scozia ma non per Halloween, festività che invece ho celebrato a Dublino, perfettamente agghindata per l’occasione. Non mi dispiacerebbe tornare ad Edimburgo proprio per questa ricorrenza.

Arianna
Arianna
10 mesi fa

Vorrei proprio provare un afternoon tea come si deve, questo mi ha incantato tra piatti e posateria un’esperienza davvero da mettere in lista, sarebbe proprio perfetto durante lo Samhain.

Annalisa Spinosa
10 mesi fa

Che esperienza straordinaria! Harry Potter a parte, che non amo proprio, farei. volentieri questo itinerario giornaliero di Edimburgo. La parte pià bella credo sia la passeggiata ne cimitero. Io adoro questi luoghi così ricchi di arte e di silenzi che hanno molto da dire. L’afternoon tea è stata la ciliegina sulla torta!

ANTONELLA MARIA MAIOCCHI

Non ho mai provato un vero afternoon tea e me ne rammarico fortemente. Non so cosa darei per sedere come te ad una tavola spettacolare con porcellane delicate, tramezzini e… scones!! per fortuna hai elencato le regole, sono certa che la tazzina io la prenderei con due mani!

Silvia The Food Traveler

Ci credi che pur essendo stata tantissime volte nel Regno Unito ho provato l’afternoon tea una volta sola? È mai a Edimburgo, ma soprattutto non sono mai stata in questa città in occasione dello Samhain. Con quest’atmosfera un po’ cupa e fredda, il calore di una sala elegante, il tè e tutto quello che lo accompagna sono la scelta perfetta!

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