California,  Parchi Nazionali,  West Coast

Death Valley a Zabrinskie point e Furnace Creek

Partiamo la mattina presto da Las Vegas direzione Death Valley, il confine tra Nevada e California è vicino. Viaggiamo nel deserto, più passa il tempo più sento alzarsi la temperatura: stiamo per arrivare in uno dei luoghi più caldi del mondo. Con i suoi 86 metri sotto il livello del mare (nel punto denominato Badwater) la Valle della Morte è chiamata così perchè è un luogo desolato ed arido a tal punto da essere abitato da pochissime forme di vita.

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

All’interno della Valle della Morte non vi sono corsi d’acqua e anche l’aria fa fatica a circolare, infatti questa è una depressione molto stretta, ampia solo 40 km. ma molto lunga: 225 km. Nonostante questo la Death Valley è un Parco Nazionale visitabile, anche se in molti periodi dell’anno è percorribile solo in auto a causa della temperatura proibitiva. La strada che la attraversa è una scenic drive lunga 170 km. che porta nei diversi e innumerevoli punti panoramici, come Dante’s View, Zabriskie Point, Stovepipe Wells dove ci sono ancora i carri abbandonati dai pionieri durante la corsa all’oro e Fournace Creek.
E’ in questo parco naturale che il 10 luglio 1913 è stata rilevata la temperatura più alta mai registrata sulla Terra+56.7°C. Nell’agosto del 2020, un altro picco altissimo si ebbe nella Death Valley. Nella giornata di domenica, esattamente alle ore 15.41, la colonnina di mercurio ha raggiunto i 130 gradi Fahrenheit cioè 54,4 gradi Celsius.

Extreme Heath Danger

In questo bacino sotto il livello del mare, la siccità costante e il caldo estivo record fanno della Death Valley una terra di estremi. La catena montuosa della Sierra Nevada impedisce all’umidità del Pacifico di raggiungere la valle, così che la radiazione solare riscalda l’aria e la rende molto secca, generando un ambiente incredibilmente caldo.
E’ sconsigliabile visitare queste zone nei mesi estivi, perchè anche in giugno la temperatura può superare i 50°. Noi siamo stati qui in ottobre, ma le raccomandazioni della guida sono comunque state tante. Erano solo 32°, tutto sommato la temperatura era accettabile anche se l’aria era calda a tal punto che ho avuto la sensazione di non riuscire a respirare bene.

Nella Death Valley c’è sempre vento, una sorta di aria calda che crea mulinelli di sabbia e che nei periodi più caldi disidrata completamente il corpo. Questa è una zona pericolosa, è necessario conoscerla già prima di arrivarci, perchè qui purtroppo molte persone sono morte in pochissimi minuti. E’ un luogo estremo che trae in inganno il turista meno esperto. Infatti in estate non è raro che, scesi dall’auto, dopo pochi metri di cammino lo sventurato cada stremato e completamente disidratato.

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

E’ accaduto che il parco chiudesse nelle giornate più calde, quindi se state programmando di visitarlo in piena estate, non è detto che riuscirete a vederlo. Nel luglio del 2018 la temperatura ha superato i 50° per 4 giorni consecutivi cosa che ha portato i responsabili a sbarrare gli ingressi. Visitando la zona, è normale trovare sui sentieri i cartelli con la scritta Extreme Heath Danger che indicano di non avventurarsi a piedi dopo le 10 di mattina. E’ probabile che riuscirete a vedere la Death Valley percorrendola esclusivamente in auto, uscendo per pochi minuti per fare qualche scatto. Portate con voi tanta acqua e bevete spesso, non state fuori dall’auto se non per poco tempo e controllate sempre meteo, benzina e aria condizionata prima di partire.

Inghiottiti dal deserto

In un articolo del 2009 del Corriere, il giornalista Guido Olimpio parla del giallo dei tedeschi della Death Valley, così denominati dalla stampa, dopo essere scomparsi misteriosamente nella Valle della Morte il 23 luglio del 1996. Egbert Rimkus, 34 anni, è il capo famiglia con una grande passione per i viaggi. Con la moglie e i due figli decidono di fare un viaggio tra i parchi nazionali dell’ovest degli Stati Uniti, affittando un minivan per partire da Los Angeles verso il deserto. Come seconda tappa la famiglia raggiunge la Death Valley a bordo del mezzo, ma le loro tracce si perdono ad una vecchia miniera abbandonata dove il capofamiglia lascia in una cassettina un semplice messaggio: «23/7/96 Conny Egbert Georg Max”.

Ho incontrato spesso, durante questo mio viaggio on the road, camper di questo tipo. E’ di uso comune noleggiarli, soprattutto per chi viaggia con la famiglia al seguito, danno la possibilità di spendere meno e di essere autonomi con orari e località da visitare. Qui ero in una zona di sosta a Dante’s Creek, dove qualcuno si ferma anche per la notte.

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

“Ma dopo un miglio, Rimkus sempre a bordo del pullmino imbocca una pista poco battuta che porta in un’area remota, il Canyon di Anvil Spring. Da quel momento lui e i suoi appartengono al deserto. Nessuno li vede più.” Della loro scomparsa se ne sono occupati i rengers per un lungo periodo, ma solo il 12 novembre del 2009, due escursionisti trovano dei resti di ossa umane e dei documenti non lontano dalla zona dell’ultimo indizio. Il passaporto e la carta d’identità di Cornelia, la moglie, sono stati trovati entrambi vicino ai resti. Altri oggetti come un diario con scritte in tedesco e una bottiglia di vino sono stati trovati e attribuiti alla famiglia scomparsa.

L’identità delle ossa appartiene ai due coniugi, i resti dei bambini invece, sono stati ritrovati vicino ai resti degli adulti, ma nessun rapporto ufficiale è stato fatto in seguito a questa scoperta. La famiglia probabilmente ha ceduto al colpo di calore e alla disidratazione: la temperatura di quei giorni era di 116,5 ° F (46,9 ° C).

Il deserto fiorito

Tuttavia, ogni estremo ha un contrasto sorprendente, le vette torreggianti, in inverno si ricoprono di neve. Rari temporali portano allo schiudersi di vasti campi di fiori selvatici e in inverno, oasi lussureggianti ospitano pesciolini e fanno da rifugio per la fauna selvatica e gli esseri umani. Nonostante il suo nome pauroso, una grande diversità di vita sopravvive nella Death Valley. Uno dei miei sogni è di percorrere la Scenic Drive nella Valle della Morte, in inverno. Pare che capiti che il bacino si ricopra di fiori colorati regalando uno spettacolo magnifico.

Ci sono annate in cui 2 o 3 temporali investono la zona così che dalle crepe di una delle terre più aride del pianeta si aprano semi dormienti e sboccino le Desert Five Spot. Fiori di colore rosa, diversi tipi di primule e margherite che con il loro lungo stelo si rendono visibili da chi attraversa la valle in auto.

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

Il paesaggio dorato dello Zabriskie Point

Questo luogo prende il nome da Christian Brevoort Zabriskie, uno dei primi tecnici incaricati dello sfruttamento delle miniere di borace della zona, esaurite dal troppo abuso e successivamente abbandonate verso la fine del 1800.
E’ uno dei punti più belli di tutto il Parco Nazionale. Saranno stati i suoi colori, la morbidezza delle sue forme, ma io mi sono sentita portare alla mente ricordi lontani, dei film visti e delle canzoni ascoltate tanti anni fa. Sono stata attratta ed affascinata da queste dune che formano uno dei paesaggi più suggestivi che io abbia mai visto.

A fianco alla piazzola di sosta c’è un breve sentiero che in pochi minuti porta alla cima dello Zabriskie. Da quassù lo scenario è surreale, non è quello di un classico deserto, ma è frutto del prosciugamento di un antico lago risalente a 5 milioni di anni fa. I detriti lasciati come roccia, ghiaia, sale e ceneri vulcaniche hanno dato vita ad una vista fatta di morbide colline che cambiano colore a seconda della luce e delle stagioni.

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

E’ uno spettacolo geologico emozionante, ed ora che l’ho visto con i miei occhi, capisco perchè ha ispirato registi, musicisti, poeti e scrittori del ventesimo secolo. Molti film sono stati girati nella Valle della Morte, soprattutto da J. Ford e da J. Sturges: Sfida nella città morta, Le colline camminano, L’assedio delle sette frecce, ma l’esempio più lampante è Zabriskie Point di M. Antonioni.

Se vi piacerebbe approfondire l’argomento sul film
qui trovate il mio articolo

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

Curiosità cine-musico-letterarie

Chi è della mia generazione ricorderà il riferimento al film di Antonioni in un vecchio videoclip della canzone Who Feels Love? degli Oasis dove la Valle della Morte fa da sfondo a un’esplosione che cita la scena finale del famoso film. Stessa cosa il video Today del 1993 dei mitici Smashing Pumpkins. Un furgoncino azzurro dei gelati viaggia sulla scenic-drive del parco omaggiando una delle scene del film dove i protagonisti si baciano con passione sulla terra dorata della valle. Diversi lungometraggi sono stati girati nella Death Valley come Spartacus  del 1959, Punto ZeroRobinson Crusoe on Mars del 1964, nel quale lo Zabriskie Point rappresentava la superficie di Marte.

Anche George Lucas non è rimasto indifferente al fascino della Death Valley. Infatti tra le tante location dei suoi Star Wars, nel Ritorno dello Jedi (ho avuto la fortuna di vederlo al cinema appena uscito in Italia 🙂 Lucas sceglie proprio questa location per girare le scene sul pianeta desertico Tatooine.
E ancora Easy Rider del 1969: passa di qui il famoso viaggio in moto di Dennis Hopper e Peter Fonda, diventato subito leggenda. Infine, una foto dello Zabriskie è stata usata come copertina dell’album dagli U2 nel disco The Joshua Tree (altro deserto californiano).

Death Valley – Zabrinskie point Furnace Creek

Furnace Creek

Visitare questo Parco Nazionale richiede almeno qualche ora, quindi fondamentale è la tappa ad uno dei Visitor Center. Noi abbiamo scelto quello di Fornace Creek e se è anche il vostro punto di partenza, potete acquistare direttamente qui i biglietti per entrare.
Paolo ed io ci siamo arrivati a metà giornata, per pranzo, rigorosamente portando “da casa”. Ci siamo fermati la mattina presto in un supermarket a prendere qualche panino e molta molta acqua. C’è un bel punto di ristoro esterno sotto gli alberi dove potersi riposare anche in macchina e dove c’è l’uso gratuito di diversi barbecue rudimentali nella zona centrale dell’area. Tavoli e panchine, bagni e fuoconi per il barbecue … direi che non manca nulla.

Pare che in questa area ci si possa fermare anche per alcuni giorni, come ci ha poi spiegato una ragazza che da diverso tempo era in sosta qui dormendo nella sua auto. Era una tipa decisamente particolare, inizialmente è arrivata chiedendoci di andare via dal “suo” tavolo da pranzo. Dopo aver capito che lei considerava quel tavolo realmente il suo, l’abbiamo assecondata così per gentilezza, ci ha lasciato mangiare vicino a lei. Arrivava dal nord America ed era in viaggio per fare fotografie. Mi è parso che quell’auto fosse realmente la sua casa e dopo aver ascoltato le sue avventure per tutto il pranzo, l’abbiamo ringraziata della sua generosa ospitalità.

L’America è fatta di questo tipo di persone, con le loro storie vere e le loro vite incredibili, ci si potrebbe scrivere tonnellate di libri con le avventure raccontate dagli sconosciuti che si incontrano per strada. E’ stato veramente piacevole fare due chiacchiere con lei.

International Dark Sky Park

Per chi non può fare a meno di un pò di cultura, c’è il Borax Museum. Si trova all’interno del Furnace Creek Ranch, dove è possibile saperne di più sulla storia della borace e delle operazioni di estrazione di questo minerale avvenute nella Death Valley. Nel Visitor Center si trova l’International Dark Sky Park, una mostra sulla storia della Valle e dei suoi punti panoramici, oltre che a tutta una serie di racconti e curiosità ed un’area dedicata al cielo notturno. La Death Valley è uno dei posti migliori dove poter osservare il firmamento senza il solito inquinamento luminoso. L’Associazione ha infatti certificato questo parco come uno dei cieli notturni più bui degli Stati Uniti d’America.

L’edizione del Monopoli dedicato ai parchi nazionali

Articolo di Lara Uguccioni

Fonti e citazioni:
wikipedia.org
www.nps.gov

www.corriere.it
www.oasisatdeathvalley.com

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Ciro
Ciro
1 anno fa

E’ un posto fantastico lo Zabriskie, mi è rimasto negli occhi e nel cuore. Ci sono stato durante un on the road in auto con la mia attuale moglie, ancora abbiamo quei colori negli occhi. Bello riviverlo qui Lara nelle tue parole. Grazie da Ciro e Marina

Annalisa Spinosa
Annalisa Spinosa
1 anno fa

Purtroppo per mancanza di tempo non siamo riusciti a vedere la Death Valley durante il nostri primo road trip negli States. Ma creco proprio che valfa la pena tornare per poter visitare come Si deve questi territori magici.

Benni
Benni
1 anno fa
Rispondi a  Annalisa Spinosa

Spettacolare, uno dei posti più belli che abbia mai visto.
Mi sembrava davvero di essere in uno dei miei film preferiti.

Florenzo
Florenzo
3 anni fa

Fantastico e straordinario sito blog!

uccio1954
uccio1954
3 anni fa

Ciao Lara,
ho letto e riletto il tuo splendido articolo / racconto sulla Death Valley e devo dire che mi ha trasmesso tanta felicità permettendoni di ripercorrere e ricordare questo luogo surreale che tanto mi ha emozionato e rimasto nel cuore.
Ho anche apprezzato tanto l’ articolo su Santa Monica. Sei una scrittrice formidabile e per questo ti seguo sempre con tanta ammirazione. Un saluto grande.
M.

Larry
Larry
3 anni fa

Hi there, I hope you’re doing well.
Ciao Lara, trovo molto coinvolgente l’articolo e anche tutto il blog, alcune sezioni sono molto divertenti come quella riguardante il cibo. Amo l’America, mia madre è americana e da piccolo abbiamo fatto tantissimi viaggi on the road, anche nella Death Valley. E’ veramente così come la descrivi, soprattutto gli “spostati” che si incontrano ahahhaahah. L’America è bella anche per quello…

Tiberio
Tiberio
3 anni fa

Ciao Lara, da viaggiatore ho divorato questo racconto, perchè lo Zabriskie è una delle parti dell’America che ho vissuto più intensamente. Mi sono fermato in quello spiazzo di cui parli con i barbecue per 3 notti, ero in auto con un amico e assieme abbiamo ammirato le stelle ogni notte, un cielo che non dimenticherò più. E’ importante condividere queste esperienze, non poter viaggiare fa male fisicamente, chi soffre di wilderness lo sà 😉
A presto e grazie per i ricordi. T.

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